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Dal 15/02/2007 tutti i testi saranno inseriti
in ordine cronologico crescente

Si prega non inviare testi non attinenti al mondo dell'Arte

Per inserire il vostro testo o commento

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RoAD
Romantico o Astratto Distratto?

Mostra personale di Giancarlo Bucci

Dal 19 gennaio al 1 febbraio 2012
Vernissage Giovedì 19 gennaio ore 18

Grande eclettico, Giancarlo Bucci riesce a esprimere in modo vulcanico il suo estro creativo rintracciando nella libertà stilistica il suo leitmotiv. Romantico o astratto distratto, è così che si presenta al pubblico milanese, eludendo qualsiasi linea di confine tra figurazione e astrazione, tra pittura e scultura, tra ricerca formale e tensione cromatica.
Giancarlo Bucci non può essere collocato in schemi e correnti artistiche predefinite, né braccato nel rigore di uno stile o di una tecnica specifica. La sua verve poliedrica si distingue per la sua esuberante creatività, fondata su un modo di concepire l'arte del tutto originale. Libero e scanzonato il suo linguaggio artistico raggiunge apici lirici nell'immediatezza gestuale, senza mai dimenticare l'ironia, asse portante della sua inclinazione artistica. 
Vera protagonista della sua produzione è la fantasia, l'ultimo rifugio di uno spirito tanto ribelle, quanto coraggioso.
A cura di Sabrina Falzone, Critico e Storico dell'Arte
www.sabrinafalzone.info

Info:
tel. +39 335.8391342
www.giancarlobucci.eu

Galleria Spazio Museale: Via Giorgio Pallavicino 29
20145 Milano - Italy
Orari di apertura: mart-ven h.16-19; sabato h.10-12
Chiuso lunedì e festivi
Ingresso gratuito
www.galleriasabrinafalzone.com

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Nome: veronica
From:
Email: veronica.dago@hotmail.it
Invia: Invia
Remote Name: 95.242.101.70
Remote User:
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Date: 23/01/2012
Time: 14.31.52

Testo

Comunicato stampa MOSTRE: BOLOGNA OSPITA LA PERSONALE DI VELENA NIKOVA LA RASSEGNA SI INSERISCE TRA I PROGETTI SPECIALI DI ARTE FIERA "A=A Sic et non Aliter " Installazione di Velena Veretel Nikova A cura di Alinda Sbragia Inaugurazione - giovedì 27 gennaio - h 19.00 - Art Defender Emilia Romagna - via del Decoratore 2 - Bologna (Visitabile dal 28 al 30 gennaio su appuntamento, telefonando al numero 338.6981408) Si ispira al principio dell’autoidentità del filosofo Pavel Florenskij, la nuova mostra "A=A Sic et non Aliter" dell’artista russa Velena Veretel Nikova, ospitata nei locali dell’Art Defender - Emilia Romagna nell’ambito della 36a edizione di Arte Fiera, la manifestazione internazionale dedicata all’arte moderna, che si svolge a Bologna dal 27 al 30 gennaio. L’esposizione, curata da Alinda Sbragia, considerata una delle figure più brillanti e innovative del panorama artistico contemporaneo, con la supervisione del critico Philippe Daverio, e realizzata in collaborazione con Il Sole 24 Ore Cultura, Art Defender e Alimatika, verrà inaugurata il 27 gennaio alle 19,00. Due sale da 500 metri quadrati ciascuna accolgono le due installazioni dell’autrice, un altare laico e una rappresentazione della trinità in chiave simbolica realizzata su rete inox: è la prima volta che un’artista utilizza questo materiale così complesso per la creazione di un’opera. La mostra infatti, destinata inizialmente alla 54° Biennale di Venezia, ha potuto vedere la luce solo ora per via dei prolungati tempi di lavorazione che l’inox ha richiesto e delle tecniche innovative impiegate. La rassegna si inserisce, per le sue caratteristiche peculiari, tra i 'progetti speciali' di Arte Fiera. Nell’immagine del Cristo ritratto con indosso la camicia di forza, c’è un chiaro rimando ad una sacralità interiore più forte che trascende qualunque realtà terrena. Così, come la formula latina del titolo richiama, entrambe le opere, dall’impatto tridimensionale, celebrano la legge di identità per cui l’evidenza non può essere negata, principio cardine attorno al quale ruota la produzione della Nikova. "Figlia di un sacerdote ortodosso, questa interessante artista – spiega la curatrice della mostra - ha sentito, prepotente, il bisogno di ripercorrere le tappe della sua vita alla riscoperta delle proprie radici spirituali; in un'epoca di desertificazione di valori infatti, Velena ha pensato di far tornare a dialogare l'arte con la religione cercando di recuperare l'aspetto più propriamente etico del rapporto tra spirito e corpo. E' nata così la sua versione contemporanea del luogo di fede, inteso come luogo di avviamento alla riflessione spirituale assoluta". Il 28 gennaio alle 17,45, inoltre, lo spazio Art Talks – Gallery 21/22, situato all’interno del polo fieristico bolognese, ospiterà un dibattito sullo stato dell’arte contemporanea, al quale parteciperanno, tra gli altri: Alvise di Canossa, presidente di Art Defender, Antonio Scuderi, giornalista de Il Sole 24 Ore e Andrei Shishkin, Direttore del Centro Studi Vjačeslav Ivanov. Al termine di Arte Fiera, la rassegna si trasferirà prima in Puglia, per poi proseguire il suo viaggio nelle due tappe internazionali di Londra e Mosca. Bologna lì 23.01.2012

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ARTE MECCANICA
Materialismo
Mostra Personale di Pittura dell'Artista EMANUELE CONTI

Dal 4 al 18 Febbraio 2012
Vernissage Sabato 4 febbraio ore 18:00

Ideatore del Materialismo, Emanuele Conti è il più originale interprete di ARTE MECCANICA dei nostri tempi. Il suo estro creativo gli consente di ricreare delle particolarissime ambientazioni sui profili specchianti delle autovetture, che egli ama riflettere e dipingere sulle lussuose superfici verniciate. 
Dalle moto alle automobili, l'arte in movimento - i mezzi di trasporto - costituisce il leitmotiv della ricerca artistica di Emanuele Conti, artista di spessore creativo che riesce a ricreare precisi contesti e singolari atmosfere dal realismo impressionante.
Sabrina Falzone

<<Ho iniziato a dipingere perché amavo la pittura e la mia creatività aveva necessità di espandersi: la voglia di realizzare i miei sogni mostrando i miei lavori e aumentando sempre di più la necessità di farmi conoscere mi hanno convinto ad intraprendere questa strada. Ciò che rappresenta la mia personalità è il colore ad olio su tela dei miei quadri, quando dipingo esprimo la forza interiore che mi caratterizza e dipingendo i mezzi di trasporto ho dato un'impronta precisa del mio stile contemporaneo. Amo quando la persona che osserva i miei lavori resta inebriata dal colore e dalla particolare prospettiva del disegno ammirandone l'insieme. Esponendo le mie opere, rendo il mio lavoro complesso degno di essere chiamata Arte.>>
Emanuele Conti

Info:
tel.+39 3396033984
e-mail: ema.conti_ec@libero.it
sito www.emanuelish.com

Galleria Spazio Museale: Via Giorgio Pallavicino 29
20145 Milano - Italy
Orari di apertura: mart-ven h.16-19; sabato h.10-12
Chiuso lunedì e festivi
Ingresso gratuito
www.galleriasabrinafalzone.com

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La Via, in Risposta alla Lettera di Giovanni Paolo II agli Artisti - Mostra d'arte e progetto. 

Dopo la tappa triestina, per la 62^ Settimana Liturgica Nazionale, la mostra-progetto itinerante La Via, in Risposta alla Lettera di Giovanni Paolo II agli Artisti (http://anforah.altervista.org/lavia/lavia.htm) ripartirà dal 22 aprile, (inaugurazione ore 11, con orario visite: 10/17) fino al 3 giugno 2012, nel Santuario Francescano della Madonna dell’Isola di Barbana a Grado (GO), in collaborazione con la Regione Friuli Venezia Giulia ed il Comune di Grado. L’esposizione, curata da Fedele Boffoli e richiesta per i 150 anni dell’Incoronazione della Madonna di Barbana (venerata dall’antichità da fedeli di tutto il mondo), verrà inaugurata da Mons. Slawomir Oder, postulatore della causa di beatificazione e canonizzazione di Papa Wojtyla ed accompagnata dalla reliquia fatta con le gocce del sangue del beato Pontefice polacco. 
Il progetto La Via… creato per il recupero del valore dell’Arte e la promozione dei giovani talenti artistici ha raccolto fino a questo momento notevoli attestati di riconoscimento da parte di competenti autorità ed enti in materia: Card. Gianfranco Ravasi (Ministro della Cultura Vaticano), Card. Stanislaw Dziwisz (già segretario particolare di Giovanni Paolo II e Arcivescovo di Cracovia), Mons. Giampaolo Crepaldi (Arcivescovo di Trieste), prof. Vittorio Messori (giornalista e scrittore), Curia Arcivescovile di Bari, le pagine dell’Avvenire e de “Il Sole 24 ore/Cultura”… Riportiamo un commento di Mons. Slawomir Oder in merito all’iniziativa: """[...] Il vostro intento di sensibilizzare le nuove generazioni sul fatto che l'Arte non sia sinonimo di trasgressione e di lacerazione ma sia testimonianza dell'amore di Dio verso l'uomo, così come Giovanni Paolo II ci ha trasmesso, è encomiabile. Quest'opera risponde con sensibilità e profondità alla lettera di Giovanni Paolo II agli artisti. In questo credo che la vostra idea iniziale di suscitare una riflessione sul significato più intimo dell'Arte abbia realmente raggiunto il suo scopo.[...]""".
Partecipano all’evento: Claudio Bianchi, Fedele e Francesco Boffoli, Paride Alessandro Cabas, Alfredo Davoli, Dino Facchinetti, suor Rosalba Facecchia ASC, Daniela Fogar, Franco Folla, Pino Giuffrida, Salvatore Marchesani, Rita Marziani, Francesco Mignacca, Francesco Modigo, Fabio Russo, Mariagrazia Semeraro... 

Trieste, 26 gennaio 2012

Fedele Boffoli (in Facebook)
info@fedeleboffoli.it 
www.Artepensiero.it/Fedele_Boffoli.htm
http://anforah.altervista.org/
Bari - Trieste 
tel. 338-2246495

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L'Anatomia dell'Assenza nell'arte di Claudio Fazzini

Scopriamo cos'è.

Nella produzione artistica di Claudio Fazzini tra il 2008 e il 2009 scopriamo una nuova teoria dell'immagine:
l'Anatomia dell'Assenza O l'Elegante Leggerezza dell'Autodistruzione.
Parafrasando le metodologie esecutive dell'iconoclastia bizantina, l'artista maceratese Claudio Fazzini riporta in auge la negazione della memoria e la complessa realizzazione di un'opera d'arte in continuo divenire.
Dal punto di vista tecnico occorre fare una specifica distinzione tra il procedimento esecutivo delle figure maschili (l'Anatomia dell'Assenza) e la progettazione dei soggetti femminili (l'Elegante Leggerezza dell'Autodistruzione).
.La realizzazione dell'effigie virile si articola in un avvicendamento sottrattivo di stadi differenti che partono dal compimento della figura rappresentata e terminano con un modus operandi contrastante di rimozione di taluni strati pittorici mediante l'impiego strategico degli acidi. Una peculiarità dell'indagine artistica di Claudio Fazzini è evidenziata da un diffuso utilizzo del bitume: in dettaglio, l'opera viene prima completata, successivamente ricoperta dal catrame in forma di "seppellimento" dell'imago ed infine corrosa dall'acido. E' l'apogeo della contraddizione, una poetica del contrasto che Fazzini interpreta come un viaggio a ritroso nella pittura, un percorso mnemonico che si genera dall'epilogo e si completa con lo "scavo" e il rinvenimento dell'immagine, fondato sulla metafora archeologica.
L'esecuzione delle figure femminili, invece, ricalca il modello della stratificazione con la relativa sovrapposizione di letture addizionali dell'immagine artistica, un procedimento nettamente in opposizione al precedente.
Sia la serie dedicata all'Anatomia dell'Assenza, sia il ciclo pittorico intitolato l'Elegante Leggerezza dell'Autodistruzione convergono in un unico approdo: la dispersione dell'identità umana, una ferita che trapassa il nostro secolo senza aver la possibilità di cicatrizzare. Nella ricerca artistica di Claudio Fazzini emerge la resa dell'introspezione come estinzione dell'individuo nella società contemporanea..
Ad una più accurata osservazione si noteranno i volti frontali, attanagliati dalla luce, emblemi di un'anima trincerata dall'oblio. 
A cura di Sabrina Falzone, critico e storico dell'arte

Info e immagini: www.claudiofazzini.it 
info@claudiofazzini.it
Ufficio Stampa: Sabrina Falzone www.sabrinafalzone.info 

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LA CIOCCOLA – CIBO DEGLI DEI di Claudio Alessandri

Una mostra d’arte avente come unico soggetto ispiratore il “cioccolato”, è indubbiamente un modo originale di rendere omaggio ad un prodotto dalle nobili origini, che diede un grande impulso commerciale tra Sud America ed Europa, ampliando la sua fama con le coltivazioni africane. Sono infiniti i modi rappresentativi di questo prodotto dalle antichissime origini e dai significati pseudo religiosi, quasi magici, che ad esso vennero attribuiti da popoli la cui spiritualità era origine e ispirazione di ogni atto della loro esistenza.
La storia millenaria e avventurosa della pianta del cacao, può fornire ad un artista mille modi figurativi per immortalarne la tradizione e le infinite credenze, nel loro evolversi inarrestabile, ancora stimolante e creativa ai nostri giorni, tanti modi per esaltare un prodotto vegetale che si è affermato come mezzo e apportatore di innumerevoli caratteristiche positive se utilizzato come gradevolissimo apporto nutrizionale, o come ritenuto dalla tradizione bevanda degli dei o consumata esclusivamente dai nobili e dai guerrieri e, per finire, potente afrodisiaco.
Il cacao annovera migliaia di anni di storia e anche se nel XVI secolo divenne una leccornia per ricchi e raffinati consumatori, ancora ai nostri giorni se ne fa un grande consumo, sotto varie forme e ricette, ma sempre relegato al ristretto ambito dolciario. Oggi, la sua diffusione, si è espansa in tutto il mondo, chiunque sciolga in bocca della cioccolata o beva una tazza di cioccolata diluita, in genere con dell’acqua calda o nel latte, non immagina minimamente che sta gustando un prodotto, molti secoli fa, destinato agli dei e ai grandi dignitari di corte, Aztechi o Maya.
La pianta del cacao prosperò in Sud America all’incirca gia mille anni A.C e nella lingua degli “Olmechi”, antico popolo del centro sud America, veniva chiamata “Kakav uhanal” ovvero “cibo degli dei”; molti secoli dopo, i Maya amavano sorbire una bevanda preparata con acqua calda e cacao con l’aggiunta di peperoncino, la bevanda così ottenuta assumeva il nome di “chacauhaa”, il primo nome in assoluto dal quale derivò lo spagnolo, il popolo che la introdusse in Europa, “chocolate”.
Non potendo, per ragioni ovvie, riassumere per intero la vicenda del cacao presso i Maya e gli altri popoli del centro sud America, non possedendo una fantastica “macchina del tempo”, sorvoliamo come un grande condor millenni di storia, si giunge alla seconda metà del XVI secolo, all’epoca dei “conquistadores” spagnoli che scopersero quella bevanda, allora sconosciuta in Europa. Quella bevanda si componeva, per ½ di cacao (cacahuate) e per l’altro ½ di (pochotl) e assumeva il nome di “chocolatl “, gli spagnoli non gradirono il nome di “cacahuate” e preferirono chiamare questa bevanda “chocolatl”, per il semplice motivo che “cacahuate” dava loro l’idea dell’atto corporale, certo non gradito a coloro che sorbivano quella bevanda.
Inizialmente la bevanda non era dolcificata anzi, a volte salata, a volte con l’aggiunta del peperoncino, oppure vaniglia, si narra che ad aggiungere dello zucchero al cacao furono dei frati dietro l’impulso del vescovo Francisco Juan de Zumàraga, intorno al 1590.
L’Europa accolse quella bevanda con grande favore, in particolar modo quando venne aggiunto zucchero e vaniglia, venne servita in particolar modo a Venezia e a Parigi, dove, nel settecento comparvero le prime “botteghe del caffè”, il nome richiamava un’altra bevanda famosa, ma è certo che venisse servita anche la cioccolata, ne fanno testimonianza le numerose commedie del veneziano Goldoni. La cioccolato rimase, fin dal cinquecento, una prerogativa esclusivamente spagnola, ne incoraggiò la coltivazione e la produzione e la variante della cioccolata in tavolette solide.
Anche questa ricetta aveva origini azteche e divenne una esclusiva della “Contea di Modica” in Sicilia, per quei tempi protettorato spagnolo. Questa lavorazione derivava direttamente e originariamente dallo “xocòatl”, che il popolo messicano produceva macinando i semi di cacao per mezzo di una pietra che veniva chiamata “metate”, ed è rimasto un prodotto di esclusiva pertinenza, come detto, di Modica in Sicilia.
In onore di questo prodotto si sono versati fiumi d’inchiostro, trattati, libri e ricettari e sotto varie forme si è affermato in tutto il mondo, ha perduto la caratteristica di “cibo degli dei”, senza dubbio“cibo energetico”, con molti dubbi stimolatore della sessualità, ed è divenuto, molto più semplicemente, una delizia per il palato di bambini e di adulti.
Non mancano moderni studi e dotte dissertazioni sulle proprietà racchiuse in un prodotto vegetale che, nella sua apparente semplicità, annovera una storia millenaria fantastica, e volendo, misteriosa.

Claudio Alessandri

Gli artisti che danno vita a questa collettiva esprimono ciascuno per il suo modo pittorico, un mondo misterioso che riassume le svariate forme che la fantasia o la realtà hanno colpito maggiormente la loro narrazione attraverso l’arte. Colori, storia di un popolo che segnò profondamente la storia dell’America meridionale e che scomparve a seguito della bruta violenza dei conquistatori spagnoli, e quello che è sconcertante, in nome di Dio. 
Riteniamo opportuno nominarli tutti per donare loro il riconoscimento di tanta umana, artistica fatica; Giovanna Accardi, Rossella Andriani, Tiziana Ardagna, Arturo Barbante, Cettina Callari, Giuseppa Caruso, Domenica Cataldo, Daniela Cruciata, Giovan Battista Di Liberti, Paola Di Rosa, Silvius Dranga, Liliana Errera, Leonardo Espedito, Antonella Farinella, Onofrio Fausto, Nuccia Gandolfo, Piera Ingargiola , Leon Ardio, Rosario Lipari, Maria Lo Duca, Domenico Mezzatesta, Mimmo Mulè, Maria Laura Riccobono, Angela Sarzana, Nancy Sofia, Antonella Stillone, Maria Felice Vadalà, Vicari Caterina, Vicari e Gaspare Lombardo, Elena Vilardi.
La mostra verrà inaugurata sabato 11 febbraio alle ore 17,30 presso il Centro Congressi Marconi Alcamo (TP) ed è visitabile fino 17 febbraio 2012, tutti i giorni dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 1630 alle 19,30.

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NICK'S ANNUAL TOUR
Personale di Nicholas Herdon


DAL 24 FEBBRAIO AL 3 MARZO 2012

Opening: Venerdì 24 febbraio dalle ore 16 alle 19

La mostra nick's annual tour apre alla Galleria Sabrina Falzone di Milano il 24 febbraio, presso il Salone Bernini.
<<L'immediatezza comunicativa delle opere di Nick possiede una forte componente espressionista nell'impostazione formale e nel cromatismo efficace e brillante. Una intensa gestualità contraddistingue la sua ricerca artistica, mettendone in luce gli aspetti dell'immagine legati inconsciamente all'emozione.
L'esperienza pittorica, enfatizzata da particolari contrasti cromatici, rivela un'audacia creativa tale da trasmetterci sensazioni di conflittualità interna o esterna. 
Il segno appare dinamico e sincero, pur esibendo un repertorio visivo che spazia dal genere ritrattistico a quello paesaggistico. In entrambi i casi i soggetti vengono rappresentati mediante un lirismo pittorico universale.>> 
A cura di Sabrina Falzone

NOTE BIOGRAFICHE

Inglese, nato a Salisburgo, cresciuto nel Medio Oriente e residente dal 1975 a Venezia, Nicholas Herdon ha studiato con John Bunting a Ampleforth College e Emilio Vedova all'Accademia di Belle Arti di Venezia, dopodiché l'impiego nell'industria metalmeccanica l'ha tenuto lontano dai pennelli dal 1982 al 2004. Ancora indeciso se dedicarsi esclusivamente alla pittura o alla scrittura, nick's annual tour è la sua quarta pubblicazione.

An Englishman born in Salzburg, raised inthe Middle East and based since 1975 in Venice, Nicholas Herdon studied under John Bunting at Ampleforth College and Emilio Vedova at the Accademia di Belle Arti di Venezia, after which work in the Engineering industry put his painting on hold from 1982 to 2004. Still unable to decide whether painting or writing is his true vocation, nick's annual tour is the fourth book he has published.

Galleria Spazio Museale Sabrina Falzone
VIA GIORGIO PALLAVICINO N.29
MILANO - ITALY

Orari di visita: Martedì-venerdì h.16-19, Sabato h.10-12. Chiuso lunedì e festivi. 
email: mostre@sabrinafalzone.info
www.galleriasabrinafalzone.com

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10.2! Dieci.due! international research contemporary art/ac

Via Volvinio 30 20141 Milano - tel. 0258306053 - 349 2814715 pm
art director Maria Rosa Pividori
www.diecipuntodue.it - dieci.due@libero.it
MM2 p.za Abbiategrasso (uscita v. Medeghino) - Tram 15
aperto da martedì a venerdì dalle 1530 alle 19

Antonello Ruggieri

Inevitabili performances in mostra
inaugurazione Lunedì 27 Febbraio 2012 h. 18/21
fino a sabato 3 Marzo 2012 compreso
aperto da martedì a sabato dalle 1530 alle 19
e su appuntamento
in collaborazione con UnimediaModern di Genova
Con questa breve esposizione Ruggieri conclude un’esperienza iniziata per scopi didattici nel 2010.
Con la collaborazione di un gruppo di studenti del liceo delle Scienze Umane “Virgilio” di Milano e di
alcuni professionisti attivi nel campo della fotografia e delle riprese video, realizza una performance per
evidenziare, attraverso immagini simboliche, le tappe di un cammino artistico.
La mostra accoglie le opere utilizzate durante la performance, il filmato e un nuovo lavoro che sintetizza
in un'unica immagine l’evolversi dell’azione.
Note biografiche di Viana Conti
Formatosi alla grande lezione di Luciano Fabro, Antonello Ruggieri (Taranto 1960, residente a Milano)
già esponente dal 1982 al 1985 della Casa degli artisti di Milano, fondata dal maestro stesso nel 1978
insieme a Jole de Sanna e Hidetoshi Nagasawa, esordisce autonomamente nel 1987; è ideatore nel
1989, tra gli altri, dello Spazio di Via Lazzaro Palazzi a Milano, collegato alla rivista “Tiracorrendo”; nel
1992 inizia a collaborare con il gallerista Massimo Valsecchi e con la curatrice Antonella Commellato,
nel 1998 con Caterina Gualco, titolare della galleria UnimediaModern, nel 2001 con Ginevra Grigolo
titolare della galleria G7 di Bologna e, nel tempo, con diversi critici d’arte tra cui Sergio Risaliti, Saretto
Cincinelli, Alessandra Scappini, Angela Madesani. L’artista è attivo come docente presso l’Istituto di
Archeologia dell’Università Cattolica di Milano e collabora, come professionista esterno, in qualità di
disegnatore archeologo, con il Dipartimento di Scienze Storiche e Antropologiche dell’Antichità
dell’Università La Sapienza di Roma.
Nella sua ricerca artistica Ruggieri si avvale della propria esperienza professionale in campo
archeologico, recentemente tale rapporto tra le due discipline è stato ampiamente messo in luce dalla
mostra “Respiciens eo” organizzata nel 2011 dal museo Sant'Agostino di Genova, una sorta di
retrospettiva del lavoro estetico dal punto di vista dell’archeologo.

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dal 24 febbraio al 3 marzo 2012

Opening Venerdì 24 Febbraio ore 16-19

SALONE BERNINI: "nick's annual tour" Personale di Nicholas Herdon

SALE EUROPA E MIRO': "SOPRAVVIVENZA DEL CLASSICO E MODERNO" Collettiva d'Arte Contemporanea con gli artisti Carlo Brenna, Franz Canins, Elisabetta Necchio, Pierre Petrucciani, Vincent Teriaca, Enrica Toffoli, Maurizio Valente 

SALA GUTTUSO: A.I. ANESTESIA DELL'IMMAGINE Personale di CLAUDIO FAZZINI

Dal 24 febbraio a Milano, il critico d'arte Sabrina Falzone presenterà tre mostre d'arte nel quartiere esclusivo di Corso Vercelli, dedicate alla valorizzazione della comunicazione artistica nel tessuto sociale contemporaneo.
Nella cornice novecentesca dello Spazio Museale "Sabrina Falzone" saranno esposti i lavori di artisti provenienti da tutto il mondo, che hanno rinnovato il concetto di arte con tecniche, contenuti o stili nuovi, senza dimenticare il debito intellettuale verso i grandi maestri del passato.

Nel Salone Bernini, cuore del palazzo d'epoca, le opere dell'inglese Nicholas Herdon prenderanno vita in un percorso espositivo ad alta suggestione che illustrerà il libro "nick's annual tour". Secondo la curatrice: <<L'immediatezza comunicativa delle opere di Nick possiede una forte componente espressionista nell'impostazione formale e nel cromatismo efficace e brillante. Una intensa gestualità contraddistingue la sua ricerca artistica, mettendone in luce gli aspetti dell'immagine legati inconsciamente all'emozione.
L'esperienza pittorica, enfatizzata da particolari contrasti cromatici, rivela un'audacia creativa tale da trasmetterci sensazioni di conflittualità interna o esterna. 
Il segno appare dinamico e sincero, pur esibendo un repertorio visivo che spazia dal genere ritrattistico a quello paesaggistico. In entrambi i casi i soggetti vengono rappresentati mediante un lirismo pittorico universale.>> (info su nickspix.org)

Nella Sala Guttuso sarà presentata la Personale dell'artista marchigiano Claudio Fazzini dal titolo "A.I. Anestesia dell'Immagine", il quale decide di spezzare la tendenza contemporanea alla spettacolarizzazione dell'arte <<per orientarsi verso un recupero dell'essenza. E' così che nasce il potere comunicativo del "lineamentum", un repertorio grafico inedito e immediato, in grado di raggiungere una fruizione globale. La ricerca artistica di Fazzini, di fatto, ha la prerogativa di oltrepassare nazionalità, religioni e culture in virtù di una straordinaria unità intellettuale, quale patrimonio prezioso dell'umanità.>> (info su www.claudiofazzini.it)

Nelle Sale Europa e Mirò, invece, sette artisti saranno protagonisti dell'esposizione internazionale intitolata "Sopravvivenza del Classico e Moderno": Carlo Brenna, Franz Canins, Elisabetta Necchio, Pierre Petrucciani, Vincent Teriaca, Enrica Toffoli, Maurizio Valente 

Le mostre sono visitabili, ad ingresso gratuito, fino al 3 marzo 2012.

"Sabrina Falzone" Galleria Spazio Museale: 
Via Giorgio Pallavicino 29
20145 Milano - Italy
Orari di apertura: mart-ven h.16-19; sabato h.10-12
Chiuso lunedì e festivi
Ingresso libero
www.galleriasabrinafalzone.com

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Lo Spazio Museale Sabrina Falzone inaugurerà Mercoledì 7 Marzo 2012 alle ore 18 tre progetti espositivi dedicati alla valorizzazione della ricerca artistica contemporanea.

In tale occasione saranno presentate nuove promesse dell'arte contemporanea:

CARLO TARSITANI (Salone Bernini)

"Carlo Tarsitani provoca e al tempo stesso induce alla riflessione sulla mercificazione del corpo nella società contemporanea, ormai pervenuta a uno stadio esageratamente strumentalizzato. Con particolare creatività, l'artista reinterpreta il linguaggio dell'ostentazione del nudo con modi rinnovati dando origine ad una collezione artistica scanzonata ed ironica, non senza un'impronta di accentuata irriverenza." Sabrina Falzone

Fotografa, sperimentando varie tecniche da circa trent'anni. La sua ricerca può definirsi neo-pittorialista, nel senso che le fotografie utilizzate servono solo a rafforzare l'espressione pittorica. Pertanto non fa riprese e non si propone come fotografo. 
Oggi, il consumo delle immagini di corpi di donna e dei loro atti erotici è come il consumo di caramelle e gomme. In fondo le sue opere non sono altro che caramelle e gomme masticate e appiccicate insieme.

ISABEL CARAFI, artista italoargentina (Sala Guttuso)

"Fragile essenza dell'umanità: è questo il capolavoro dell'espressione artistica di Isabel Carafi, sempre attenta agli altri, al loro mondo quotidiano che traduce in linguaggio visivo. Lo stile formale dell'autrice è tangibile e quantomai rappresentativo." S.Falzone

Nata a Buenos Aires, in Italia dal 1980. Diplomata prima alla Accademia di Belle Arti di Buenos Aires, poi a quella di Carrara, l'artista ha tenuto mostre personali in tutto il mondo (Argentina, Italia, Spagna, Portogallo, Francia, Slovenia, Hong Kong), attualmente vive e lavora a Trieste, Italia.
La sua figurazione è personalissima e si riconosce tra mille, non solo per i colori sudamericani e mediterranei che usa,ma soprattutto per la morfologia surreale dei suoi personaggi, sempre in movimento e le cui espressioni sono perfettamente in linea con quello che fanno e rappresentano.
Isabel ama dipingere la gente povera ,umile, ma orgogliosa delle loro nobili origini, sia quando si tratta di aborigeni o di personaggi di tutti i giorni, compresi gli autoritratti, dove l'artista riesce ad essere ironica e nello stesso tempo erotica e sensuale

"EMOZIONI DI LUCE", collettiva (Sale Europa e Mirò)

ROSIDA MANDRUZZATO VETTORI
Pittrice milanese, laureata in Lingue Straniere, da sempre appassionata d'arte e teatro, ha esposto anche a New York e in Belgio. L'intima dimensione onirica suggella il suo modus pingendi in virtù di una rappresentazione sempre più immediata per la sua stessa condivisione emozionale.

LIVIO MOIANA
Fotografo di Como, si è specializzato in Moda all'Istituto Europeo di Design, riconosciuto a livello internazionale per i suoi nudi in bianco-nero, i cui studi vertono sulla ricerca formale della luce e del movimento.

LILIANA SCOCCO CILLA
Caposcuola del Digitismo, ovvero l'arte di dipingere direttamente con le dita sulla tela, vive a Ravenna ma è nata a Pola, nell'Istria italiana. La sua esperienza pittorica pluridecennale è pervenuta ad una sensibilità cromatica fondata sull'istinto e sulla luce.

CATERINA TODESCHINI Fotografarbejden 
Fotografa autodidatta dal 1970, segue l'istinto della luce, la geometria delle forme e l'esempio dei grandi maestri. La sua ricerca si muove sensibilmente sui piani dell'emozione in una fusione tra scatto, musica e poesia dalle alte suggestioni.

ESTERINO GALIMBERTI
Pittore autodidatta di Arluno, ha appreso l'arte dei grandi maestri del Rinascimento e di De Chirico. La sua pittura è orientata alla riflessione, partendo da una rappresentazione figurativa classica nella forma ma moderna nei contenuti

VALENTINA BUCCI
Nata a Carate Brianza e operante in Lombardia come illustratrice e pittrice, denota un linguaggio alla ricerca dell'essenza. Laureata in Culture Moderne Comparate, si è formata alla Scuola del Fumetto di Milano e alla Bottega del Tintoretto di Venezia.

Inaugurazione: Mercoledì 7 Marzo 2012 alle ore 18
Buffet enogastronomico offerto agli invitati

In mostra dal 7 al 18 marzo 2012
Galleria Spazio Museale: Via Giorgio Pallavicino 29
20145 Milano - Italy
Orari di apertura: mart-ven h.16-19; sabato h.10-12
Chiuso lunedì e festivi
Ingresso gratuito
www.galleriasabrinafalzone.com

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Nome: Maria Cristina Maritati
From: Gallipoli (Le)
Email: arte@giorgiodecesario.it
Invia: Invia
Remote Name: 87.11.251.172
Remote User: 
HTTP User Agent: Mozilla/5.0 (Windows; U; Windows NT 5.1; it; rv:1.9.2.28) Gecko/20120306 Firefox/3.6.28 (.NET CLR 3.5.30729)
Date: 21/03/2012
Time: 18.44.08

Testo
BURQA:"IDENTITA'ALIENATE E NASCOSTE"MOSTRA PERSONALE DI GIORGIO DE CESARIO In contemporanea con gli incontri celebrativi dell'8 marzo, organizzati dalla Commissione Pari Opportunità del Comune di Gallipoli, Giorgio De Cesario presenta una mostra dei suoi ultimi lavori dal titolo "Burqa: identità alienate e nascoste"fino al 31 marzo 2012 presso La Casa degli Artisti di Gallipoli. Già questo titolo presenta un chiaro riferimento al movimento alienista, di cui De Cesario è cofondatore, nato ufficialmente il 12/02/2012 in una Roma innevata e nella sede della Società Umanitaria. Tutti conosciamo burqa e chador, niqab e hijab, tipici paludamenti del mondo femminile islamico, indossati talvolta con convinzione, talvolta per dovere. Ciò nonostante, le donne dell'Islam conservano il loro fascino. Un fascino percettibile dallo sguardo che spesso si intravede dalle fessure all'altezza degli occhi. E' proprio questo fascino che De Cesario vuole sottolineare nelle sue tele: sguardi vividi e vivaci che si insinuano per irretire chi guarda.Nonostante veli e velature, gli occhi di una donna rivelano sempre il suo mondo interiore fatto di sentimenti e sofferenza, di consapevolezza e identità. Le donne islamiche di oggi infatti, pur conservando in molte circostanze l'abbigliamento delle loro antenate, hanno superato molti tabù del passato ed hanno imparato ad "alienare" agli altri le proprie emozioni, trasformando i propri veli in un simbolo di libertà. http://www.giorgiodecesario.it 

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Martedì 3 aprile 2012, alle ore 18,00 a Roma, presso lo Studio Arte Fuori Centro, via Ercole Bombelli 22, si inaugura la mostra Urban Style a cura di Loredana Rea.

L’esposizione rimarrà aperta fino al 20 aprile 2012, secondo il seguente orario: dal martedì al venerdì dalle 17,00 alle 20,00.

Quarantaquattro sono gli artisti: Renzo Bellanca, Rosetta Berardi, Franca Bernardi, Marina Bindella, Francesco Calia, Domenico Carella, Pietro Celani, Elettra Cipriani, Giulia Corradetti, Carmela Corsitto, Laura Cristinzio, Gabriella Di Trani, Anna Maria Fardelli, Danilo Fiorucci, Salvatore Giunta, Paolo Gobbi, Cvetka Hojnik, Robert Lang, Margherita Levo Rosenberg, Vincenzo Ludovici, Federica Luzzi, Giuliano Mammoli, Teresa Mancini, Giovanna Martinelli, Cosetta Mastagostino, Rita Mele, Riccarda Montenero, Franco Nuti, Antonio Picardi, Teresa Pollidori, Lydia Predominato, Lucilla Ragni, Fernando Rea, Rosella Restante, Marcello Rossetti, Ninì Santoro, Alba Savoi, Grazia Sernia, Elena Sevi, Nicola Smerilli, Mimmo Torrese, Ilia Tufano, Serena Vallese, Oriano Zampieri. 

Il tema che fa da collante al percorso espositivo è la città, intesa come il luogo della difforme stratificazione dei segni delle singole esistenze, che vi hanno trovato e continuano a trovare momentanea o duratura accoglienza. Gli artisti presenti in mostra sono stati invitati a riflettere intorno alle problematiche che in questi ultimi anni hanno animato i dibattiti intorno alla continua trasformazione dei centri urbani, per offrire i frammenti di un racconto polifonico, in cui dissonanze e armonie contribuiscono a creare una visione legata inevitabilmente alla specificità della propria esperienza. 

Ognuno ha realizzato un’opera nelle dimensioni stabilite di cm 40x40, utilizzando la tecnica e i materiali più congeniali alla propria operatività. Si spazia quindi dalla pittura all’utilizzo di materiali eterogenei per esemplificare la molteplicità delle proposte linguistiche spesso molto distanti per formazione e risultati ed esaltare le differenze, le singolarità, le inevitabili diversità di orientamenti, che rappresentano il tessuto vitale della sperimentazione contemporanea. 

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Salon International du Monde et de la Culture des Arts 

CANNES (FRANCIA), Gare Maritime La Croisette 
Indirizzo: Boulevard La Croisette

Vernissage su invito Lunedì 16 Aprile ore 18:30
dal 16 al 22 aprile 2012

Il critico d'arte Sabrina Falzone presenterà dal 16 aprile 2012 i dieci migliori artisti selezionati per l'Italia al prestigioso evento del Salon International du Monde et de la Culture des Arts, meglio noto come M.C.A. di Cannes.
Riveliamo i loro nomi: Maurizio Bono, Daniela Cappiello, Vito Carta, Achille De Tommaso, Jacqueline Domin, Carlo Franzoso, Fabrizio Pesci, Susanna Anna Redaelli, Giuseppe Tamponi e Valenberg.
L'esposizione internazionale è patrocinata dal Comune di Cannes e si svolgerà alla presenza di personaggi illustri della cultura francese.
Un evento da non perdere

Ingresso libero

www.galleriasabrinafalzone.com

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Reliquie di Papa Wojtyla e mostra d'arte "La Via..." all'isola di Barbana

Presentata questa mattina, in conferenza stampa, presso la Regione Friuli Venezia Giulia a Trieste, la mostra collettiva itinerante d’arte dal titolo “La Via, in Risposta alla Lettera di Giovanni Paolo II agli Artisti” (http://www.youtube.com/watch?v=GLz6elF18p8 - http://anforah.altervista.org/lavia/lavia.htm), organizzata dalla Webcommunity di Arte e Poesia Anforah per i 150 anni dell’Incoronazione della Madonna di Barbana, in collaborazione con la Regione Friuli Venezia Giulia e il Comune di Grado (GO), presso il Santuario Francescano della Madonna dell’Isola di Barbana. L’esposizione, accompagnata dalla reliquia fatta con le gocce del sangue di Papa Wojtyla, sarà inaugurata il prossimo 22 aprile (ore 11) da Mons. Slawomir Oder (postulatore della causa di beatificazione e canonizzazione di Papa Wojtyla) assieme al curatore Fedele Boffoli, e si protrarrà fino al 3 giugno 2012 con orario visite: 10/17. L’iniziativa, già presentata in Regione per la 62^ Settimana Liturgica Nazionale di Trieste e collegata ad un progetto interdisciplinare per la riscoperta del valore dell’Arte, ha già riscosso notevoli attestati di riconoscimento da parte di competenti autorità ed enti in materia: Card. Gianfranco Ravasi (Ministro della Cultura Vaticano), Card. Stanislaw Dziwisz (già segretario particolare di Giovanni Paolo II e Arcivescovo di Cracovia), Mons. Giampaolo Crepaldi (Arcivescovo di Trieste), prof. Vittorio Messori (giornalista e scrittore), Curia Arcivescovile di Bari, le pagine dell’Avvenire e de “Il Sole 24 ore/Cultura”... Così scrive, di questa, Mons. Slawomir Oder: """[...] Il vostro intento di sensibilizzare le nuove generazioni sul fatto che l'Arte non sia sinonimo di trasgressione e di lacerazione ma sia testimonianza dell'amore di Dio verso l'uomo, così come Giovanni Paolo II ci ha trasmesso, è encomiabile. Quest'opera risponde con sensibilità e profondità alla lettera di Giovanni Paolo II agli artisti. In questo credo che la vostra idea iniziale di suscitare una riflessione sul significato più intimo dell'Arte abbia realmente raggiunto il suo scopo.[...]""". 
Partecipano all’evento: Claudio Bianchi, Fedele e Francesco Boffoli, Paride Alessandro Cabas, Alfredo Davoli, Dino Facchinetti, suor Rosalba Facecchia ASC, Daniela Fogar, Franco Folla, Pino Giuffrida, Salvatore Marchesani, Rita Marziani, Francesco Mignacca, Francesco Modigo, Marina Postogna, Fabio Russo, Mariagrazia Semeraro... Colonna sonora dell’esposizione “Tibi Laudes” (omaggio al canto gregoriano) del Gruppo Campus e solisti Paolo Loss, Isabella Geronti e Bruna Caruso. 

Trieste, 3 aprile 2012

Fedele Boffoli (in Facebook)

info@fedeleboffoli.it 

www.Artepensiero.it/Fedele_Boffoli.htm

http://anforah.altervista.org/

Bari/Trieste - tel. 338-2246495

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martedì 17 aprile, ore 18.30
SUBLIME. Art & Brand Contemporary Gallery
Via Giulia 143, Roma
In vigna/Into The vineyard
vite, sudore e autarchia

mercoledì 18 aprile, ore 19:00
s.t. foto libreria galleria
presentazione del libro
Daddo e Paolo. L'inizio della grande rivolta.
Roma, Piazza Indipendenza, 2 febbraio 1977
(ed. DeriveApprodi)
Intervervengono:
Tano D'Amico
Claudio D'Aguanno
Raffaella Perna

lunedì 23 aprile, ore 19:00
s.t. foto libreria galleria
presentazione del libro di
Carlo Pizzati
Il passo che cerchi. Racconti e fotografie
Intervengo Carlo Pizzati e la scrittrice Taiye Selasi

Nel corso della serata, proiezione dei video di 
Peter Luger & Rolf Jaegermeister

s.t. foto libreria galleria
via degli ombrellari, 25 
Roma 00193 (Borgo Pio)
+39 06 64760105
info@stsenzatitolo.it 
www.stsenzatitolo.it 

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CAM TU CAM - EXPO FOTOGRAFICA di MASSIMO D'ANDREA

E' L'ESPOSIZIONE DEL MOMENTO quella che fa parlare il mondo del web

CENSURATA 4 VOLTE DA FACEBOOK, amata da migliaia di utenti, odiata dai così detti perbenisti. INSOMMA UNA ESPOSIZIONE CHE FA PARLARE come devono far riflettere le opere d'arte.

Quella che vi presentiamo e' un grande LAVORO FOTOGRAFICO sulle CAM... il concetto 
di solitudine in due soli scatti.

Un mondo occidentale che sprofonda gli altri mondi rendendo all'individualismo l'eterno concetto della non comunicazione.

Non solo quindi una esposizione fotografica di massimo d'Andrea sul mondo notturno delle CAM ma soprattutto una documentazione di come siamo sprofondati nel silenzio e quindi una esposizione che attraverso i corpi visti in CAM racconta le violenze subite il mondo delle donne sfruttate il clientelismo e il servilismo non solo di chi si espone ma anche del fruitore.

NON AGGIUNGO ALTRO

Da leggere anche l'intervista all'autore :
per vedere le immagini fotografiche clicca sul link ( OPPURE COPIALO E INCOLLALO ) 
sotto riportato e una volta aperta la pagina web clicca sulle foto per ingrandirle E GUSTARLE E RIFLETTERE - buona visione :

http://www.namir.it/camtucam/camtucam.htm

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"La Via..." - Arte all'Isola di Barbana

Appena inaugurata, presso il Santuario Francescano della Madonna dell’Isola di Barbana (Grado - GO), nell’ultimo giorno della presenza in loco della reliquia del Beato Giovanni Paolo II, al cospetto di Mons. Slawomir Oder (postulatore della causa di beatificazione e canonizzazione di Papa Wojtyla), dell’Assessore al Turismo della Regione Friuli Venezia Giulia Federica Seganti e di una moltitudine di visitatori, è la mostra-progetto “La Via, in Risposta alla Lettera di Giovanni Paolo II agli Artisti” (http://www.youtube.com/watch?v=GLz6elF18p8 - http://anforah.altervista.org/lavia/lavia.htm), dei partecipanti della Community di Arte e Poesia Anforah (http://anforah.altervista.org/). L’iniziativa, realizzata per i 150 anni dell’Incoronazione della Madonna di Barbana (nota ai devoti di tutto il mondo) in collaborazione con la Regione Friuli Venezia Giulia e il Comune di Grado, si protrarrà fino al 3 giugno 2012 con orario visite: 10/17.
“E’ veramente singolare - scrive Fedele Boffoli, ideatore e curatore del progetto - che dal 2007 un folto ed appassionato gruppo di artisti, di cui alcuni anche non credenti, già in possesso a priori di notevoli curricoli professionali ed esperienziali, abbia tratto spunto dalla lettera di esortazione agli artisti, fatta da Papa Wojtyla nel 1999, aprendo un profondo e documentato studio interdisciplinare, interreligioso, filosofico ed ermetico sull’Essenza dell’Arte, sicuramente di molto al di là dello stimolo stesso (due libri con interventi letterari ed opere di arti visive e relativi commentari, catalogo, sito web, calendario, quattro video, tesi accademica, progetto scolastico gratuito multilivello, raccolta di pareri di autorità relativi al progetto, centinaia di articoli di stampa, passaggi televisivi...). Un’operazione certosina di semina e traccia, modestamente faraonica, che testimonia già i primi inequivocabili suoi frutti; ciò considerando l’impressionante livello generale di decadimento dell’Arte che dovrebbe sostenere la vita di ogni popolo e società, cosiddetti civili: Rinascimento dove sei?”.
Cercasi ora l’ulteriore “secondo miracolo” (con relativa guarigione prodigiosa) per sdoganare la santità di un Papa già percepito, da un pezzo, come Santo nel cuore e nelle anime dei fedeli ma a pensarci bene: qualcuno già c’è ... 
Partecipano alle attività: Claudio Bianchi, Fedele e Francesco Boffoli, Paride Alessandro Cabas, Alfredo Davoli, Dino Facchinetti, suor Rosalba Facecchia ASC, Daniela Fogar, Franco Folla, Pino Giuffrida, Salvatore Marchesani, Rita Marziani, Francesco Mignacca, Francesco Modigo, Milvia Mucchiut, Marina Postogna, Fabio Russo, Mariagrazia Semeraro... Colonna sonora dell’esposizione “Tibi Laudes” (omaggio al canto gregoriano) del Gruppo Campus e solisti Paolo Loss, Isabella Geronti e Bruna Caruso. 

“L’Arte è”: campagna informativa sull’Arte della Webcommunity di Arte e Poesia Anforah - http://www.youtube.com/watch?v=qZpjO8uL9UQ

Trieste, 23 aprile 2012

Fedele Boffoli (in Facebook)
info@fedeleboffoli.it
www.Artepensiero.it/Fedele_Boffoli.htm
http://anforah.altervista.org/
Bari/Trieste - tel. 338-2246495

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Tangozone Trieste: Giornata Mondiale della Danza

Domenica 29 aprile, dalle 20 alle 01.30, presso il Ristorante-teatro Bita (ex Parco) Santa Croce n°401 - Trieste (a 5 minuti da Sistiana sulla str. Prov. Sistiana - Opicina), particolare Milonga di beneficenza per la giornata Mondiale della Danza organizzata dall’Associazione Culturale Tangozone Trieste, delegata/autorizzata C.I.D. UNESCO per il FVG che patrocina l’evento. La serata prevede: una raccolta di fondi in favore di Green Cross Italia e Bambini orfani di Roznava, la donazione in beneficenza di alcune custodie artistiche per scarpe femminili tanguere (della serie “Il Tango dell’Onda”, progetto L’Arte in Giro - http://anforah.altervista.org/arteingiro/arteingiro.htm) dell’artista Mariagrazia Semeraro, un fitta passerella di espressioni di danza e arte. Danzeranno: per “Gotango” Maruska & Savo (tango nuevo); per “Dos Por Quatro” (di Irene e Fabrizio) Silvana & Luigi (tango vals); per “El Farolito Tango” (di Claudio Marinig) Alessandra & Paolo (milonga); per “A.S.D. Viento Flamenco” (di Lucia Tosto) il Gruppo di Trieste (flamenco); i maestri argentini (da Buenos Aires) Florencia Argento e Jorge Llado. Da quinte scenografiche alla serata faranno le opere pittoriche di Fedele Boffoli (http://anforah.altervista.org/tango/tango.htm - http://anforah.altervista.org/tangorosa/tangorosa.htm), in un mix espressivo di onde-mare-tango, unitamente alle proiezioni dei videoclip dello stesso autore (curate, assieme ad altro, da Mauro Pasqualini - El Jabali) non nuovo ad incursioni, anche letterarie, sul mitico ballo argentino. Alla consolle Dusan Mauri (Dule il Romantico). Sostengono l’evento: “Noi Quattro”, “Gotango”, “Nueva Clave”, “Dos Por Quatro”, “Scuola di Lita e Roberto”, “El Farolito Tango”, “A.S.D. Viento Flamenco”, “Libertango”, “Time For Tango”, “J “ Club Pordenone, Circolo del Tango di Trieste, Webcommunity di Arte e Poesia Anforah. 

Trieste, 24 aprile 2012

Fedele Boffoli (in Facebook)
info@fedeleboffoli.it 
www.Artepensiero.it/Fedele_Boffoli.htm
http://anforah.altervista.org/
Bari/Trieste - tel. 338-2246495

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Giovedì 3 maggio alle ore 18 lo Spazio Museale Sabrina Falzone inaugurerà tre esposizioni internazionali che sviluppano da un lato nuovi traguardi della ricerca artistica figurativa, dall'altro rinnovati linguaggi del mercato d'arte contemporanea.

La programmazione dal 3 al 12 maggio 2012 prevede:

SALONE BERNINI: Doppia Personale di pittura di PETRAQ PECANI e EDMOND AGALLIU 
Due artisti professionisti di nazionalità albanese a confronto

EDMOND AGALLIU
"La levigatezza delle superfici dipinte in Edmond Agalliu si manifesta nella sacralità dell'oggetto rappresentato. Il suo stile ci affascina e al tempo stesso invita ad una riflessione sul tempo. Lo straordinario impiego della luce diviene in Agalliu
alta espressione dello spirito umano." a cura di Sabrina Falzone

PETRAQ PECANI
"Fautore di una rinnovata filosofia del paesaggio, Petraq Pecani ha realizzato nuove finestre sul mondo attraverso una propria visione interiore. Il fine
estetico è anticipato dal segno. L'eleganza del movimento testimonia uno spirito nobile, capace di
elevarsi nella poesia della natura." a cura di Sabrina Falzone 

SALA EUROPA: "SQUARESPACE 50/500" Collettiva d'Arte Contemporanea a cura di Giorgia Loda con gli artisti Daniele Alletto, 421Art Arzuffi & Racconi, Carla Battaglia, Daniela Cavallini, Dadenes, Eve Darne, Eleonora Ghilardi, Elena Grassi - Grelen, IUCU, Tommaso Senni e Giuseppe Zollo. 

"L'esposizione collettiva, a cura di Giorgia Loda, nasce con l'obiettivo di avvicinare il pubblico agli artisti e alle loro creazioni proponendo opere di dimensioni e prezzi contenuti. L'idea è quella di promuovere un nuovo approccio culturale creando un luogo di incontro per gli appassionati d'arte, ma anche un momento di confronto per gli artisti, all'insegna di un reciproco e proficuo dialogo. SQUARESPACE 50/500T, vuole essere un invito all'arte, uno stimolo per gli artisti a esprimere la propria creatività attraverso il puro piacere istintivo ed emozionale, senza il filtro della critica, delle mode, dei percorsi obbligati
e dei suggerimenti del mercato. Con questo progetto si intende avvicinare il pubblico alle gallerie d'arte dando a tutti la possibilità di diventare collezionisti, di entusiasmarsi per un artista e seguirne il percorso. Agli artisti in mostra è richiesto di esprimersi attraverso la realizzazione di
opere di uguale formato, tutte rigorosamente di cm 50 x 50. Per rispondere all'esigenza di creare un circuito di arte accessibile, ogni singolo lavoro verrà proposto al pubblico a un prezzo che non supererà i 500,00 Euro. In un periodo in cui l'arte si trova in continuo equilibrio tra moda e business, tra cultura del quotidiano e consumo SQUARESPACE 50/500T, si propone come un evento in cui la galleria d'arte si avvicina al pubblico al fine di invogliare i visitatori al collezionismo. La mostra si identifica come un nuovo progetto che collega lo spazio espositivo e la realtà commerciale con l'arte e la comunicazione al fine di eliminare qualsiasi timore o barriera verso l'arte e il suo mondo.
SQUARESPACE 50/500T vuole abbattere i pregiudizi che
relegano le gallerie d'arte ad ambienti circoscritti ed esclusivi creando una mediazione tra artista, gallerista e pubblico. La mostra vedrà la partecipazione di artisti di alto profilo che ben
rappresentano l'identità del progetto a cura di Giorgia Loda, curatrice milanese che da diversi anni pone al centro del proprio lavoro la promozione di giovani artisti emergenti e la divulgazione dell'arte contemporanea, anche in luoghi non convenzionali."
A cura di Giorgia Loda

PROGRAMMAZIONE dal 3 al 29 maggio 2012:

SALE MIRO' E GUTTUSO: Personale di GINA PIGNATELLI 

"Nella ricerca artistica di Gina Pignatelli convergono gli orientamenti espressivi del suo inconscio, affioranti dal surreale universo cromatico della sua pittura.
L'emozionalità del segno si rivela mediante moduli espressivi che evidenziano nello specifico il movimento e la gestualità dell'autrice pugliese, in grado di comunicare il suo complesso scenario interiore attraverso un'esuberanza cromatica tale da coinvolgere i
sensi dell'osservatore. Persino la luce raggiunge un'elevata intensità espressiva grazie ad ampie e delicate campiture tonali.
La passione pittorica esplode di brillantezza e positività verso la vita nell'impiego coloristico, quantomai raffinato.
Una sensibilità fuori del comune emerge con sincerità dalle opere di Gina Pignatelli, pittrice che trasferisce il proprio sentire sulla tela, come una pagina introspettiva dalla lettura immediata da leggere con gli occhi dell'anima." A cura di Sabrina Falzone

SALA FURINI: Artisti in permanenza. Valerio Tizzi, Luciano Besi, Lauretta Barcaroli

Inaugurazione: Giovedì 3 Maggio 2012 alle ore 18
con Aperitivo

Galleria Spazio Museale: Via Giorgio Pallavicino 29
20145 Milano - Italy
Orari di apertura: mart-ven h.16-19; sabato h.10-12
Chiuso lunedì e festivi 
www.galleriasabrinafalzone.com

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DOMENICA CATALDO: “LETTERE RITROVATE”
Presso il Centro Congressi Marconi di Alcamo (TP), verrà ospitata una personale della pittrice Domenica Cataldo. 
L’evento organizzato dall’Ass.ne RicercArte, curata da Naire Feo e presentata da Maria Angela Eugenia Storti.
“Ho trovato lettere nel cassetto della memoria; le ho sfogliato cercando forme tra le parole”…, Domenica Cataldo propone un viaggio fantastico attraverso il racconto giocato sul filo dei ricordi e delle emozioni, è un percorso di autoanalisi vissuto nel corso della sua esperienza.
Il suo disegno parte da un rigore formale indiscutibile ed appare ai primordi provvisto di un gusto sottile per i particolari. 
L'artista, inizia a lavorare come grafica e successivamente accetta la condizione di illustratrice flessibile. Tale elasticità dapprima dovuta ed in seguito subita, diviene in ultima analisi, un punto di forza. Le immagini si offrono come apparizioni, come un esercizio poetico in cui si fondono liberamente, quasi fluttuando, incontri e ricordi, sogni e visioni oniriche. Le opere via, via assumono la forma dei manifesti pubblicitari, ritraggono corpi sinuosi che, nelle proporzioni e nella cromia, assumono infinite sfumature. L'estrema gradevolezza della pittura della Cataldo nasce e trova conferma in uno stile personale e non riconducibile ad altre esperienze; qualche ricordo ovviamente c'è, ma è ben poco per catalogare questa pittura che ha una fortissima carica di originalità. Fanno da sfondo alla base delle immagini, iscrizioni riferentesi a titoli di canzoni prevalentemente attinenti alla cultura degli anni '60; l'atmosfera tipica di quest'epoca, connotata dal culto del “Sogno Americano” e qui in Italia del sogno del miracolo economico, sembra avvolgere gli spazi artistici raffigurati, insinuandosi tra nostalgia e rimpianto.
Lettere ritrovate è il titolo della mostra che si inaugura il 5 maggio alle ore 17,30 ad Alcamo (TP), presso il Centro Congressi Marconi, Corso VI Aprile e chiuderà i battenti il 12 maggio 2012. Ingresso libero, tutti i giorni. Orari: 10-13/17-20, 
Anna Scorsone

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Sabato 17 Marzo 
Galleria Nazionale d’Arte Moderna 
ore 17.00 - visita all’opera “PASSI” di Alfredo Pirri 

British School at Rome 
ore 18.00 - Conferenza di Alfredo Pirri 
“L'accesso al museo è una soglia simbolica, una zona di trapasso auto-critico e insieme celebrativo. Attraversarla è una cerimonia che accentua la percezione di una dimensione spaziale e temporale irreale ma allo stesso tempo radicalmente e intimamente materiale” 
Alfredo Pirri 
La Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma in collaborazione con la British School at Rome presenta, sabato 17 marzo 2012 alle ore 17, la visita all’opera “Passi” di Alfredo Pirri, insieme all’artista e al curatore del museo per l’arte contemporanea Angela Rorro. 
L’opera di Alfredo Pirri, “Passi” che accoglie il visitatore all'ingresso della Galleria Nazionale d’Arte Moderna, offre l'occasione per riflettere sul senso e sul rapporto tra scultura e architettura, opera d'arte e spazio pubblico. L’artista propone, inoltre, di ripristinare il nome originario della sala “delle colonne”, dove è presente la sua opera, denominandola sala “ delle cerimonie”. 
La visita darà luogo ad alcuni eventi chiamati “Cerimonie”, intimamente connessi con l’opera esposta: la Cerimonia n.1 consiste nella distribuzione di una lettera dell’artista Federico Fusi e all’affissione nella sala di un testo scritto dall’artista sull’opera. 
Alle ore 18 presso la British School at Rome, si terrà la conferenza di Alfredo Pirri con introduzioni del Direttore, Professore Christopher Smith, e della Soprintendente alla Galleria nazionale d’arte moderna , Maria Vittoria Marini Clarelli. 
Al termine della conferenza sarà proiettato in anteprima il film dal titolo “Il rito visibile”, del regista Andrea Coppola e prodotto dall’associazione Eventoarea, girato in occasione della realizzazione dell'opera stabile di Alfredo Pirri nel Nuovo Museo Archeologico di Reggio Calabria. 
Informazioni tecniche: 
Sedi 
Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea 
Viale delle Belle Arti 131, Roma 
Ingresso per disabili: via Gramsci 73 
British School at Rome Via A. Gramsci 61, Roma tel. 06 3264939

Giacomo Guidi Arte Contemporanea
Roma: Palazzo Sforza Cesarini - Corso Vittorio Emanuele II, 282/284
Tel.: +39 06 6880 1038 - Mob.: +39 393 8059116 
Web: http://giacomoguidi.it/ - E-mail: info@giacomoguidi.it
P.IVA e C.F.: 09783541007

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EZIO FARINELLI, L’UNIVERSO FEMMINILE

L’Associazione “Galleria 25” di Venosa (PZ) apre le porte del suo spazio espositivo all’arte contemporanea con una mostra dell’artista Ezio Farinelli.
Ezio Farinelli nasce a Rieti nel 1937. Si trasferisce a Roma dove ancora oggi vive ed opera. Ben presto rivela la predisposizione per la pittura; infatti nel 1960 inizia la sua attività espositiva in Roma.
Nel 1970 approfondisce le sue esperienze nell’ambito della pittura espressionista riferendosi ai grandi del ‘900 europeo. I temi ricorrenti di quel periodo sono rappresentati dalle periferie romane, e da personaggi femminili inseriti in stupefacenti paesaggi astratti. 
Molto importanti sono le frequentazioni con i pittori come Renato Guttuso, Pietro Annigoni, Ugo Rambaldi, Eliano Fantuzzi e Marcello Avenali.
La conoscenza con l’arte contemporanea e gli stimoli provenienti dall’arte classica e rinascimentale e dalle grandi lezioni dell’Ottocento e Novecento, gli hanno permesso di sviluppare un suo stile personale. Egli possiede una straordinaria padronanza negli impasti cromatici infatti il colore è predominate nelle tele di Farinelli. 
I personaggi preferiti sono i visi. Mostrano, oltre alla bellezza, la chiave per aprire la loro anima, personaggi colti in momenti di assoluta sensualità, o in atteggiamenti teneramente materni, riuscendo ogni volta a trasmettere allo spettatore un’intensa raffinatezza attraverso sublimi ed evanescenti espressioni.
Come ha scritto il critico d’arte Ugo Moretti: …….“ La pittura dell’Artista Farinelli è esplorativa: egli non è indifferente e non ignora le loro difficoltà; ma il temperamento di colorista irruente, luminoso, smagliante, lo porta a risolvere i più ardui esperimenti in bilico tra l’astratto e il figurativo, l’informale e il verismo.
Egli è innamorato della bellezza e pertanto disposto ad ogni compromesso con le sue idee, perché la bellezza esiste in ogni suo quadro, in ogni suo colore”…..

La mostra è visitabile fino al 25 maggio, orario di apertura 17,30 / 20,30: tutti i giorni escluso il lunedì. 

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LE FORME DEL NOSTRO ESSERCI

ideata e organizzata dall'Associazione Culturale "Documenta 2000" - di Bagheria(PA)

La manifestazione patrocinata dal Comune di Bagheria (PA) avrà luogo sabato 12 maggio alle ore 17:15 presso la Biblioteca Comunale di Palazzo Aragona - Cutò ( Via Consolare n. 105) e si concluderà venerdì presso la Biblioteca Comunale di “Palazzo

Saranno presenti ed esposte le opere degli artisti:

Scultura: Salvo Salvato 

Pittura: Giuseppe Alletto, Nino Bruno, Francesco Paolo Caltagirone, Giuseppa D'Agostino 

Fotografia: Nino Bellia, Nino Giordano, Bianca Lo Cascio, Domenico Pecoraro

Poesia: Cristina Casamento, Giovanni Dino, Francesco Federico, Marco Scalabrino

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I am artist RAMESH GORJALA keeping an solo exhibition at

AYYA ART GALLARIES
#33 Woods Road,
Opp:Express Avenue 6th gate,
Mount Road, Chennai-2

Ph:9841076654 / 9841037810
044-42158062 / 42158063

The Show Starts on 09/05/2012 and till on 20/05/2012

Please click the following link for looking all my paintings
http://www.ayyaart.com/home.php?page=eventgallery&event=72

All these Paintings for sales

Kindly visit the Exhibition and make it grand success.

Thanking you
Team Ayya Art Gallaries
www.ayyaart.com

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"La Via..." - Evento d'Arte all'Isola di Barbana 

Successo di visitatori (se ne stimano, per il momento, numerose migliaia) presso il Santuario Francescano della Madonna dell’Isola di Barbana (Grado - GO) per visitare la mostra-progetto “La Via, in Risposta alla Lettera di Giovanni Paolo II agli Artisti” (http://www.youtube.com/watch?v=GLz6elF18p8), dei partecipanti della Community di Arte e Poesia Anforah a cura di Fedele Boffoli, inaugurata alla presenza delle reliquie di Papa Wojtyla, di Mons. Slawomir Oder (postulatore della causa di beatificazione e canonizzazione di Papa Wojtyla) e dell’Assessore al Turismo della Regione Friuli Venezia Giulia Federica Seganti. L’iniziativa, notiziata in queste ore (con foto del catalogo) sulla pagina degli appuntamenti del noto settimanale Famiglia Cristiana, è già dotata nel prime sue tre settimane di vita di una rassegna stampa di una trentina di articoli di stampa (dei maggiori quotidiani del Friuli Venezia Giulia e di altre testate, anche Web) con passaggio televisivo RAI. L’evento espositivo è realizzato per i 150 anni dell’Incoronazione della Madonna di Barbana (nota ai devoti di tutto il mondo) in collaborazione con la Regione Friuli Venezia Giulia e il Comune di Grado e si protrarrà fino al 3 giugno 2012, con orario visite: 10/17. Il catalogo della mostra, contenente alcuni testi (dedicati al progetto La Via...) del Card. Gianfranco Ravasi (Ministro della Cultura Vaticano), del Card. Stanislaw Dziwisz (già segretario particolare di Giovanni Paolo II e Arcivescovo di Cracovia), e dello stesso Oder è scaricabile al sito http://anforah.altervista.org/lavia/lavia.htm. Così scrive Mons. Slawomir Oder agli artisti di Anforah: """[...] Il vostro intento di sensibilizzare le nuove generazioni sul fatto che l'Arte non sia sinonimo di trasgressione e di lacerazione ma sia testimonianza dell'amore di Dio verso l'uomo, così come Giovanni Paolo II ci ha trasmesso, è encomiabile. Quest'opera risponde con sensibilità e profondità alla lettera di Giovanni Paolo II agli artisti. In questo credo che la vostra idea iniziale di suscitare una riflessione sul significato più intimo dell'Arte abbia realmente raggiunto il suo scopo.[...]"""
Partecipano alle attività: Claudio Bianchi, Fedele e Francesco Boffoli, Paride Alessandro Cabas, Alfredo Davoli, Dino Facchinetti, suor Rosalba Facecchia ASC, Daniela Fogar, Franco Folla, Pino Giuffrida, Salvatore Marchesani, Rita Marziani, Francesco Mignacca, Francesco Modigo, Milvia Mucchiut, Marina Postogna, Fabio Russo, Mariagrazia Semeraro... Colonna sonora dell’esposizione “Tibi Laudes” (omaggio al canto gregoriano) del Gruppo Campus e solisti Paolo Loss, Isabella Geronti e Bruna Caruso. 

Trieste, 11 maggio 2012

Fedele Boffoli (in Facebook) - info@fedeleboffoli.it 

www.Artepensiero.it/Fedele_Boffoli.htm - http://anforah.altervista.org/

Bari/Trieste - tel. 338-2246495

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IL METAFORMISMO AL Mu.MA
10 maggio - 31 agosto 2012
Mu.MA Galata Museo del Mare
Galleria delle Esposizioni


Domani alle 11,30 anteprima stampa di una Rassegna d'Arte Contemporanea
che dimostra l'esistenza della FORMA nelle espressioni artistiche
cosiddette "astratte" o "informali": Giulia Sillato, storico dell'arte di scuola longhiana,
dopo decenni di studi sui linguaggi del Novecento ritiene superate quelle indicazioni
e riformula tutto l'apparato critico delle arti non figurative facendole discendere dal classico
per processo di trasformazione (Metaformismo) e non negazione.

Ponendosi nell'ottica della FORMA ciò che sembrava incomprensibile
non lo è più e molti significati si possono riconoscere
nelle originali texture di luci, colori e segni
che sono la veste consueta dell’arte non figurativa...

26 maestri provenienti da tutte le parti d'Italia sono presenti al Mu.MA
nel tentativo di essere letti e interpretati secondo le indicazioni dell'autore
che vuole riavvicinre la pittura contemporanea alla fruizione pubblica,
sganciandola da un ruolo privilegiato ed elitario.

Luciana Matalon, presentata al Padiglione Italia
della 54^ Biennale di Venezia da Francesco Alberoni,
saluta i genovesi insieme con altri valenti maestri,
molti dei quali presentati da Sgarbi ai Padiglioni Piemonte, Lombardia e Veneto.

Il catalogo è edito su tutto il territorio nazionale da MAZZOTTA
e sarà presentato al Palazzo Reale di Milano insieme con il cataloghi di Dario Fò
e al Castello di Bard in Valle d'Aosta insieme con i cataloghi di Vassilij Kandinskij.

La Rassegna è sotto il Patrocinio di:
Comune di Genova - Provincia di Genova - Regione Liguria
Architettura dell'Università degli Studi di Genova

All'anteprima stampa parleranno:
Maria Paola Profumo, Presidente Mu.MA
Pierangelo Campodonico, Direttore del Galata,
Maurizio Daccà, Vicepresidente dell'Associazione Promotori
Giulia Sillato, autore di libro e Rassegna.

Ufficio stampa
3483533733 - A.R.
3423622543 - A.B.

UNA NOTA DELL’AUTORE
L'evento itinerante, ideato nel 1994 da Giulia Sillato e curato sino al 2008,
"L'Arte Contemporanea nelle antiche dimore", oggi trasformatosi in "Il Metaformismo",
è stato ripreso dalle RAI regionali e dai TG2 e TG3 nazionali per ben 37 volte,
avendo suscitato l'interesse di noti giornalisti televisivi come Osvaldo Bevilacqua,
Gianni De Chiara, Giorgio Salvatori, tuttoggi attivo nel TG2.

Invitato da "Genova 2004 Capitale Europea della Cultura",
fu ripreso in un servizio televisivo assolutamente ben fatto e apprezzabile,
che poi Salvatori mandò in onda sul TG2.

www.giuliasillato.eu 
www.ilmetaformismo.it 

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Giovedì 31 maggio presso l’Istituto Platone di Via Bono 31 Palermo, Muhàmmad Al Daire presenta il libro di Claudio Alessandri “Testa di Legno va alla guerra” e commemora l’Autore.

TESTA DI LEGNO VA ALLA GUERRA. 
Questo è il titolo del racconto di Claudio Alessandri che si ispira a un personaggio realmente esistito. 

Claudio Alessandri autore del libro lo conobbe al Comune di Palermo e fu talmente incuriosito da quel soprannome così bizzarro da volere parlare con lui un giorno caldo durante una pausa lavorativa. 
Testa di Legno così soprannominato dai suoi colleghi in quanto duro di comprendonio sembrava non aspettare altro, cominciò a parlare come fa un peccatore con il suo confessore.
E’ da qui che lo scrittore comincia a raccontare una storia incredibile, piena di colpi di scena, una storia che lascerà il lettore con il fiato sospeso e con la curiosità di andare sempre più avanti nel racconto fino alla fine senza mai annoiarsi.

Di seguito un estratto del libro
Quando presi servizio presso l’ufficio del Comune di Palermo, molti anni addietro, ritrovai un compagno di scuola che mi condusse a conoscere gli altri colleghi, fra i tanti mi presentò l’archivista, un uomo che destò subito il mio interesse, era di mezza età, ma sembrava gravato da più di cento anni, la cosa che mi colpì maggiormente furono le sue orecchie, o per meglio dire i suoi padiglioni auricolari, erano enormi e spessi, sembravano delle foglie di una pianta grassa.
Usciti dalla stanza il collega amico mi disse con un sorriso che quell’uomo era da tutti chiamato:“Testa di Legno”; quando chiesi il motivo rispose che molto dipendeva dalla sua proverbiale testardaggine o forse, perché era duro di “comprendonio”, non andai più a fondo, ma mi ripromisi di conoscere qualcosa di più della vita di quell’impiegato al di fuori dall’ambiente d’ufficio. Non mi era sfuggita la contrazione del suo volto quando venne chiamato con quel nomignolo poco simpatico.
Non dovette trascorrere molto tempo, conquistai molto presto l’amicizia dell’archivista trattandolo con familiarità, atteggiamento non osservato dagli altri colleghi che, anzi, si divertivano moltissimo a prenderlo in giro con scherzi molto spesso pesanti per non dire volgari. Fino a quando mi accorsi che l’archivista non reagiva, ma nella sua mimica facciale era evidente una leggera smorfia dolorosa; decisi di intervenire e a quanto pare dovetti essere convincente perché nessuno si arrischiò più a prenderlo in giro, almeno quando io ero presente.
Quell’uomo mi incuriosiva sempre di più, ero convinto che sotto l’aspetto dimesso nascondesse un passato degno di essere narrato e un giorno decisi di “saltare il fosso”, mi dissi: al massimo potrò ricevere un rifiuto e subire una delusione scoprendo che ciò che immaginavo interessante e misterioso era assolutamente banale, ma valeva la pena provare, avrei potuto apprendere le vicende più segrete di “Testa di Legno”, quello che per anni aveva custodito nel suo intimo, senza rivelarlo ad anima viva.
Un pomeriggio di piena estate, ci trovavamo in ufficio per del lavoro straordinario, il caldo la faceva da padrone e non aiutava affatto a dedicarsi all’esame delle pratiche accumulate sulla scrivania. Mi alzai e mi recai nella stanza di “Testa di Legno”, mi sedetti e mi resi conto che anche lui era vittima di quel caldo che soffocava e fiaccava il fisico e la mente. La mia domanda ruppe il silenzio, posta all’improvviso quasi a volere provocare una reazione di sorpresa del collega, senza dargli il tempo di porsi sulla difensiva.
Mi guardò con aria stranita quasi emergesse da un sonno profondo e cominciò a narrare, diede la stura a tutti i suoi ricordi dalla più tenera età a quella adulta, era un fiume in piena che, da troppo tempo attendeva di liberarsi da quella diga psicologica che, fino a quel momento, lo aveva costretto ad un doloroso silenzio:… “Io sono nato in una famiglia povera, iniziò il racconto, la fame era tanta ed io e i miei fratelli cominciammo a lavorare prestissimo, lavori di ogni genere, anche faticosi, ma tutti dovevamo contribuire per permettere a mia madre di mettere la pentola sui fornelli, ogni giorno, unico piatto per l’intera giornata. La scuola? Era un sogno, ma quella era riservata ai bambini di famiglie ricche, non ci lamentavamo nemmeno, tanto eravamo certi che non sarebbe cambiato nulla… 
E’ da qui che lo scrittore ricostruisce nei dettagli gli omicidi compiuti per vendetta, e fanatismo politico. Subisce punizione di ogni genere, una storia incredibile, piena di colpi di scena, una storia che lascerà il lettore con il fiato sospeso e con la curiosità di andare sempre più avanti nel racconto fino alla fine senza mai annoiarsi.

“Quando Testa di Legno va alla guerra” edito dalla casa editrice “Edizioni Del Faro”, è un racconto che si caratterizza, ancora una volta, per scorrevolezza e piacevole lettura.  
Anna Scorsone

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Limonaia di Villa Strozzi

Via Pisana, 77 – Firenze – tel. 055 2767113

Inaugurazione sabato 2 giugno ore 17,00

Dal 2 al 16 Giugno

Apertura al pubblico

Dal lunedì al sabato, Ore 16,00 – 19,00

             Presentazione critica di Luigi Paolo Finizio

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E SE L’ARTE FOSSE DONNA?
BY GIOVANNA LACEDRA 

Più che artiste, soggetti dell’arte. Modelle in posa o muse ispiratrici.
Questo sono state le donne, nel corso della storia delle arti visive. Veneri o Madonne; ancelle o contadine. Sulla tela, non di fronte ad essa. Dipinte, non pittrici. Era questa la regola, era questo il buon gusto. La casa del padre, poi quella dello sposo, i bambini, e in alternativa il convento. Mai progetti più ambiziosi.
Alle donne non era concesso il diritto alla creatività.
Occuparsi di pittura, di scultura, di architettura, no… non era cosa da donne! Così come interessarsi di cultura in generale. A loro era consentito tessere o ricamare. Al massimo, dipingere su piccole tele decorative tra le mura domestiche, per puro diletto e senza alcuna velleità. Una donna non poteva accedere allo studio della matematica, della geometria, delle scienze; non poteva essere avviata all’apprendistato in una bottega d’artista. E in età Medievale, attorno all’identità femminile uomini tessevano pericolosi pregiudizi.
Le donne erano capaci di fare patti con il demonio. Se non erano mansuete madri di famiglia, e non diventavano suore, molto probabilmente erano streghe. E i dotti di quei tempi, disquisivano con serietà su questo inquietante quesito: la donna era davvero dotata di anima, come l’uomo? O ne era priva, come gli animali?
San Tommaso scrisse che la donna era soggetta all’uomo a causa della sua debolezza fisica e spirituale.
Appreso questo, non è difficile capire per quali ragioni l’arte – così come altre manifestazioni dell’animo e dell’intelletto –, sia stata per secoli prerogativa maschile. Prerogativa maschile, certo. Ma con più di qualche eccezione.
Setacciando la storia, infatti, non è poi così difficile imbattersi in personalità femminili dal raro coraggio e dal raro talento: donne che hanno saputo guadagnarsi, con tenacia e determinazione, il diritto di essere artiste.
Figure come Artemisia Gentileschi, Rosalba Carriera, Camille Claudel, Susanne Valadon… sembrano rifulgere in un’aura di fascinosa trasgressività. Come se avessero rotto uno schema, infranto una regola, evaso una prigione. E in un certo qual modo, è stato così.
I primi nomi ci arrivano dal Rinascimento. Ma si è trattato per lo più di donne che avevano alle spalle una figura maschile, solitamente un genitore che permettesse loro di inoltrarsi in quella dimensione proibita. Padri pittori, o semplicemente colti e liberali, i quali, riconoscendo il talento innato di queste figlie, accettarono di assecondarlo piuttosto che reprimerlo.
Era il Quattrocento. Alle donne era precluso l’accesso al mestiere della pittura e alla conoscenza della prospettiva come nuovo metodo scientifico di rappresentazione della realtà. Eppure qualcuno fece eccezione a questa regola: Antonia Uccello, figlia del celebre pittore Paolo Uccello, pur diventando presto una suora carmelitana, potè ugualmente apprendere dal padre le regole della prospettiva applicate al disegno. Giorgio Vasari, nelle sue ‘Vite’ la cita, ricordandone le abilità nel disegno.
Un altro caso analogo è rintracciabile, scorrendo i decenni, nella Venezia del secondo Cinquecento. È il caso di Marietta Robusti, figlia del pittore manierista Jacopo Robusti, detto il Tintoretto, la quale ebbe addirittura il privilegio – sino a quel momento negato alle donne – di far pratica in una bottega d’artista, quella di suo padre, nella quale lavorò per ben quindici anni, dimostrando doti pittoriche e genialità.
La prima che riuscì invece ad ottenere l’iscrizione all’Accademia del Disegno, nella Firenze del 1616, fu Artemisia Gentileschi. Anch’essa ‘figlia d’arte’: suo padre era il pittore caravaggista Orazio Gentileschi, autore di importanti commissioni nella Roma Caput Mundi a cavallo tra Cinquecento e Seicento.
Sbocciavano nelle botteghe dei loro padri e se avevano coraggio e fortuna, riuscivano a spiccare il volo. Recarsi presso corti straniere, però, era un’ipotesi ancor più rara. Ma Sofonisba Anguissola, pittrice cremonese, figlia di un uomo colto e profondamente appassionato di pittura, riuscì a raggiungere anche questo traguardo. Avere una padre tanto interessato all’arte fu la sua fortuna, perché questi le permise di allontanarsi dall’Italia e diventare ritrattista ufficiale alla corte di Spagna nel 1559.
La prima a gestire una Scuola d’Arte per fanciulle intorno alla metà del Seicento, fu invece Elisabetta Sirani, precocemente uccisa da un’ulcera perforante, all’età di soli 27 anni.
Nell’Europa del Settecento fece eco il nome di un’artista veneziana, capace di conquistare subito la fama internazionale per i suoi ritratti fortemente introspettivi, realizzati con la inusuale tecnica del pastello: era Rosalba Carriera.
Nomi femminili che hanno segnato l’arte del secondo Ottocento sono certamente quelli delle due pittrici Impressioniste: Mary Cassat e Berthe Morisot. Quest’ultima fu modella di Monet e Renoir prima di unirsi al gruppo come pittrice, riuscendo persino ad organizzare il Salon des Femmes, la prima mostra collettiva per sole donne, realizzata nella città di Parigi.
Ed è sempre a Parigi che sul finire dell’Ottocento e agli esordi del Novecento emergono i nomi di Camille Claudel, Susanne Valadon, Sonia Delaunay, Tamara De Lempicka. La prima iniziò come allieva- modella e presto divenne amante, dello scultore August Rodin, e visse all’ombra del suo talento e della sua notorietà.
Susanne fu invece modella del pittore post-impressioonista Toulouse-Lautrec e divenne poi madre del celebre pittore Utrillo, il fragile amico di Amedeo Modigliani. Allo stesso tempo si distinse come pittrice dalla tavolozza pre-espressionista.
Sonia invece, fu esponente del Cubismo Orfico insieme a Robert Delaunay, suo compagno di vita.
La seducente, elegante e trasgressiva Tamara De Lempicka si distinse invece negli anni Trenta del Novecento, come esponente ufficiale dell’Art Deco’. E nel coevo Messico Rivoluzionario, accanto ad un grande pittore Muralista – Diego Rivera – figurava una straordinaria pittrice, più votata all’introspezione: Frida Kahlo.
Ma fu negli anni ’60, in seguito alla rivoluzione attuata del Movimento Femminista, che il ruolo della donna nell’arte si fece più attivo e sferzante.
Da quel momento la donna-artista pretese altro spazio.
Pretese l’azione. Valicò il confine delle arti maggiori: non era più la pittrice introspettiva, elitaria o d’avanguardia. Era essa stessa un’opera d’arte, agente e vivente. Nasceva la Body Art. Arte in cui è il corpo stesso a farsi materia artistica. E i grandi nomi di questa operazione sono stati quelli di Gina Pane, Orlan e a tutt’oggi di Marina Abramovic.
Oggi, la presenza femminile nell’arte contemporanea è fortunatamente esuberante.
Le donne indagano, con grande sensibilità, il mondo. Sentono e sanno. Vivono con l’utero quello che poi sublimeranno in arte. Un’altra gestazione. Un’altra maternità.
L’arte, evidentemente, è una donna. E l’atto creativo non è che un parto.

Testo tratto dall’ articolo di GIOVANNA LACEDRA pubblicato sul www.womanjournal.it

E’ per mostrare e valorizzare questo atto creativo che la Galleria CONARTE di Savona ha deciso di proporre, per la prima volta nella sua galleria,una mostra tutta al femminile. Nasce così la mostra “A proposito di donne…” dove saranno esposte opere uniche di diverse artiste del panorama nazionale che si esprimono attraverso varie ed originali tecniche:dal tradizionale olio, all’acrilico, alle matite colorate, fino alle sculture in vetroresina o in ceramica o ottenute attraverso la lavorazione all’uncinetto del filo di rame. 
Esporranno: Elisa Anfuso, Annalù Boeretto, Roberta Coni, Maria Cristina Costanzo, Titti Garelli, Resi Girardello, Cristina Iotti, Ana Kapor, Arianna Lion, Anna Matola,Lucia Merli, Rosanna Petrillo, Roberta Serenari, Elisabetta Trevisan, Anna Tusca dal 1 giugno 2012 al 4 luglio.
Inaugurazione venerdì 1 giugno ore 17,00 -saranno presenti le artiste Galleria “CONARTE” - Via Brignoni 26r –Savona 

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Quel che resta - Installazione scultorea di Ignazio Fresu

Dal 1 giugno al 20 luglio 2012
Biblioteca Comunale Lazzerini - Prato

Inaugurazione: venerdì 1 giugno alle ore 11.00

L'installazione "Quel che resta" di Ignazio Fresu si compone di sei cumuli di circa un metro cubo, ciascuno costituito da alcune centinaia di libri. I libri sono realizzati uno ad uno in forma scultorea, a mano, con l'uso di materiali di recupero come polistirolo, cartone e residui pietrosi.
Nell'opera - che sarà allestita nella Piazza della Cultura della Biblioteca Lazzerini (il piazzale davanti l'ingresso) - i libri non sono presentati nella loro perfezione estetica, quanto piuttosto nell'immagine di reperto archeologico, rivestito di fragilità e al tempo stesso di indomita forza. 
Quasi nella forma di fossile che, senza morire, ha resistito nel Tempo, conservando sotto la cenere il fuoco della conoscenza, nel bisogno di tramandare contro la barbarie della distruzione, di andare oltre l'oblio.
Un cammino 'site specific' questa installazione di Fresu, ideata proprio per la Lazzerini: sei cumuli che, come pietre miliari, si dispongono tra  le mura medievali e l'ingresso della Biblioteca, disegnando la curva simbolica della sezione aurea della conoscenza.Sei pilastri in sequenza davanti a una porta: il settimo è costituito dalla Biblioteca stessa, dove il cammino della conoscenza prosegue come atto di vita, avvolgendo idealmente la città intera.
Il progetto d'installazione dell'opera, che ha ottenuto il patrocinio della Regione Toscana, è frutto della collaborazione dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Prato con l'Associazione culturale AParte del Centro per l'arte Contemporanea Luigi Pecci.

Informazioni sul luogo dell'evento
Piazza della Cultura davanti l'ingresso della Biblioteca comunale Lazzerini
Indirizzo: Via Puccetti, 3 - Prato 
Telefono luogo: 0574 1837800 Fax: 0574 1837444 
Orario :
lunedì 14.00 - 20.30; martedì, mercoledì, venerdì e sabato 9.00 - 20.30; giovedì 9.00 - 23.00; domenica 9.00 - 13.00.
Sito web:
http://www.comune.prato.it/appuntamenti/?forward=evento&opera=QUELCH3&sala=
ISTLAZ01&data=20120601

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Artist S.BHAVANI SANKAR 1956 - 2011 retrospective show at,

AYYA ART GALLARIES
#33 Woods Road,
Opp:Express Avenue 6th gate,
Mount Road, Chennai-2

Ph:9841076654 / 9841037810
044-42158062 / 42158063

The Show Starts on 30th May 2012 till 10th June 2012

Please click the following link for looking all my paintings
http://www.ayyaart.com/home.php?page=eartdetail&image=2606&event=74

All these Paintings for sales

Kindly visit the Exhibition and make it grand success.

Thanking you
Team Ayya Art Gallaries
www.ayyaart.com

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http://www.youtube.com/watch?v=qPkBYcp8rgk

 

2 parte


http://www.youtube.com/watch?v=EdLqJ9EyRZE


Una storia senza fine? … sta per finire

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CAM | Casoria Contemporary Art Museum
Via Duca d'Aosta 63/A
80026 Casoria, Naples - Italy
www.casoriacontemporaryartmuseum.com
Tel/fax + 39 0817576167

http://www.casoriacontemporaryartmuseum.com/blog/en/cam-
art-war-azioni-internazionali

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“DENTRO LA REALTA’” MOSTRA PERSONALE DEL M° LUCIANO TREVISAN.

L’Associazione Culturale Sapienza in movimento in collaborazione con l’Associazione Culturale La Rosa dei Venti inaugurano il 4 giugno 2012 la mostra personale del M° Luciano Trevisan dal titolo “Dentro la Realtà” 
Quindici sono le opere in esposizione che riflettono il percorso e l’intera carriera artistica di questo straordinario artista. 
Luciano Trevisan nasce a Venezia nel 1938, frequenta prima l’Istituto di Belle Arti a Vercelli dove conosce il prof. Francesco Vertice che diventa il suo primo maestro di pittura. Prosegue i suoi studi a Milano diplomandosi anche come Tecnico Pubblicitario Professionista progettando campagne stampa, spot televisivi e marchi per prestigiose multinazionale.
Trevisan dipinge i suoi stati d’animo: denuncia la società contemporanea, i suoi abusi e soprusi costringendo il visitatore a pensare e riflettere su ciò che vede; un mondo che scivola via sempre più nel degrado.
Come lo stesso Trevisan dice: “I miei quadri sono l’agenda dove ho scritto con il pennello quarant’anni di avvenimenti e di disattenzioni dell’uomo”. Manifesta in maniera inequivocabile il suo dissenso verso situazioni reali e problemi relativi alla nostra epoca. 
Un importante critica d’arte, vedendo le sue opere e interessata alle tematiche da lui affrontate propone al suo editore di pubblicarle, ma la cosa non può essere realizzata, così la sua natura morta viene utilizzata come pubblicità di un famoso detersivo; inoltre “La colomba della pace appesa a un filo come un panno sporco”, “La maternità è rappresentata dalla targa della sua macchina, da una madre con la maschera antigas ed un bambino inerte fra le braccia; dipinti quarant’anni fa, ma il presente gli ha dato ragione , infatti, il progresso, l’inquinamento soffocano il il diritto alla vita. 
La scienza e la ricerca fanno parte dell’evoluzione dell’uomo. Si dirà che ogni epoca ha propri caratteri e che l’arte per essere autentica deve in un certo modo registrarli. 
Dal 1972 al 1987 è direttore creativo e contitolare della MPA, la prima agenzia di Sales Promotion in Italia: Trevisan realizza grandi promozioni pubblicitarie come Capitan Dash, “Apri la chiave e vinci” per la General Motors, il simbolo per la Esso shop, spot televisivi. 
Trevisan ama lavorare sul suo grande tavolo di legno con matite e colori e non dimentica il mestiere di pittore. Ultimamente si dedica solo alla pittura, una pittura onesta piena di verità e coscienza.

La mostra si inaugura il 4 giugno alle ore 15.00 ed è visitabile fino all’11 giugno 2012 presso l’atrio del lato Minerva Aula Magna-Rettorato, in Piazzale Aldo Moro, 5 - Roma
Anna Scorsone

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Nome: Sergio Corridori
From: ITALIA
Email: sergiocorridori@hotmail.it
Invia: Invia
Remote Name: 109.113.158.66
Remote User: 
HTTP User Agent: Mozilla/5.0 (compatible; MSIE 9.0; Windows NT 6.1; WOW64; Trident/5.0; BOIE9;ITIT)
Date: 04/06/2012
Time: 23.26.06

Testo
Non capisco e forse non capirò mai questo mondo Non capisco il suo brulicare incessante Non capisco dove sia il giusto e lo sbagliato Sento estranea questa mania di costruire opere giganti Mi riconosco nel pavido capriolo Non capisco questa pazza economia Vorrei vivere semplicemente Vorrei andare a piedi nel posto di lavoro.

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Artist S.BHAVANI SANKAR 1956 - 2011 retrospective show at,

AYYA ART GALLARIES
#33 Woods Road,
Opp:Express Avenue 6th gate,
Mount Road, Chennai-2

Ph:9841076654 / 9841037810
044-42158062 / 42158063

The Show Starts on 30th May 2012 till 10th June 2012

Please click the following link for looking all my paintings
http://www.ayyaart.com/home.php?page=eartdetail&image=2606&event=74

All these Paintings for sales

Kindly visit the Exhibition and make it grand success.

Thanking you
Team Ayya Art Gallaries
www.ayyaart.com

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Piero Dorazio: Nel labirinto del colore - luce

E’ stata inaugurata il 31 maggio presso la galleria Marchetti di Roma, la mostra di Piero Dorazio dal titolo “Nel labirinto del colore-luce” a cura di Silvia Pegoraro.
Venti lavori su carta che documentano un periodo che va dal 1948 al 1998: avvenimento importante in quanto non venivano dedicate mostre a questo grande maestro dell’astrattismo da diversi anni. Frequenta lo studio Renato Guttuso, ma molto presto si allontana dalla tesi del realismo socialista per aderire al movimento dell’astrattismo. 
Nel 1947 figura fra i firmatari del manifesto Forma 1, insieme a Ugo Attardi, Giulio Turcato, Antonio Sanfilippo, Carla Accardi, Pietro Consagra, Mino Guerrino, Achille Perilli e, sempre nel 1947, vince una borsa di studio che lo porta a risiedere per un anno a Parigi. Periodicamente compie soggiorni artistici in diverse città europee come Londra, Berlino, Parigi che contribuiranno a diffondere la sua notorietà anche fuori dall’Italia. Si da all’insegnamento per poi interrompere definitivamente e dedicarsi esclusivamente alla pittura. Piero Dorazio credeva fermamente nella necessità di un intervento a tutto campo dell’artista nella società, intervento affidato essenzialmente all’opera d’arte, ma sempre affiancato dalla teoria. L’impegno umano e politico non doveva interferire con quello creativo e artistico che è di altro ordine e natura. Ciò che si avverte in Dorazio è il senso della ricerca, dell’attenzione infinita. La personalità di questo straordinario artista romano di origine, si rivela un perfetto connubio di dati scientifici, psicologici e poetici, che caratterizzano tutta la sua opera: la capacità di conciliare in essa i valori strutturali e i valori percettivi-emotivi del colore. La sottile ambiguità del segno pittorico, sospeso tra la dissoluzione della geometria e la costruzione di delicatissime geometrie, criptiche, sommerse da fitte tessiture di linee e colori. Linee che fra l’altro, in quanto indice e vettori della materializzazione cromatica di energie spaziali invisibili, rimandano spesso alle tese dinamiche linee-forza del Futurismo.
(Il Futurismo movimento artistico culturale italiano nasce nel XX secolo. La denominazione ufficiale si deve al poeta italiano Filippo Tommaso Martinetti. I futuristi intendevano bruciare musei e biblioteche in modo da non avere più rapporti con il passato e concentrarsi sul dinamico presente; questo grande movimento d’avanguardia è testimoniato da una serie di articoli scritti nel ’48). 
L’esperienza del colore di Dorazio ci appare come esperienza del colore in tutte le sue possibilità. 
La tempera collage del ’55 segna l’inizio di un decennio magico per la pittura del grande maestro che passa via via dalla costruzione spaziale rigorosamente geometrica, alla predominanza della textura cromatica, che caratterizzerà il suo lavoro sino alla fine. Nel 1955 realizza una mostra con Perilli alla Galleria delle Carrozze di Roma intitolato “Colore come struttura” e già in quel periodo tratta le superfici come un tessuto inquieto di segni-colore. Nel 1958 Dorazio dipinge una serie di quadri monocromi, sulle dominanti nero-grigio-blu in cui la struttura grafica si identifica con l’applicazione del colore a tratti, prima paralleli, poi convergenti e incrociati. Dorazio studia vere e proprie partiture di scale cromatiche per dare sempre più luminosità ai suoi quadri. L’esperienza del colore nel pittore appare come esperienza del colore in tutte le sue possibilità in modo da ottenere sinfonie di luce di eccezionale intensità e respiro: quello che Ungaretti, nell’entusiasmo espressionista del saggio critico per l’amico pittore tratteggia come un vero e proprio inno all’incandescenza del colore-luce, all’intrecciarsi dei colori in un radioso labirinto: 

“In quei suoi tessuti o meglio membrane, di pittura uniforme quasi monocroma e pure intrecciata di fili diversi di colore, di raggi di colore, s’aprono, dentro i fitti favi gli alveoli custodi di pupille pregne di luce, armati di pungiglioni di luce. La luce è infatti in Dorazio, e sarà come realtà di pittura per merito di Dorazio, anche concentrazione e fissazione su un punto di luce riaffiorato da abissi, iterato all’infinito… “
Ogni opera di Dorazio è un’esperienza magica, le sue superfici uniche regalano sensazioni e incantano.
Piero Dorazio nasce a Roma nel 1927 studia al liceo classico e successivamente alla facoltà di architettura, partecipa giovanissimo alla difficile evoluzione dell’arte astratta del dopoguerra. Il suo debutto pittorico risale al 1942-43 con piccole nature morte e paesaggi della campagna romana, nel 1985 e nel 1986 il suo debutto a Tokyo e a Osaka. Le sue esposizioni continuano ad allargare i suoi orizzonti ottenendo numerosi consensi. Membro dell’Accademia di San Luca; dell’Akademie der Kunste di Berlino, insignito dei Prix Kandinsky e del Premio Internazionale della Biennale di Parigi; del Premio Michelangelo dell’Accademia dei Virtuosi.
Nella metropolitana di Roma Dorazio ha ideato il progetto per l’esecuzione di cinquanta grandi mosaici di artisti internazionale. 
Nel 2000 la giuria riunitasi decide di assegnare il premio alla carriera a Piero Dorazio, artista romano di fama internazionale, in quanto l’opera di Piero Dorazio è risultata idonea all’assegnazione del premio, sia per la profondità e importanza della ricerca che vi è sottesa, e la qualità e capacità di coniugare i termini della modernità con quelli della continuità e della ricchezza dei valori espressivi.
Nel 2002, in occasione del 75° compleanno viene pubblicata una monografia, curata da Annette Papenberg-Weber. 
L’ultima grande esposizione di Piero Dorazio viene realizzata nel 2004 una retrospettiva alla Pinacoteca Casa Rusca di Locarno, in Svizzera. 
Piero Dorazio muore a Todi il 17 maggio 2005. 

La mostra è visitabile fino al 7 luglio 2012 presso la Galleria d’Arte Marchetti, in via Margutta 18/A – Roma. 

Orari: lun 16.00-19.30 ; mar-sab 10.30-13.00 / 16.30-19.30 (chiuso i giorni festivi) 
Ingresso libero.
Anna Scorsone. 

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LUCA ALINARI, QUADRO PICCOLA PATRIA.

Sabato 9 giugno è stata inaugurata la personale di Luca Alinari dal titolo “Quadro Piccola Patria”. La mostra si inserisce in un calendario ricco di esposizioni artistiche di rilievo che la fondazione BML offre alle città nel corso del 2012. 
Si tratta di una selezione di circa venti opere tra le più importanti della sua produzione artistica, tra cui alcuni ultimi quadri inediti. Un'occasione unica per ammirare le opere di uno degli autori più significativi del panorama contemporaneo.
Le opere in mostra, sono realizzate con una speciale tecnica che, Alinari ha elaborato negli anni, utilizzando acrilico e materiali che spaziano dalle plastiche ai vetri e dalle piume ai fili di nylon. Le cromie, con sfumature delicatissime e quasi impercettibili, sono inoltre evocative di un magico lirismo. 
Nel 1990 dipinge il “cencio” per il Palio di Siena; nel 1999 il Museo degli Uffizi acquisisce un autoritratto destinandolo alla famosa collezione di autoritratti collocata nel Corridoio del Vasari a Firenze. Tra gli ultimi progetti che lo coinvolgono, l’ideazione del logo dei Mondiali di Ciclismo 2013.
Dopo aver maturato esperienze nel mondo della grafica ed in altre forme espressive, nel corso degli anni ottanta approda alla suggestiva formulazione figurale di paesaggi immaginari: montagne, alberi, fiumi, edifici vengono rappresentati come un allucinante specchio deforme. 
Alinari spazia dalla passione per l’arte antica, agli influssi moderni del Neodadaismo e della Pop Art. Sperimenta diverse tecniche pittoriche, nelle quali coniuga colori fluorescenti, decalcomania, collage, trasposizioni fotografiche. Inizialmente espone nelle gallerie private di Firenze.
Il suo lavoro è come un racconto di favole, colmi di riferimenti ai tempi, agli oggetti e ai giochi dell’infanzia.
Come scriveva Claudio Alessandri in un suo articolo… Le atmosfere “sognate” di Alinari, evidenziano l’esplicitarsi intimistico di un artista che, pur rimanendo nell’ambito dei canoni tradizionali del dipingere, scorge la realtà attingendo ad una elaborazione delle forme ed in parte del colore che fluttua tra il Naif “colto”, elaborazione fantastica di un figurativo rivisitato e condotto verso esperienze oniriche, ma forse anche il nostro affannoso ricercare non raggiunge in profondità la vera ispirazione di un artista che nella deformazione della natura, le semplificazioni infantili, i colori a volte violenti, a volte delicati in un “pastellato” arduo da reperire in natura, ma reale e presente nel sogno, raggiunge dimensioni forse “scorte” in visitazioni sperate in altri mondi…
Artista delicato, poetico e ironico assieme, si avvale di teniche molteplici con raffinati esiti figurativi.
Luca Alinari nasce il 27 ottobre 1943 a Firenze, dove vive e lavora.
Giovanissimo, scopre la passione per la pittura e, come tutti i bambini, disegna e dipinge: diventa il suo modo preferito per comunicare.
Dopo aver frequentato la Facoltà di Lettere e Filosofia, all'inizio della sua carriera si occupa di critica letteraria.
Per alcuni anni lavora nel settore della comunicazione scritta e televisiva e nel 1979 fonda e dirige la rivista d’arte “Signorina Rosina” mentre vive attivamente all'interno del mondo intellettuale ed artistico.
La sua prima mostra personale risale al 1969 a Firenze e da allora Luca Alinari è considerato un intellettuale, attivissimo nel panorama culturale italiano, che si interessa di arti figurative, e a numerose opere teatrali d'avanguardia. 
Le sue sperimentazioni anticiperanno gli spunti e le idee di tanta pittura italiana, sviluppatasi a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, come il movimento “Nuovi-Nuovi” e la “Transavanguardia”.
Luca Alinari diventa presto uno degli autori più significativi dell’arte contemporanea, il punto di raccordo fra la generazione del post Pop Art. 
Nel corso degli anni, Luca Alinari, ha dipinto su materiali più vari, spaziando dall'affresco al plexiglass, dal legno alla stoffa colorata che, fissata sulla tela, permette all'artista di ottenere cromatismi personalissimi.
La sua vena artistica ha spaziato anche nella sculture in vetro di Murano, opere intensissime sia nelle forme che nei colori. Viene invitato alle maggiori manifestazioni artistiche come la Biennale di Venezia e la Quadriennale di Roma.
Le sue opere, costituiscono il diario fantastico ed affascinante delle vicende del nostro tempo: si esprimono attraverso una notevole precisione figurale, legata all'osservazione della natura, nelle evoluzioni delle stagioni, nei colori del cielo, nei colori delle foglie, nei gesti delle persone. 
I quadri di Alinari possono essere apprezzati e condivisi o turbare l'osservatore, ma certamente non lo lasciano indifferente, essi attirano lo sguardo e coinvolgono la natura più intima dell'uomo .
La mostra è visitabile fino al 24 giugno presso Palazzo della Fondazione Banca del Monte di Lucca – Piazza San Martino, 7 Lucca 
Orari di apertura: lunedì al venerdì 15,30 - 19,30; sabato e domenica 10-13 – 15,30 – 19,30.
Anna Scorsone

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La Castelli Gallery di Milano inaugura 
“Tra ieri e domani”,
mostra personale del pittore Andrea Parma

Giovedì 21 giugno, alle ore 19.00, la Castelli Gallery di Milano inaugurerà la mostra personale del pittore Andrea Parma, un artista che, per quanto giovane, ha già alle spalle numerose esposizioni collettive e personali, nonché la partecipazione ad un'iniziativa prestigiosa come il Premio Mondadori.
Laureato all'Accademia di Belle Arti di Brera, negli ultimi anni ha affiancato all'attività di scenografo una ricerca intensa e appassionata in ambito pittorico, elaborando uno stile originale che coniuga la lezione dei grandi maestri del passato a istanze più contemporanee. Al centro della sua indagine è facile riconoscere il colore come il soggetto prediletto di un discorso che si snoda lungo i sentieri della seduzione erotica e della memoria, vissuta o immaginata, di sensazioni intime e fuggevoli che imprimono nell'animo un ricordo edulcorato e mutevole. Quasi rapito dal dolce canto delle Sirene, l'artista ritrae giovani donne in pose statiche e languide, creando atmosfere metafisiche in cui il tempo appare sospeso e il silenzio lascia spazio al libero correre dei pensieri interrotto, forse, solo da qualche parola debolmente sussurrata. Una inquieta linea scura percorre i profili quasi ad accarezzare le forme morbide e armoniose, sosta nelle zone d'ombra e si assottiglia sempre più nei punti in luce ma senza interrompersi; segue un moto lento, metodico e attento che dimostra concentrazione e il desiderio di ricreare mimeticamente l'unico dato oggettivo della scena raffigurata, ovvero il corpo della modella, riproponendo fedelmente la sua plasticità. Il gusto per la linea di demarcazione richiama alla mente il preziosismo rinascimentale della bella maniera toscana ma anche la suggestione delle stampe giapponesi e l'effetto cloisonnè tanto caro agli artisti fauves. Proprio alla tradizione fauves sembra ispirarsi l'acceso cromatismo di Andrea Parma, che sceglie di impiegare il colore in modo libero, impulsivo, e in funzione anche emotiva, oltre che costruttiva. Steso sulla tela in pennellate piatte e corpose, si dispiega in un ampissimo ventaglio cromatico che varia dai rossi sanguinei ai bruni tenebrosi, dai gialli luminosi agli azzurri cristallini, dalle pallide tonalità pastello degli incarnati alle intense tonalità fredde degli sfondi. Una varietà corale riccamente espressiva necessaria per scoprire ogni piega dell'inconscio e per svelare la tensione erotica tra la modella e il pittore, testimone – o protagonista – di una situazione che, aldilà dell'affascinante e intrigante gioco della seduzione, rivela enigmatici rapporti psicologici e inquiete solitudini. L'accostamento sapiente dei colori tende infatti a evocare la realtà, piuttosto che proporre la sua rappresentazione, lasciando l'artista libero di esprimere l'esigenza di proiettare fuori di sé tensioni vitali, dubbi e incertezze di carattere esistenziale, dando voce a quegli interrogativi che possono essere condivisi anche dallo spettatore. Gli acquerelli e le tele ad olio di piccole dimensioni, pur suggerendo raffinate indagini psicologiche, riconducono sempre e comunque l'animo di chi osserva al primo stadio della visione, ossia al piano di lettura più superficiale, puramente sensuale, piacevole ed esteticamente armonioso. Come abili ammaliatrici, le donne raffigurate in questa serie di lavori non mostrano quasi mai il volto, sottraendosi in parte al nostro sguardo curioso e indagatore e lasciandoci avvinghiati al dubbio che si tratti di un pudore veritiero o di una ritrosia artefatta.
Le opere di grandi dimensioni mostrano invece un'evoluzione artistica interessante tanto dal punto di vista dello stile che del contenuto. Il corpo femminile mantiene la sua fisicità e la sua importanza quale emblema dell'anima messa a nudo ma non è più il soggetto figurativo principale dell'opera, non è più l'unico. Come nelle raffinate tele di Klimt, il corpo incontra ora altri corpi, si fonde con essi in un intreccio vitale di identità in cui non è più possibile riconoscere il singolo individuo. La lettura si fa più complessa, più enigmatica. Nelle opere di Andrea Parma si è insinuato un discorso di analisi sociale? Oppure il gioco erotico si è articolato aprendo una finestra sulle relazioni saffiche? Quello che è certo, è che si è spezzato quell'incanto metafisico, rassicurante, suggerito dalle opere precedenti. Le figure appaiono sofferenti, contorte, rielaborate in chiave espressionista. Ora, ad essere messa a nudo non è più l'anima della figura ritratta ma la tela, che appare in tutta la sua spoglia ruvidezza, mero supporto di una pittura che si esprime con una libertà orgogliosa, ferma e sicura. I contorni vengono valicati, le linee si frammentano in segni rapidi e profondi, i colori non descrivono più curve voluttuose e sfondi decorativi ma accentuano movimenti e pose precarie. Tutto è ora in movimento, tutto è ora in divenire. E la nostra curiosità intellettuale, che fino a poco fa si compiaceva nel riconoscere i dettagli di un racconto dal tono vivace e malizioso, è chiamata a compiere uno sforzo, nel tentativo di cogliere quella Verità nascosta che Andrea Parma ci sta mostrando.

ANDREA PARMA
Nato nel 1973 a Milano, vive e lavora a Cormano (MI). Diplomato in scenografia all'Accademia di Belle Arti di Brera negli anni ha affiancato all'attività di scenografo una intensa e personale ricerca pittorica, che ha presentato in numerose personali e collettive. 
In particolare, si segnalano: 
2007 – La collettiva presso MAC Marotta / Mondolfo Arte Contemporanea, Villa Valentina, Mondolfo (PU) e “L'invenzione dell'arte”, Complesso Monumentale di Sant' Agostino, Mondolfo (PU).
2009 - “The new edge of contemporary art”, Torre Ennagonale, Imperia; Premio Artistico “L'Acqua, la Natura e le Donne,” Fortezza Firmafede, Sarzana (SP); “La fabbrica della cultura con l'upper class”, Forte dei Marmi (LU).
2010 “Dal diario di un artista vorrei essere...Kandiskij”, Forte dei Marmi (LU); “Il colore senza partito preso” Galleria Arte in Movimento, Sarzana (SP); “Corpi”, Galleria Open Art, Milano. 
Sito personale:
www.andreaparma.net

“Tra ieri e domani” - Mostra personale di Andrea Parma
21 giugno – 2 luglio 2012
a cura di Emanuela Rindi
INAUGURAZIONE: giovedì 21 giugno, ore 19.00
Castelli Gallery
Via Cerano, 15 – 20144 MILANO
Orari: Tutti i giorni dalle 7:30 alle 23:30.
INGRESSO LIBERO
www.castelligallery.it
Ufficio Stampa: Rindi Art | info@rindiart.it

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La voce del vento è il titolo della mostra che si è inaugurata a Taranto del maestro Giampaolo Talani

I personaggi, che Talani presenta, tutti oli su tavola o tela, sono personaggi incappottati dal volto senza volto, le ombre, i capelli carpiti dal vento e le cravatte che rifiutano la loro elegante postura per danzare scompostamente, e le valigie siano esse griffate o di umile cartone ci portano a fantasticare, ed allora giungiamo ad una conclusione, forse esatta o forse sbagliata, che in ogni caso stimola la nostra fantasia. Immaginiamo che esse contengono tutto l’infinito o una realtà che si nasconde in un angusto e buio spazio; speranze, umili realtà, gioie, dolori, disillusioni e tanto altro ancora. Gli oggetti del ricordo, sono tutti elementi che si ripetono spesso nella pittura di Talani, da esse traspare quella malinconia intimista di chi si prepara al viaggio. Forse il segreto può essere svelato osservando l’essere impettito che sosta accanto alla sua valigia, o la regge con sicura noncuranza per il manico: un emigrante? Un viaggiatore di commercio o per svago? Poi ci sovviene di osservare gli occhi perché, attraverso gli occhi di quegli uomini, vediamo ciò che alberga nelle loro anime. I visi ritratti non sono mai personaggi della realtà, ma rispecchiano la sua anima nostalgica: 
armonicamente dipinti con un ordine ed un ritmo dal valore compositivo che riecheggia quello dell'affresco, di cui Talani è uno dei pochissimi grandi Maestri nel mondo. La musica, altro tema molto amato dall'artista, si illumina dei colori più caldi e coinvolgenti, a risaltare le figure dei musicisti. 
Il suo percorso artistico è caratterizzato da personali tra le tematiche delle “Storie del Marinaio”, “Storie Nuove”, “I giorni e l’Estate”, “Un forte vento di mare”, “Cercatori di pesci”, quindi “Storie Salate” e Finisterre – Partenze, le ultime due, rimarchevoli mostre pubbliche del 2000 e 2002. 
All’età di ventiquattro anni riceve l’incarico di affrescare la Chiesa di San Vincenzo Ferreri in San Vincenzo (Livorno), dove all’interno ospita un ciclo di affreschi di Giampaolo Talani, eseguiti fra il 1979 e il 1987, raffiguranti dodici episodi della vita di Cristo. Ha portato a termine il complesso lavoro in nove anni, seguito sin dalle fasi preparatorie dalla stampa e dalla RAI.
Il vasto cielo (oltre 200 mq. di pittura), gli valgono altre importanti commissioni: La pala d’altare per la chiesa di S. Croce in Populonia, gli affreschi per il santuario della “Madonna del Frassine” a Grosseto. 
Tutte le opere di Talani sono dense di spessore coloristico, ma quello che è più importante è la risonanza vitale rappresentata: Il mare, le spiagge, la sabbia caratterizzata dal sommovimento delle onde, i pesci ancora vivi nelle mani di allucinanti personaggi.
Le opere di Talani si impongono per la forte espressività, a volte sorretta da azzurri riposanti, a volte da rossi violenti: è un contributo cromatico alla riflessione.
La curiosità che gli è propria, lo ha indotto a coltivare i generi tradizionali della pittura ed a sperimentare anche altre tecniche compresa l’incisione e la pittura a fresco di cui è, tra i contemporanei, uno dei pochi profondi conoscitori. 
In virtù di queste qualità, nell’ambito delle celebrazioni di Stato per il bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi, il suo dipinto l’Ombra dell’Eroe” è stato consegnato al Presidente della Repubblica Giorgio Napoletano così da arricchire la pinacoteca del Quirinale, mentre l’Opera “Mille Uomini” è entrata a far parte della collezione del Museo del Risorgimento, al Vittoriano di Roma.
La sua pittura è particolarmente apprezzata anche negli Stati Uniti e Giappone. 
Ha inoltre scritto e pubblicato numerose raccolte di pensieri, racconti e poesie, e proprio dai suoi scritti sono stati tratti numerosi adattamenti teatrali; scrive periodicamente per rubriche di costumi su quotidiani nazionali.
Di lui si sono interessati numerose personalità della cultura e dell’arte come Umberto Cecchi, Giovanni Faccenda, Vittorio Sgarbi, Maurizio Fagiolo dell’Arco, Domenico Guzzi, Nicola Miceli, Tommaso Paloscia ed altri. 

La mostra è visitabile fino al 30.6.2012 presso La Saletta dell’Arte – Via Duca degli Abruzzi, 51 – Taranto – tutti i giorni – orari 10,15/13.00 – 17.00/21.00 escluso il lunedì mattino.
Anna Scorsone 

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Ettore De Conciliis
Scavi di Ostia, Ostia Antica (RM)
La Soprintendenza Speciale per i Beni Archelogici di Roma Mariarosaria Barbera e Angelo Pellegrino, hanno inaugurato la mostra dal titolo: Percorsi del Tevere di Ettore De Conciliis. 
La mostra, curata da Giorgio Van Straten, organizzata da Il Cigno GG Edizioni, Assessorato alle Attività Produttive, al Lavoro e al Litorale, partecipa per la valenza che la mostra può dare, al sito di Ostia Antica e per l’indotto che le attività commerciali presenti sul litorale potranno ottenere.
L’esposizione raccoglie le sue riflessioni che scaturiscono dai corsi d’acqua, il Tevere su tutti, un giuoco di corrispondenza e dialoghi che si avvalgono di fiumi e marine che coinvolgono l’osservatore. De Conciliis riesce a trarre dal luccichio della natura, lo splendore dei fasti di una civiltà trascorsa, ma carica di significato e ancora presente tra le rovine della pietra, segno di un percorso che ha dato vita al mondo. In questi luoghi naturali da lui amati , trova la sua ispirazione, traducendo le forme e i ritmi della natura in immagini vibranti di luce solare. I suoi alberi, le sue strade, i suoi specchi d’acqua evocano la serenità, la calma e l’indifferenza della natura verso le cose umane. L artista dice di sé: Guardo alla natura con reverenza e voglio catturarne la bellezza, le complessità e le armonie che si presentano al mio sguardo. Apprezzare la natura attraverso l'arte significa diventare più consapevoli della nostra vera essenza. È un modo per collegarsi alla realtà. 
Come specifica lo stesso curatore della mostra: «Questo dell’acqua e dei suoi riflessi è il centro della produzione di De Conciliis nell’ultimo periodo e in questa mostra in particolare. Come si sa l’acqua può essere metafora di tantissime cose, ma in questo caso più che una metafora, mi sembra un mezzo per arrivare a parlare di altro, come se l’indagine, soprattutto quella di un artista che non deve dare risposte, piuttosto costruire domande, volesse condurti a guardare il mondo con filtri diversi: gli oggetti riflessi, nella loro indeterminatezza, chiedono più attenzione di quanta gliene possiamo dare quando li osserviamo direttamente e li riconosciamo senza difficoltà. Di fronte ai quadri De Concillis, invece, si richiede immaginazione, la capacità di ricostruire delle storie, la cui durata si misura in decenni, forse in secoli». I dintorni della città di Roma rappresentano già nella sua produzione pittorica la chiave della sua ispirazione. La mostra vede l’esposizione di circa trenta opere, la maggior parte delle quali realizzate appositamente per questa esposizione. 
Una mostra pensata come un nuovo invito al Grand Tour, focalizzato su Ostia, facendo rivivere nei riflessi sull’acqua un sito che brilla di storia, “penalizzato” dalla vicinanza alla Capitale. 
Ettore De Conciliis importante esponente dell’arte contemporanea italiana, ha intrapreso e portato avanti un percorso artistico intenso e complesso, sia sul piano dei contenuti che su quello stilistico. Inizialmente, infatti, l’artista focalizza il suo sguardo su una pittura impegnata, la cui spinta creativa si concretizza nella rappresentazione di istanze politiche e sociali e attraverso lo studio di tecniche pittoriche essenziali, quali la pittura murale e la Land–Art. Ne è un chiaro esempio il Memoriale di Portella della Ginestra, la sua più importante opera pubblica territoriale realizzata in Sicilia nel 1980. In essa, sulle traettorie dei proiettili esplosi dalla banda di Salvatore Giuliano nell’eccidio del primo maggio del 1947, sono stati collocati massi-sculture in un insieme plastico ed architettonico. 
De Conciliis ha partecipato e continua a partecipare a importanti rassegne d’arte in Italia e all’estero. Sue opere fanno parte in USA delle collezioni: Jack Tanzer – New York, Larry Curry – Los Angeles. Nel 1992 viene pubblicata la prima monografia in lingua inglese sulla sua pittura, poi edita da A. Mondadori. Ha esposto nel 1980 alla Madison Gallery, Toronto; a Roma nel 1986 alla Galleria d’Arte Moderna Rondinini; a Ferrara nel 1987 Palazzo dei Diamanti; a Roma nel 1988, Museo di Roma, Palazzo Braschi; a New York nel 1989 Hammer Galleries; a S. Francisco nel 1997, Kirk and Weiskopf Gallery; a Palermo nel 2010 un’antologica a Palazzo Sant’Elia dal titolo “Ettore De Conciliis, Opere dal 1982 al 2010”
Catalogo Il Cigno GG Edizioni 

Scavi di Ostia 
via dei Romagnoli, 717 - Ostia Antica (RM) 
Orari da martedì a domenica 9,00-13,30|14,30-19,00 lunedì chiuso fino al 5.11.2012
Ingresso: 8.50 euro
Anna Scorsone

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In viaggio con Matilde di Canossa
per scoprire antichi castelli, scenari e sapori unici sulle orme di un grande personaggio femminile del nostro Medioevo
Presentato in conferenza stampa alla sede della Provincia di Reggio Emilia un nuovo itinerario culturale firmato CartOrange per riscoprire una figura chiave del Medioevo nel territorio reggiano

Per le donne conquistarsi un posto in ruoli di potere non è facile oggi, figuriamoci nel Medioevo. Eppure una donna riuscì a unire sotto il suo comando un territorio pari a quasi un terzo dell'Italia e altamente strategico per i collegamenti tra Europa e Roma, e costrinse a uno storico incontro riconciliatore l’imperatore Enrico IV e papa Gregorio VII. Una donna che oggi fa parte del mito anche per la sua vita sentimentale travagliata e per la sua devozione, ma che unì a questi tratti anche delle abilità strategiche e una determinazione che la fecero diventare una delle personalità più potenti del suo tempo. Si tratta di Matilde di Canossa, personaggio di indubbio valore, anche se con lati enigmatici e contradditori, che riuscì a farsi valere in un’epoca dominata da intrighi, battaglie e scomuniche. 

A questo personaggio è dedicato l’omonimo Viaggio nel Tempo di CartOrange, leader dei viaggi su misura che ha voluto accendere i riflettori su questa figura ancora moderna. «Matilde è un personaggio chiave della sua epoca, ma rimane comunque poco conosciuta –spiega Gianpaolo Romano, amministratore delegato di CartOrange–. Seguirne le orme ci dà l’occasione di costruire un viaggio che contiene tutti gli ingredienti che cerchiamo: arte, cultura, natura, una storia avvincente da raccontare insieme agli storici. E anche piacevolezze enogastronomiche uniche. Per noi “andare a Canossa” non è più solo sinonimo di umiliazione e perdono, ma anche di un’indimenticabile esperienza a cinque sensi». L’itinerario è stato presentato il 3 luglio durante una conferenza stampa organizzata dalla Provincia di Reggio Emilia, che sostiene il turismo culturale e ha deciso di investire sulle Terre di Canossa.
Spiega Silvia Romagnoli, storica e archeologa dell’Università di Bologna che cura la parte storico-scientifica dei viaggi di CartOrange: «Il nostro itinerario è dedicato sia a chi non ha mai visitato questi luoghi, sia a chi già li conosce. Comprende destinazioni poco conosciute e altre già note che però, senza conoscere il contesto e la storia, si possono vedere con occhi nuovi. I Viaggi nel Tempo servono proprio a questo: lo storico accompagna per mano nel viaggio, incuriosendo i partecipanti con una lezione preparatoria e poi guidandoli sul posto. In una storia fatta di uomini, il nome di Matilde riecheggia quasi come un mito, una leggenda, e sarà quindi ancora più affascinante scoprire che tutto è accaduto per davvero». 

L’Emilia Romagna è la quarta regione in Italia come destinazione per i viaggiatori culturali: è scelta dal 14,1% degli italiani. Il merito è anche di proposte articolate e mirate come questa, in cui la riscoperta di un personaggio storico importante si abbina a luoghi di rara bellezza e anche a un itinerario enogastronomico. Il Viaggio nel Tempo di CartOrange ripercorre la vita di Matilde, fin da quando, a 9 anni, si trovò erede di un territorio che si estendeva dalla Lombardia al Lazio, dall'Emilia alla Romagna, dalla Liguria alla Toscana. Ci recheremo sull’appennino reggiano, nel cuore del suo feudo, per visitare il Castello di Montecchio e il Castello di Bianello, dove Matilde accolse Enrico V, figlio del suo storico nemico l’imperatore Enrico IV e dove nel 1111 fu incoronata vice regina d’Italia, “Super ligures et longobardes”. Da qui percorreremo il cosiddetto “Sentiero di Matilde”, una rete di sentieri segnalati dal CAI, da percorrere anche a piedi, che collega le principali località naturalistiche e storiche della collina reggiana. Prima tappa sarà il Castello di Canossa dove, nel freddo inverno del 1077, l’imperatore Enrico IV attese per tre giorni e tre notti, scalzo e vestito solo di un saio, prima di essere perdonato dal papa Gregorio VII, che l’aveva scomunicato. Recentemente rilanciato dalla Provincia, il Castello ospita un nuovo ufficio di informazioni turistiche ed è sede di una serie di iniziative di animazione culturale e didattica. Proseguiremo poi ai castelli di Rossena, Sarzano e Carpineti. Con un breve trekking arriveremo alla Pieve di San Vitale, per poi visitare l’Abbazia di Marola e la Pieve di Toano, una delle più antiche diocesi reggiane, un piccolo gioiello nascosto tra le montagne. Ultima tappa è la Pietra di Bismantova, simbolo del territorio dell’Appennino Reggiano nonché luogo sacro e di preghiera fin dai tempi antichi: «Quando Dante parla di Matilde nel Purgatorio –ricorda Silvia Romagnoli– idealmente la colloca proprio su questa rupe».
Molti anche gli eventi che hanno luogo in queste terre, come il Corteo Storico di Quattro Castella, con centinaia di persone in costume che rievocano l'episodio della sosta di Enrico V, e la rievocazione storica di Canossa in cui 500 persone celebrano il famoso perdono di Enrico IV. «I Viaggi nel Tempo –spiega ancora Silvia Romagnoli– danno importanza anche a questi eventi, cercando di farli conoscere in tutta Italia, coperta dalla nostra rete di Consulenti per Viaggiare®. Così da un lato si promuovono gli eventi organizzati dagli enti locali e dall'altro si offre un turismo di tipo nuovo, dove insieme alla fedeltà storica, alla ricostruzione, è possibile anche vivere momenti di folklore, momenti che rimarranno impressi nella memoria facendo ricordare con emozione il viaggio e i luoghi visitati».

I Viaggi nel Tempo di CartOrange
Viaggiare con accanto un esperto per valorizzare le esperienze fatte in tour oggi è possibile grazie a CartOrange. La nuova formula dei Viaggi nel Tempo accompagna per mano i partecipanti alla scoperta della storia grazie a un percorso guidato che inizia già a casa, grazie a video lezioni preparatorie tenute da storici e archeologi, che si possono seguire via web in diretta, prima della partenza. Gli stessi esperti, poi, partecipano di persona al viaggio: si ha così sempre al proprio fianco una guida appassionata e preparata, pronta a far rivivere le emozioni della Storia e a spiegare tutti quei dettagli che, per un non addetto ai lavori, è difficile cogliere. Anche il catalogo è organizzato in modo innovativo: «Abbiamo diviso gli itinerari in tre sezioni, in modo da poter individuare con facilità l'argomento che più interessa -spiega Silvia Romagnoli, archeologa dell'Università di Bologna che cura la parte storica dei viaggi-. I percorsi dei Grandi Personaggi fanno rivivere personalità come quelle di Elisabetta I d'Inghilterra, Napoleone e Ludwig II, il re delle favole. La sezione Meraviglie della Storia comprende sia gioielli dell'Unesco sia destinazioni meno note (Abruzzo, Molise e l'antica Sardegna). Infine ci si può lasciare incuriosire dagli Enigmi della Storia, partendo alla scoperta di Celti, Etruschi e Templari». I viaggi sono interamente personalizzabili sia negli itinerari che nei budget investiti, come prevede da sempre la formula di CartOrange, mentre la durata varia da uno a otto giorni. Si può scegliere in quale classe di alberghi soggiornare e anche in quale tipo di ristorante fermarsi per uno spuntino o una cena: la proposta comprende anche un itinerario enogastronomico da abbinare per “gustare” il viaggio a tutto tondo. Le esigenze del cliente sono in prima linea in tutte le scelte del viaggio. Le possibilità sono infinite: gruppi di familiari o amici, di almeno 8 persone, avranno il loro itinerario su misura, partendo quando vogliono, mentre chi parte individualmente può aggregarsi ai viaggi già programmati. Per informazioni: www.cartorange.com.

CartOrange - Viaggi su misura. CartOrange (www.cartorange.com) è la più grande azienda di Consulenti per Viaggiare®, attiva in Italia da oltre dieci anni con più di 400 professionisti e svariate filiali sul territorio nazionale. Conoscenza approfondita del viaggiatore, studio minuzioso di ogni destinazione, visite periodiche presso le strutture alberghiere e formazione costante sono alcuni degli ingredienti che permettono ai Consulenti per Viaggiare® di CartOrange di proporre ai viaggiatori esperienze uniche e su misura.

Ufficio Stampa CartOrange: Eo Ipso
Silvia Perfetti - 346 9488777 - sperfetti@eoipso.it
Miriam Giudici - 346 3907608 - mgiudici@eoipso.it

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Testo
Premio Basi 2012 – i finalisti del concorso - A Grosseto da giovedì 5 luglio, nella cornice del Cassero Senese (MAPPA), la mostra degli artisti finalisti della seconda edizione del Premio Basi – progetto di Barbara Madrigali e Silvia Petronici - concorso di arte contemporanea tra i più interessanti per l’arte emergente italiana. Un evento interamente dedicato all’acqua, tema su cui si sono concentrate le opere dei83 artisti selezionati che esporranno in cinque diverse location della Maremma: dalle sorgenti del Fiora e del’Ermicciolo al mare di Castiglione della Pescaia, passando per la suggestiva ambientazione della Cava di Roselle e, appunto, per il monumentale Cassero Senese nella città di Grosseto. Al Cassero Senese di Grosseto giovedì 5 luglio si terrà la serata di premiazione dei quattro vincitori perle tre diverse categorie, site specific, scultura pubblica e disegno. MAE Milano Arte Expo è media partner di Premio Basi. >> Oltre a ciò, il Premio Speciale Artist in Residence, scelti dalla giuria all’interno delle diverse sezioni tematiche: La Sorgente_LiquidaMente afFiora, La Cava_Water Sources, La Città_Water Tribe, Il Mare_SeeExitWay. La Giuria sarà composta da Daniela Cresti critica d’arte, Gianni Caverni giornalista, Mauro Papa direttore Cedav, Arabella Natalini Co-direttore del Centro EX3 Firenze, Silvia Petronici curatore di Premio BASI, Armona Pistoletto Cittadellarte – Fondazione Pistoletto e Patrizia Raimondi direttore della Galleria L’Ariete arte contemporanea Bologna. Gli artisti di Premio Basi si sono confrontati con i luoghi messi loro a disposizione dal premio seguendo l’ispirazione tematica che indirizza verso una riflessione sull’ACQUA (ecosostenibilità, comportamento etico, condivisione e redistribuzione delle risorse, tutela dell’ambiente naturale, riqualificazione dell’ambiente urbano, arte come fenomeno pubblico di grande valore sociale). PREMIO BASI 2012 FINALISTI categoria |Site Specific - sezione | LiquidaMente afFiora location | SORGENTE_SANTA FIORA 1. ANTONELLA BOZZINI, Fluidamente afFiora. DANIELA POLITELLI, Pesce rosso. DANILO SEREGNI, SiO2. DONATELLA IZZO, Following the rabbit. LEMEH42, I speak not loud or long. MAURO FALSINI, Elemento geotermico di base. NATALIE ROSSI, Intra Me. VERONIQUE POZZI e ATTILIO TONO, Circular Transformation. RUSSO PRAZAK, Deep dip. STUDIOMOBILE, Re-watering categoria |Site Specific - sezione | LiquidaMente afFiora location | SORGENTE_VIVO D’ORCIA CECILIA BORETTAZ, Storia naturale. CHIARA BETTAZZI, M.E.D.I.C.A.L. #05. DANIELA SPAGNA MUSSO, L’amore è blu. LE INTERMITTENZE, L’anima della sorgente. LUCA BIDOLI, H3O. MARIACRISTINA BETTINI, Fluidamente affiora. MASSIMILIANO PELLETTI, Waiting for the miracle. PETRIPASELLI, Il Pifferaio Magico. Da piccolo giocavo con pesci gommosi. STUDIOMOBILE, Jellyfish Farm categoria |Site Specific - sezione |Water Sources location | CAVA - PARCO DI PIETRA ACHILLE ASCANI, Immagini del cambiamento. CAMBRI RIMAURO, Fiora fecondo. FABRIZIO SANTONA, Contemporary EDEN. FORMICA, Humus. GABRIELE ROMEI, Respiro acqua. GASPARINI PIRINI, The source. La vita e l’acqua, l’acqua è la vita. GIUSEPPE ZANONI, Timeline. DE VECCHI IERA PAULON, InVersaMente. MICHELE LOMBARDO, Shifts of water categoria |Scultura Pubblica - sezione |Water Sources location | CAVA - PARCO DI PIETRA ANDREA MARCIANO’, Riflessione (rifiuto). ANTONIO SCARDUZIO, Swe (Slide Wave Energy). MADDALENA VIDALE, Scambiamoci un gesto di pace. MARCO MONDANI, Reset. MARIOTTI MAZZEO, Kami Mandyet. VERA GIAGONI, Io mi muovo (stele di Roselle) categoria |Disegno - sezione |Water Sources CAPPELLOSENZATESTA, Masochismo. CLAUDIO GASPARI, I am water. DIEGO PETROSO, Untitled (1), Untitled (2). ELVIRA BIATTA, Lavare a mano. FEDERICA GONNELLI, La caduta dell’acqua. FRANCESCA LONGHINI, Montagne a tratteggio. FRANCESCO LEVI, Nel vento ci sono gli odori pungenti degli acquitrini ai margini della strada, Gigawatt di potenza elettrica da fiumi di lacrime. GIORGIO MILANO, Molecole di H2O. GIULIA MAGAGNINI, Rottura delle acque. LISA CASTELLANI, Esercizio n.6: navigare a vista dal 2005 in poi. LUIGI FILOGRANO, Les flottantes. MARCO PACE, Tiktaalik nel Neto. MARIAROSARIA STIGLIANO, Cattedrale d’acciaio. MARTA COLOMBO, Poetiche iniziali. MAURIZIO L’ALTRELLA, The Source of Pan, Transfiguration I, The Source of Pan, Transfiguration II. MICOL MAGNI, Piscine. SABRINA CASADEI, Rooted in the centre of the world. categoria |Site Specific - sezione |Water Tribe location | CITTA’ DI GROSSETO Cassero Senese ANDREA CHESSA, Ri-nascere. ATTINIA, H2O. ANTONIO SCARDUZIO, H2O + toothbrush X biemonths. BIFIDO, Don’t work be happy. BRUNA CHERSONI, Sweet, sweet water, Movimento di stato nascente. CAMBRI RIMAURO, Carestia. FABRIZIO POMPILI, Tap Water. FABRIZIO SANTONA, S.O.S. contemporary EDEN. FIORELLA BOLOGNA, Sacrum. GIACOMO RICCI, Nature Express #1. GIAMPAOLO TERROSI, Tuba Innocenti. GRAZIA SIMEONE, Farfalle d’acqua. LUCA GRECHI, Dinamogenia. LUCIA AMALIA MAGGIO, Stato di equilibrio provvisorio. MARCO CASOLINO, Azione Albatro (Ali e Fede). MARCO MILIA, Impluvium. MARCO MONDANI, Equilibrio precario. OPLA +, Green Italia – Grosseto Open 2012. MAURIZIO DE ROSA, Fox Hunting. NATALIE ROSSI, Ninne nanne. PIETRO BONFANTI, Senza titolo. ROBERTO CIROLI, Numero acrobatico idrico. SARA RUSSO, Kokko categoria |Site Specific sezione |SeaEXITway location | MARE, Castiglione della Pescaia ANTONIO FALBO, Holy water. FRANCESCA CARAFFINI, Naufragio. STELLECONFUSE, Melting Pot Melting Pop. VERA GIAGONI, Io ricordo. VITTORIO TONON, Cascata Ufficio Stampa: STEFANO GENERALI tel. 3334068411 stefano.generali@gmail.com www.premiobasi.it – www.facebook.com/premiobasi 

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Fernando Botero,
Disegnatore e scultore
Per festeggiare i suoi 80 anni il maestro colombiano Fernando Botero ha scelto di animare l’estate di Pietrasanta, in Versilia, con un grande evento espositivo. S’intitola FERNANDO BOTERO: DISEGNATORE E SCULTORE ed è visitabile fino al 2 settembre 2012. “Il percorso espositivo – spiega con entusiasmo il sindaco Domenico Lombardi - si snoderà nel centro storico, in quelle piazze ed in quelle vie in cui Fernando Botero è solito trascorrere con la famiglia lunghi periodi dell’anno”. Di lunga data, infatti, è il legame creativo del maestro con la città, instaurato dagli anni Settanta. Nel 2000 è stato designato cittadino onorario di Pietrasanta. Disegnatore e scultore. Nella suggestiva cornice della piazza del Duomo, Botero presenta sei-sette bronzi monumentali, e dieci sculture di medie dimensioni collocate nella chiesa di Sant'Agostino insieme a un ciclo di acquerelli su tela appositamente realizzate per la mostra. e dunque inedito. Come inedita e di elevato interesse è la serie di 40 disegni, realizzati negli anni Settanta, che per la prima volta saranno presentati al pubblico nelle sale del chiostro di Sant’Agostino. Complessivamente saranno oltre 100 opere in cui il maestro si racconterà tra presente e passato. 
Personaggi generosamente rubicondi che lo hanno consacrato in tutto il mondo, forse in queste opere complice l’ambiente del circo. Dalle opere sia pittoriche che scultoree di Botero, nella loro evidente sovrabbondanza corporea, non scaturisce nulla di grottesco, anzi accoglie quei corpi con fattezze volutamente abbondanti con naturale piacere. Le opere di Botero sono considerate vere e proprie icone dell’arte moderna dai più grandi esperti a livello mondiale. A 12 anni lo zio lo iscrive ad una scuola per toreri, dove rimarrà per due anni (la sua prima opera conosciuta è un acquerello raffigurante un torero). 
Durante i suoi studi a Liceo esprime la sua passione per il disegno dipingendo soprattutto i tori e le corride. 
Affascinato dall'ambiente culturale della capitale, Bogotà, Fernando Botero vi si trasferisce e aderisce alla scuola muralista messicana guidata da Diego Rivera, pittore e muralista. A 16 anni espone le sue opere per la prima volta e collabora al giornale “El Colombiano”, disegnandone le illustrazioni per i supplementi domenicali. Nel 1952 Fernando Botero vince il secondo premio al Salone degli artisti di Bogotà e, con il denaro ricavato, si reca in Europa, per ammirare le opere di Francesco Goya e di Tiziano Vecellio al Museo del Prado, dove lavora come copista, mentre frequenta l'Accademia Reale San Fernando. Durante il viaggio passa per Parigi e si ferma in Italia, dove tra il 1953 ed 1955 scopre il Rinascimento italiano e studia la tecnica dell'affresco, esegue diverse copie dei lavori di Giotto e studia i molti artisti senesi.

Nel 1955 Fernando Botero torna in Colombia, dove è di moda l'avanguardia francese che si discosta fortemente dal suo stile. Nel 1966 viene organizzata la sua prima mostra personale in Europa, in Germania. Una nuova mostra, organizzata al Milwaukee Art Center, riceve critiche ampiamente positive. Inizia ad esporre regolarmente in Europa, a New York e anche a Bogotà.. Espone ripetutamente le sue sculture in tutto il mondo. Tra gli eventi di maggior rilievo la mostra delle sue enormi sculture sugli Champs-Elysées nel 1992, e varie mostre negli spazi pubblici di città europee nel 1994. 
Il 21 ottobre del 2007, sempre a Pietrasanta, vengono rubate delle statue di bronzo per il valore di circa 4 milioni di euro. Le opere si intitolavano "Adamo", "Il cane", "Gatto codone", "Donna con mano nei capelli", "Ballerina vestita", "Ballerina in movimento" e "Passero". Attualmente buona parte dei ladri sono ancora ignoti, ma nel maggio 2008 due delle statue sono state ritrovate e i responsabili arrestati. 
La mostra, come consuetudine espositiva di Pietrasanta è ad ingresso libero fino al 2 settembre 2012 Chiesa di Sant’Agostino – via Sant’Agostino n. 1 – Pietrasanta (LU) 
Anna Scorsone

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Un nuovo idioma grafico: l'Anestesia dell'Immagine di Claudio Fazzini

Prendendo le distanze e allo stesso tempo elaborando l'esperienza artistica del biennio compreso tra il 2008 e il 2009, dedicato al tema dell'Anatomia dell'Assenza o l'Elegante Leggerezza dell'Autodistruzione, Claudio Fazzini evolve il suo stile pittorico fino all'ideazione di un procedimento creativo concettualmente innovativo: l'Anestesia dell'Immagine.
Gli aspetti riformatori partono dalla realizzazione del supporto per arrivare ad un nuovo idioma grafico concepito mediante il metodo del compendio. L'esigenza dell'artista di ricorrere alla sintesi ravvisa un ritorno all'essenzialità e alla purezza della rappresentazione visiva, ormai oggi edulcorata da orpelli iconografici e da una sovrabbondanza di dettagli quantomai fine a se stessa.
Claudio Fazzini spezza questa tendenza contemporanea, rinunciando alla "veste" spettacolare dell'arte per orientarsi verso un recupero dell'essenza. E' così che nasce il potere comunicativo del "lineamentum", un repertorio grafico inedito e immediato, in grado di raggiungere una fruizione globale.
La ricerca artistica di Fazzini, di fatto, ha la prerogativa di oltrepassare nazionalità, religioni e culture in virtù di una straordinaria unità intellettuale, quale patrimonio prezioso dell'umanità.
Già dal supporto in seta l'artista marchigiano guarda all'Oriente, brevettando il quadro da arrotolare e trasportare agevolmente per una migliore diffusione dei suoi stessi contenuti. Il disegno si sviluppa dallo schermo centrale, quale finestra sul mondo, sempre relativa, soggettiva e parziale, benché essa sia per eccellenza espressione digitale di una realtà virtuale sia nelle relazioni, che nel vivere quotidiano.
Claudio Fazzini approfondisce così il tema attuale della rete e del narcisismo sociale, studiandone i comportamenti e le modalità comunicative di quella che, in sostanza, appare come una esasperata proiezione del sé.
Nell'Anestesia dell'Immagine l'oggetto d'interpretazione è la memoria, che, pur tradita o adulterata, costituisce il filtro dell'esistenza. Con evidenza si rintraccia un parallelismo con l'Anatomia dell'Assenza, dove il perno della rappresentazione verteva sulla negazione della memoria.
Una costante contaminazione tra passato e presente, tra finestre contemporanee e supporti antichi di matrice giapponese sembra condurre l'universo espressivo di Fazzini in direzione di un dialogo aperto e sincero.
La figura resta in ogni caso l'elemento dominante della comunicazione grafica dell'autore per raccontare con semplicità le complesse prospettive dell'identità umana nel sistema contemporaneo.

Info: www.claudiofazzini.it

Ufficio stampa:
Sabrina Falzone
info@sabrinafalzone.info

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Luoghi dell'arte tra musica, letteratura e poesia.

Sarà inaugurata venerdì prossimo 20 luglio alle 19 la mostra di Piero Guccione a Palazzo dei Normanni a Palermo. L'evento è promosso dalla fondazione Federico II in cooperazione con il centro studi Feliciano Rossitto di Ragusa e numerosi sponsor privati. A comunicarlo sono Francesco Cascio, Presidente della Fondazione Federico II e Giorgio Chessari, Presidente del centro studi Feliciano Rossitto di Ragusa.
Nelle opere di Guccione traspare una “dimensione romantica” spiega Giorgio Chessari, Presidente del Centro Studi – avvolge l’animo portandolo dentro un viaggio che è arte pura, in cui la Sicilia diventa “forma evocativa di trame letterarie”, come si nota in alcune opere che richiamano il tedesco Friedrich (con il suo “Viandante sul mare di nebbia”, 1818) o Hayez (con il suo “Bacio”, 1859) in cui si intravedono “architetture musicali di tensioni liriche, riconducibili al suo stile, al suo sentire, all'intensità del suo cuore”.
Come scriveva Claudio Alessandri in suo testo….Per Piero Guccione il sole della “sua” Sicilia non dardeggia infuocato il paesaggio, ma lo accarezza lieve in una luce diffusa che ne svela i più reconditi segreti, narrati con accento nostalgico; un accento non decadente, anzi sorretto da una forza interiore che riflette il passato di una terra tragica eppure sempre capace di donare visioni sognate, delicate, come la sensibilità di questo artista ispirato che oblia la tristezza facendo emergere il gioioso risuonare di antiche melodie. L’atmosfera vagamente surreale delle opere di Guccione esclude, spesso, la presenza dell’uomo; tranne che in rarissime eccezioni non è mai inserito nel paesaggio, come fosse un elemento perturbatore di un equilibrio “artisticamente” raggiunto da una natura “solitaria” eppure, non per questo, avara di messaggi, esaltate offerte poetiche di struggente bellezza. Il lieve sciabordio dell’infrangersi del mare su spiagge dorate, popolate da “parvenze” di alberi spezzati dal vento, monti appena accennati, giungono a noi come un sonno leggero che precede, di poco, un dolce oblio. Quello di Guccione è un racconto raccolto dal vento;di un vento che raggiunge spighe mature che ondeggiano come flutti danzanti di una saga narrata nelle notti chete di una campagna incantata; o, ancora, di un vento forte capace di spezzare tronchi e rami che continueranno a vivere come ruderi romantici a testimoniare antichi fasti. In Guccione, tutto, è sempre un inno alla natura…
Il Maestro Piero Guccione nasce il 5 maggio 1935 a Scicli: grazie alla complicità sensibile del padre abbandona gli studi classici per dedicarsi a disegnare e dipingere. Frequenta per un anno la Scuola d’Arte di Comiso, quindi l'Istituto d’Arte di Catania, dove si diploma nel 1954. Nell'autunno di quello stesso anno, poco dopo la morte del padre, si trasferisce a Roma. Qui frequenta l’Accademia di Belle Arti e tiene la prima personale nel 1960 alla Galleria Elmo.
Dal 1966 al 1969 è assistente di Guttuso all’Accademia di Belle Arti di Roma; ritornato in Sicilia alla fine degli anni Settanta - nel 1979 diventa titolare di Cattedra a Catania - l'attenzione esclusiva e poetica al paesaggio siciliano: l'azzurro del mare e del cielo, e i toni ramati della terra iblea colti nella loro essenzialità.
Nel 1993 ha partecipato alla mostra "Tutte le strade portano a Roma" a cura di Achille Bonito Oliva, al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Guccione ha inoltre illustrato alcune opere letterarie, tra cui: Stendhal Il rosso e il nero, Parenti Editore, Firenze 1963; Gesualdo Bufalino Rondò della felicità, Edizioni La Corda Pazza, Trento 1992; Giovanni Verga Cavalleria Rusticana, Edizioni Erreti, Bagnara di Romagna (RA) 1995.
Gli anni Settanta e Ottanta sono caratterizzati da opere dominate dall'azzurro del mare, creazioni che vengono esposte in una famosa mostra alla galleria parigina di Claude Bernard. Accanto alla pittura, in questi anni si dedica al pastello, con numerose serie che testimoniano una rinnovata autonomia e compiutezza della tecnica.-
La mostra resterà aperta al pubblico fino al 7 settembre 2012 e sarà visitabile tutti i giorni, dal lunedì al sabato dalle 8,15 alla 17,40, domenica e festivi dalle 8,15 alle 13,00 Costo del biglietto € 3,00 - biglietto mostra e Cappella Palatina € 9,00 - biglietto mostra, Appartamenti Reali e Cappella Palatina € 10,00.
Per info www.federicosecondo.org. 
Anna Scorsone. 

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MADAMA BUTTERFLY E SALOMIYA AMBROSIEVNA KRUSHELNYTSKATORNANO A RIVIVERE INSIEME DALLE SAPIENTI MANI DI RUSLAN IVANYTSKYY

Gran Teatro all’Aperto Giacomo Puccini - Torre del Lago Puccini (LU)
sabato 21 luglio 2012, ore 18,00
Nell'800 un famoso scrittore inglese, William Wordrsworth, rifacendosi all'idea greca di catarsi tramite il teatro, scrisse che ogni qualvolta noi assistiamo ad un'opera, nel senso più ampio del termine, sia essa lirica o teatrale, mettiamo in atto quella "sospensione volontaria dell'incredulità che costituisce la fede poetica"...ovvero quando assistiamo ad una rappresentazione sospendiamo le nostre resistenze e crediamo davvero che quello che accade in scena sia realmente accaduto...il teatro come rappresentazione della vita, come alter ego e specchio dei nostri stessi sentimenti...ecco forse la vera grandezza del teatro...Catarsi, una rinascita, una purificazione tramite la rappresentazione. (Alessandro Braghin)
Il Teatro: alito di vento rigeneratore che da 30 secoli accompagna l’uomo nelle sue espressioni con i linguaggi del corpo, della mente e dell’anima, danza incessante alimentata dal sacro fuoco ad elevare lo spirito. Alito di vento, alito di vita che dal nostro fantastico subconscio si traspone sul palcoscenico, trasmettendo emozioni profonde.
Alito di vita che accompagnò fin da bambina l’attrice-cantante lirica Salomiya Ambrosievna Krushelnytska. 
Lo stesso alito di vita che lo scultore Ruslan Ivanytskyy, di nazionalità ucraina come la Solomiya, fa rivivere oggi con l’opera vincitrice del progetto internazionale “Scolpire l’Opera”, promosso dalla Fondazione Festival Pucciniano di Viareggio, che coniuga la pittura e la scultura dei grandi artisti contemporanei e la musica immortale del compositore più amato nel mondo presentando “Madama Butterfly” raffigurata nel mezzobusto di colei che per prima portò al successo questa opera pucciniana, Salomiya Ambrosievna Krushelnytska. 
“L’arte nel suo mistero le diverse bellezze insiem confonde...” (Tosca), così i due volti e le due storie si fondono indissolubilmente in una, due donne e il loro grande spessore nel teatro e nella vita. Tanto che lo stesso Puccini ebbe a dichiarare che Salomiya e Madama Butterfly erano un tutt’uno, e fece dono all’attrice di un ritratto che la rappresentava in quelle vesti.
L’operà di Ivanytskyy rimarrà patrimonio della Fondazione Festival Pucciniano nel Foyer del Gran Teatro all’Aperto Giacomo Puccini di Torre del Lago Puccini, insieme a quelle di altri grandi artisti che dal 2000 si susseguono: Kan Yasuda, Igor Mitoraj, Jean‐Michel Folon, Arnaldo Pomodoro, Pietro Cascella, Nall, Ugo Nespolo, Roger Dean, Franco Adami.
Laura Lucibello
Ufficio Stampa APAI
Associazione per la Promozione delle Arti in Italia
tel. 06 30893615 - 333 5994451 - info@apaiarte.it

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DIARIO SENZA DATE: MOSTRA ANTOLOGICA DI FILIPPO DE PISIS 
A Riccione la cultura non va in vacanza, anzi, sarà protagonista dell'estate 2012 e dei festeggiamenti per i 90 anni del Comune, grazie ad un’importante esposizione dedicata a uno dei più influenti pittori del Novecento italiano: Diario senza date, mostra antologica di Filippo de Pisis (1896-1956); questo il titolo della mostra che si chiude il 2 settembre 2012 a Villa Franceschi, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Riccione
L’esposizione è curata dal critico d’arte Claudio Spadoni e da Daniela Grossi – responsabile comunale di Villa Franceschi –
La mostra si compone di 84 opere, comprese tra gli anni della prima produzione 1922 – 1923 e i primi anni cinquanta, che chiudono il ciclo creativo del pittore ferrarese: dalle vedute della città care all’artista alle composizioni floreali, alle nature morte, in particolare quelle legate alla vita di mare, ai ritratti.
Le opere in mostra, raccontano la vita dell’artista ha spiegato Daniela Grossi, nel suo testo – il percorso è stato suddiviso in sezioni che sappiano raccontare per temi quelli che sono gli elementi distintivi di De Pisis: i fiori, le vedute cittadine, i ritratti, le nature morte, tra queste le città adottive – Milano Venezia, Parigi – e le località del cuore, Cesenatico, Rimini, Riccione e Cortina– che ha ispirato le nature morte, in particolare quelle legate alla vita di mare. 
"Vogliamo sempre più collegare il territorio alla sua cultura - afferma il Sindaco Massimo Pironi - e De Pisis è sicuramente un artista che parla di noi e della nostra cultura. La prima opera di questa mostra è datata 1922: è l'anno della nostra autonomia comunale. Ci è sembrato dunque l'artista più adatto per coronare e rappresentare il ciclo di eventi di Riccione 90. E’ anche il modo migliore per dare risalto al nostro patrimonio delle ville storiche, Villa Mussolini e Villa Franceschi. La curiosa concomitanza con un'analoga mostra che Cortina dedica allo stesso pittore è un legame ulteriore tra due località che non sono in concorrenza tra loro e che sono unite da un blasone turistico di eccellenza". 
Filippo De Pisis nasce a Ferrara nel 1986, dimostra fin da giovane un temperamento intellettuale e inclinazioni letterarie, nonostante prendesse lezioni private di pittura. Si iscrive alla Facoltà di Lettere all'università di Bologna, iniziando nel frattempo a inserirsi nel dibattito culturale della sua città pubblicando i Canti della Croara nel 1916, lo stesso anno in cui incontra De Chirico, Savinio e Carrà, militari a Ferrara: un sodalizio che avrà influenze decisive nella sua formazione pittorica. 
L'incontro definitivo con la pittura, avviene nel 1923 durante il periodo che trascorre ad Assisi e vi si dedica sempre più assiduamente durante gli anni romani fino al 1926, anno in cui decide di trasferirsi a Parigi dove rimane fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale nel 1939. A Parigi De Pisis è affascinato dai dipinti degli Impressionisti e dai Fauves che assimila e poi rielabora ottenendo così delle composizioni estremamente personali, animate da una vena di malinconica poesia. 
Il percorso espositivo, oltre che avere una sede “distaccata” in alta quota tra le Dolomiti, si snoderà tra le sale di Villa Franceschi e quelle di Villa Mussolini, in un ambiente suggestivo, capace di rievocare le atmosfere della riviera tra le due guerre: quelle realmente vissute da Filippo De Pisis e descritte attentamente nei suoi diari e nelle sue lettere.
La mostra, inserita all’interno del cartellone di Riccione 90, è promossa dal Comune di Riccione in collaborazione con l’Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna, con il sostegno dell’Assessorato alla Cultura della Provincia di Rimini. Il catalogo della mostra è edito da Silvana Editoriale. 
Tutti i giovedì ed i sabato ore 21 visita guidata gratuita.
Tutti i giovedì ore 22 degustazione enologica e concerto (Villa Mussolini).
Tutti i martedì ore 21 laboratorio per ragazzi (Villa Franceschi).

Servizi a pagamento:
€ 5,00 degustazione enologica e concerto del giovedì;
€ 5,00 laboratori per ragazzi (ingresso alla mostra gratuito)

Villa Franceschi e Villa Mussolini: Orari di apertura mostra tutti i giorni dalle ore 20 alle 24.
Martedì e giovedì anche dalle 10 alle 13. Chiuso il lunedì. 
Biglietto ingresso: 5,00 intero, 
Ingresso gratuito fino agli 8 anni fino al 2.9.2012
a.s.

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Capolavori della Maiolica Castellana dal ‘500 al terzo fuoco. La Collezione Matricardi.

Con il Patrocinio di: Camera dei Deputati, Ministero per i Beni e le attività Culturali, Regione Abruzzo, Direzione Regionale per i Beni culturali e paesaggistici dell’Abruzzo, Direzione Regionale per i Beni culturali e paesaggistici delle Marche, Soprintendenza B.S.A.E. Marche, Provincia di Teramo, Camera di Commercio di Teramo è stata inaugurata la mostra: “Capolavori della maiolica castellana: dal ‘500 al terzo fuoco. La collezione Matricardi”. A cura della Dott.ssa Paola Di Felice.
L’esposizione presentata al pubblico, è una selezione di duecentoventi capolavori realizzati tra il Cinquecento e il Settecento per la maggior parte inediti.
Gli oggetti, tra cui brocche, fiasche, albarelli, chicchere, piatti e piattini, sono stati ordinati in un continuum narrativo nelle sale della Pinacoteca Civica di Teramo, in sequenza cronologica, a partire dalla produzione cinquecentesca, e per gruppi omogenei attribuibili allo stesso autore o alla sua famiglia. I capolavori rendono omaggio all’enorme valore della manifattura di Castelli, grazie ad un percorso rappresentativo per ogni epoca e per ogni famiglia di artisti, come i Pompei, i Cappelletti, i Gentili e i Grue che, nell’arco dei secoli, hanno reso famosa la maiolica castellana in tutto il mondo. I colori delle maioliche ricordano le tonalità naturali dei luoghi: il verde marcio dei boschi, alle falde del Gran Sasso, assieme a celeste, manganese, arancio e ramina (verde smeraldo). Questi due fattori hanno permesso una rilettura storica, iconografica e scientifica della produzione castellana e dei suoi artisti. La mostra intende proporre all’attenzione nazionale e internazionale la ceramica della manifattura castellana, dall’inizio del Cinquecento sino alla fine del Settecento, attraverso forme, colori e motivi tipici di questa produzione, magnificamente rappresentata dalla preziosa e ricca Collezione Matricardi, che si posiziona come una delle collezioni più interessante, insieme a quelle presenti nei musei internazionali.
Tracciamo una breve nozione storica della famiglia Matricardi: nel 1919 l’Ing. Giuseppe M. Matricardi, decise di costruire un grande stabilimento di produzione di maioliche nel tentativo di ridare vita a quella antica tradizione ascolana che si era fermata con la morte di alcuni soci nel 1856. A causa della perdita delle necessarie competenze in loco, Matricardi invitò le maestranze provenienti da Castelli in Abruzzo, famoso centro di produzione delle maioliche, con il preciso intento di recuperare l’attività ed istruire le generazioni future locali. La frequentazione di Castelli appassionò l’Ing. Matricardi alla plurisecolare produzione del luogo, già presente nelle varie collezioni pubbliche che private. I suoi acquisti hanno costituito il primo nucleo della collezione, proseguita poi dal figlio Francesco.
L’ultimo erede, l’Ing. Giuseppe Matricardi, attuale proprietario della collezione, appassionato collezionista e studioso della produzione ceramica castellana, ha provveduto ad incrementare la collezione con acquisti di capolavori dispersi in varie collezioni europee riportandoli in Italia. L’attuale Collezione Matricardi è di circa quattrocentotrenta opere da cui sono state selezionate le duecentoventi opere per la mostra. Essi testimoniano l’originalità della produzione castellana, che si distingue per tecnica e per iconografia di tutte le altre produzioni delle manifatture italiane ed europe. 
La mostra è visitabile fino al 31 ottobre 2012 presso la città di Teramo: Pinacoteca Civica, Viale G. Bovio 64100 - con i seguenti orari: da martedì a sabato: 9.00-13.00, 16.00-19.00 – domenica e festivi 10.00-13.00, 16.00-19.00 - lunedì chiuso. 
Ingresso intero € 5,00 – Ingresso ridotto (gruppi e studenti universitari) € 3,00 – Biglietto cumulativo € 10,00 - Biglietto scuola: € 3,00 comprensivo di attività didattica. – tariffa gratuita a disabili, giornalisti, guide turistiche e over 65.
Anna Scorsone

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LA DIMORA DELLE VERITA’ SILENTI DI ARMODIO 
La Dimora delle verità silenti è il titolo della mostra del maestro Armodio che si è inaugurata il 14 Settembre 2012, presso la Sala Duca di Montalto, Palazzo dei Normanni, Piazza del Parlamento 1, Palermo. 
All’inaugurazione hanno partecipato Cristina Acidini, soprintendente speciale per il Patrimonio storico, artistico ed etno-antropologico e per il Polo museale della Città di Firenze, e Stefano Zecchi, scrittore, giornalista e sociologo.
Armodio presenta circa quaranta opere inedite realizzate nell’ultimo anno. Una mostra che ripropone i temi cari all’artista, la cui pittura unisce una raffinata vena umoristica e surreale ad una tecnica di esecuzione straordinaria. 
Oggetti di uso comune, trasfigurati in un contesto privo di sfondo. hanno un non so che di sapore antico, una caratteristica uniforme negli anni, ma che non pecca di ripetitività, è un racconto vario come se questo raffinatissimo artista, ad imitazione dei viaggiatori del “Grand Tour” di fine XIX sec., vagasse con un taccuino ed una matita realizzando i particolari degli oggetti incontrati, pochi tratti che delineano la centralità di un insieme che, certamente, esiste ma che per Armodio non è indispensabile rispetto al particolare, lui e solo lui meritevole di essere rappresentato.
Oggetti comuni, per lo più di uso domestico, cuccume di varia foggia che contengono quel particolare strano che tipizza l’oggetto privandolo di un anonimato banale.
Tutto nell’arte di Armodio risuona di accenti culturali, di tecnica che affonda in una nobile antichità e coerenza, fedeltà ad uno stile entrato nel suo essere d’artista tanti anni addietro ed ancora oggi e per molti anni ancora, sarà il sigillo prezioso di un’artista che giunge dalle più lontane propaggini del tempo e proseguirà per giungere ad una meta da lui solo conosciuta.
Armodio, il cui vero nome è Vilmore Schenardi, è nato a Piacenza il 4 ottobre 1938, dove attualmente vive e lavora. Tra il 1951 e il 1952 frequenta l’Istituto Gazzola di Piacenza, pur non riconoscendovi grande importanza. Ben altro peso avrà lo Studio Spazzali o “Scuola di Piacenza”, dove da giovane apprende nuove tecniche trovando una propria identità e creatività. Nel 1954 abbandona il laboratorio di Spazzali e si trasferisce con Foppiani in uno scantinato dove si concentra sulla pittura; dopo aver cambiato studio, si unisce anche Carlo Bertè. Il grande successo per Armodio arriverà quando Lily Shepley riuscirà a vendere le sue opere negli Stati Uniti. Nel 1972 espone con successo le sue opere a Bruxelles. La fama di Armodio lievita e, dopo un fruttuoso soggiorno a Parigi torna in Italia conquistando sempre più mostre a lui intitolate. 
L’evento espositivo rappresenta una grande occasione non solo per la Sicilia, ma anche per l’Italia stessa, poiché l’artista, ormai pienamente consacrato in ambito internazionale, è solito esporre all’estero.
La mostra è curata dagli storici e critici d’arte Daniele Frignone e Giovanni Faccenda. ed accompagnata da un ampia monografia edita da Giorgio Mondatori.

La mostra è visitabile fino al 5 ottobre 2012 presso Palazzo Reale, Piazza Indipendenza.
Orari: lunedì – sabato 8,30 – 17,40
Domenica e festivi 8,15 – 13.00
Mostra e Cappella Palatina € 9,00
Mostra, Appartamenti Reali e Cappella Palatina € 10,00

Anna Scorsone

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PICASSO AL PALAZZO REALE, MILANO

Cresce l'attesa per la mostra di Picasso, che si terra' a Palazzo Reale a Milano dal 20 settembre al 6 gennaio. E' già partita la corsa ai biglietti: finora ne sono stati venduti 100mila, tra singoli e gruppi. Saranno esposte oltre 200 opere dell'artista, che ripercorreranno l'evoluzione della sua pittura dagli inizi fino all'ultimo periodo della sua vita. Nelle numerose opere esposte, si avverte una febbricitante ansia di contatto con una umanità rigenerata, ricondotta al primigenio stupore, dai tratti puri "sgorgati" da una mente ingentilita dal desiderio di rinnovata speranza; è evidente in Picasso il rifiuto di facili soluzioni, frutto più di accademiche sollecitazioni che di un reale sentire il bisogno di rinnovamento, di ricerca, ma anche di scontro. Saranno esposte oltre 200 opere, molte delle quali mai uscite dal Museo Picasso di Parigi, che affolleranno le sale di Palazzo Reale di Milano, in occasione della grande antologica dedicata al grande artista spagnolo Pablo Picasso.
Saranno esposti capolavori come: La Celestina, L’uomo con il mandolino, Ritratto di Olga, Due donne che corrono sulla spiaggia, Paul come Arlecchino, Ritratto di Dora Maar e la supplicante. Leggende e mito aleggiano attorno alla figura di Pablo Picasso, riconosciuto come genio indiscusso dell’arte del XX secolo. A partire dall’agosto del 1914, allo scoppio improvviso della Prima Guerra Mondiale, molti artisti, poeti e scrittori sono costretti a partire o vanno al fronte come volontari. Fra questi vi è anche Braque. Il compagno di avventura di Picasso tornerà solo nel 1916, ferito alla testa. Picasso noterà come l’amico sia completamente cambiato al punto che si rifiuta di andarlo a trovare in ospedale. Da allora si interromperà la loro collaborazione, che aveva permesso al Cubismo di nascere e imporsi come stile dominante dell’arte di quegli anni. Seguendo lo stile del Cubismo sintetica già ormai pienamente giunto a maturazione, Picasso, realizza una serie di constructions utilizzando materiali molto diversi. Tali costruzioni sono rivolti principalmente al tema della natura morta e vengono realizzate principalmente con carta, legno e metallo. Successivamente esegue il bicchiere di assenzio, una scultura modellata in cera composta di un cucchiaio da assenzio e una zolletta di zucchero, inseriti in una serie di sei bronzi costituita dagli stessi elementi. Il bicchiere di assenzio è la prima proiezione in forma aperta di un oggetto dell’intera avventura cubista.
Le costruzioni e le nature morte del 1914 rappresentano il tentativo di creare una cosmogonia cubista fatta di violini e chitarre, pipe e bicchieri, dadi e bottiglie, carte da gioco e giornali realizzate il più delle volte in legno. Il 1914 non è un anno felice per Picasso perché la guerra allontana i vecchi amici la mogli si ammala. Nel 1919 esegue una serie di ritratti con una tecnica che non aveva mai usato prima, la litografia, e abbina la produzione di opere a soggetto realistico con altre di ispirazione decisamente cubista. Venerato e ricercato da tutte le istituzioni si susseguono grandi commissioni per l’artista, tra i quali il monumento per il Civic Center di Chicago. Continua a creare come dimostrano le centocinquantasei incisioni intitolate Suite 156, realizzate tra il 1970 e il 1972 e, la serie di autoritratti dove compare l’immagine teschio quasi a scongiurare la propria morte che avviene l’8 aprile 1973 a Mougins. 
La mostra a cura di Anne Baldassarri sarà presentata dall’Assessore alla cultura Stefano Boeri ed è visitabile fino al 6 gennaio 2013
Palazzo Reale – Piazza Duomo 12, Milano 
Orari: lunedì, martedì e mercoledì: 8.30-19.30, giovedì, venerdì, sabato e domenica: 9.30-23.30 
Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura 
Biglietti: € 9,00 intero, € 7,50 ridotto, € 4,50 ridotto speciale 
Gruppi: € 9,00 gruppi di adulti nei giorni sabato, domenica e festivi, € 7,50 gruppi di adulti nei giorni feriali, € 4,50 gruppi di studenti delle scolaresche di ogni ordine e grado 
Le richieste vanno inviate a: 
Ufficio Gruppi Grandi Mostre Tel. 02-542727 Fax 02-54101046
Anna Scorsone

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“La tela colorata più lunga del mondo”Guinness World Record.

Domenica 23 Settembre 2012 presso il Corso Garibaldi nella cittadina di Castellammare del Golfo (TP) è stato presentato l’evento culturale dell’anno denominato:
“La tela colorata più lunga del mondo con il maggior numero di artisti partecipanti.
L’evento é stato organizzato dall’Associazione Italiana Arte e Cultura”Art in Progress” di Alcamo.
La partecipazione è stata numerosa gente comune, provenienti da tutta la Sicilia, i quali hanno avuto il compito di colorare la tela più lunga del mondo, con l’ausilio di pastelli a cera, ad olio, pastelli morbidi, grafite, matite colorate, carboncino, carboncini colorati, marcher ecc.
L’obiettivo principale dell’evento è stato quello di presentare e raccontare la Sicilia attraverso grandi opere in una unica tela. Il record battuto ieri 23 settembre e reso dal giudice Lorenzo Veltri è stato di 375 artisti partecipanti.
Storia, arte tradizioni, leggende e paesaggi di una terra, che ha avuto lo scopo di portare nel meraviglioso territorio che è sempre stato crocevia di commercio e di gente diverse. Nasconde tesori per ogni occasione, ha tanto da raccontare e da far vedere. Castellammare del Golfo, dove la cultura si abbraccia con il panorama. Una splendida spiaggia di sabbia finissima, e dove un tempo erano numerose le tonnare di Castellammare, Magazinazzi e Scopello; alcune delle quali sono sopravvissuti fisicamente sin quasi ai giorni nostri. Luogo incantevole intriso di storia e di leggende 
Gli storici sostengono che la tonnara di Scopello venne ricostruita e riutilizzata dagli Arabi conquistatori i quali tramandarono nei secoli questa nobile arte. L’ultima mattanza della tonnara di Scopello è avvenuta negli anni ottanta. La “Cialoma” (canto propiziatore dei tonnaroti per accrescere la loro forza nel tirare su le reti) echeggia ancora tra i magazzini che custodiscono le attrezzature e le barche, ancora in perfetta efficienza. Le abitazioni sono ancora come una volta, dignitose e confortevoli. Il castello edificato su una roccia all’estremità del porto dell’omonimo paese, originariamente circondato dal mare su tre lati e unito alla terraferma per mezzo di un ponte levatoio, che viene stabilizzato in muratura in un periodo imprecisato, ma certamente antecedente il 1845.
L’originario complesso medioevale è stato completamente alterato dalle ricostruzioni e trasformazioni di epoca moderna; e poi la produzione di fichi d’india, arance, limoni, mandorle e pistacchi e poi ancora il mare, il pesce azzurro insomma un insieme di molteplici elementi che rappresentano questo grande museo a cielo aperto che è la nostra Isola, ma che è anche Castellammare del Golfo che non è solo lo splendore del mare. 
Scenario dell’evento:
La gara ha rappresentato un momento in cui le persone comuni e non, innamorati dell’arte hanno potuto dimostrare le loro opere svolte a competere con il resto del mondo 
Hanno partecipato tutti senza limiti di età. 
I giudici del Guinness World Record hanno valutato se sono state rispettate le linee guida per l’aggiudicazione del primato Guinness World Record “ la tela colorata con il maggior numero di persone, Il record verificato all'istante e dichiarato ufficialmente sul posto dal giudice Lorenzo Veltri con 375 partecipanti e poi ufficializzato durante la serata della premiazione, avvenuto presso l’Arena delle Rose corso Bernardo Mattarella a Castellammare del golfo alle ore 21,00 .
Hanno allietato la serata i Calandra e Calandra, Leonardo Tartamella e il suo gruppo, ha presentato Vincenzo Canzone e Mirella Regina. A fine serata sono stati consegnati a tutti gli artisti i diplomi di partecipazione. 
L’evento è stato realizzato grazie al contributo del comune di Castellammare del Golfo, Provincia Regionale di Trapani, Assessorato alla Cultura Sport e Spettacolo, Regione Siciliana e Banca Unicredit. 
Anna Scorsone

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Le Sinergie connettive pittoriche di Anna Seccia
Evento organizzato in occasione della Giornata del Contemporaneo 

promossa da AMACI 

Ancora grande attenzione per le azioni dell’Opera Aperta” di Anna Seccia con la realizzazione di grandi tele di pittura collaborativa-connettiva, generatrici del “senso” e del “fare pittorico” attraverso le relazioni, il corpo, il suono, il colore e il gesto libero.
Infatti, in occasione dell’8° Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI (Associazione Musei Italiani) il 6 ottobre 2012, nello spazio di Sfera design di Pescara, in via Caduta del Forte 36, dal 6 al 25 ottobre 2012 verrà esposta l’opera collaborativa di grandi dimensioni “Sinergie”, mt. 4 x1,60 acrilico su tela, realizzata per la 7°Giornata del Contemporaneo 2011 dall’artista Anna Seccia, con il coinvolgimento degli studenti del Liceo Artistico Bellisario Misticoni di Pescara.
L’opera in esposizione verrà accompagnata da un video documentario, che ne racconta la nascita, esso è stato realizzato dagli studenti del Liceo Artistico sotto la direzione del professor Pierpaolo Serini.
L’opera nasce con un work in progress ideato dall’artista nella “stanza del colore”attraverso una componente ludica emotiva con un’esplorazione unica del colore, del segno e del suono con le musiche del Maestro Antonio Cericola per l’elaborazione del “senso” e del “fare arte” attraverso l’abbandono all’immaginario emotivo del “qui ed ora”.
Attraverso l’interazione con l’artista le sinergie di diverse personalità si sono incontrate in un momento corale e attraverso la pittura connettiva di Anna Seccia ogni singola voce ha avuto pari dignità nella dinamicità della composizione finale.
Ricordiamo che l’opera esposta, documenta il terzo step della singolare partecipazione di Anna Seccia al Padiglione 
Italia/Abruzzo della 54° biennale di Venezia 2011curata da Vittorio Sgarbi con l’Opera Aperta: L’arte è cosa mia, nostra.

Per l’8° Giornata del Contemporaneo il 6 ottobre 2012, troviamo ancora Anna Seccia impegnata nella realizzazione di un’altra singolare opera collaborativa di grandi dimensioni: “Sinergie di Fragmenta 100” che vede il coinvolgimento
ad un’azione partecipativa pittorica i cittadini di Francavilla al mare (CH) e le scuole del territorio nel Museo Michetti.

SFERA design: Via caduta del forte 36 - Pescara - 085.2924031 - www.sferadesign.net- http://blog.sferadesign.net/
Orario: lunedì-sabato 10-13 17-20
Ingresso: libero
Orario: 10-13 17 -20
Esposizione: dal 06 al 25 ottobre 2012
Email: info@sferadesign.net
Anna Seccia: www.annaseccia.it
AMACI Associazione dei Musei d’arte Contemporanea Italiani - www.amaci.org 

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Bruno Cassinari
Fondazione Corrente, Milano
La Fondazione Corrente in occasione del centenario della nascita, propone un'antologica di Bruno Cassinari, uno dei massimi esponenti di Corrente e del realismo, nella sua città d’adozione e luogo della sua formazione artistica. L’esposizione riguarda 11 oli di grande formato, realizzati dalla fine degli anni trenta alla metà degli anni sessanta proveniente da collezioni private. Opere che ripercorrono per tappe sostanziali l’avventura pittorica dell’artista, motivata esistenzialmente entro il clima di Corrente e in seguito sempre più maturata su riflessioni individuali, psicologiche e cromatiche indipendenti. Come lo stesso Cassinari afferma: … il colore è come un canto continuo, non esiste il buio, la notte. La tavolozza ha tutti i colori della natura esuberante, e come la natura non ha paura che tutto si spenga improvvisamente… 
Bruno Tassinari nasce a Groppello, vicino Piacenza il 29 ootobre 1912, nel 1929 si trasferisce a Milano dove frequenta l’Umanitaria e l’Accademia di Brera diplomandosi nel 1938 con Aldo Carpi. Partecipa a diverse collettive e tiene in seguito la sua prima personale a Milano alla Bottega degli artisti di Ernesto Treccani, presentato da Elio Vittorini. Dopo la guerra aderisce al gruppo della nuova successione artistica italiana con Renato Guttuso, Ennio Morlotti ed Emilio Vedova, ma se ne distacca prima della sua trasformazione nel Nuovo Fronte delle Arti per aderire nel 1950, insieme a Morlotti, e sotto lo stimolo di Lionello Venturi al Gruppo degli Otto in favore di un indirizzo artistico che lo stesso Venturi definì “astratto concreto”. Protagonista di molte edizioni della Biennale di Venezia, sempre presentato da critici prestigiosi, Cassinari è stato uno degli artisti italiani più conosciuti all’estero. La sua pittura, dove l’iniziale fauvismo ed espressionismo si è via, via più con un sostanziale cubismo, si è sempre distinta per il suo carattere di lenta, profonda e quasi mistica meditazione sulla tensione tra forma e colore, il che le conferisce un persistente fascino intellettuale. Per Cassinari il colore, sia quando e squillante e luminoso, sia quando si inabissa in buie profondità, ha sempre una forte allusività lirica ed evocativa e, proprio per questo l’artista ha rifiutato di considerare astratta la sua pittura. – Cassinari muore a Milano nel 1992. 
La mostra a cura di Annamaria Bianconi, membro del Comitato per il catalogo generale dell’opera di Bruno Cassinari e da Nicoletta Colombo, storico dell’arte, è stato approvato e promosso dal Comitato Scientifico della Fondazione Corrente e sarà aperta dal 27 settembre al 31 ottobre 2012 ed allestita al piano seminterrato della Casa delle Rondini sede della Fondazione Corrente nuovo spazio espositivo recentemente inaugurato e al piano terra, nella Biblioteca.
Inaugurazione: giovedì 27 settembre ore 18 – Fondazione Corrente Onlus
Via Carlo Porta, 5 Milano – Piano seminterrato, Biblioteca – martedì, mercoledì e giovedì 9-12,30 – 15-18,30, venerdi 15-18,30. Ingresso gratuito
Anna Scorsone

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Evento: Decimo Festival Internazionale della Fisarmonica, Città di Massafra (TA) “Terra delle Gravine” 
Data: dal 4 al 7 ottobre 2012
Luogo: Teatro Comunale di Massafra, Piazza Garibaldi
Organizzazione:Associaz. Culturale Centro stabile di Arte e Cultura Agorà Massafra 
Patrocinio Comune di Massafra, Presidenza Regione Puglia, Conservatorio Statale
Matera; Segmenti d’Arte Massafra; Associaz. Culturale “La Giostra”
Informazione: Associaz. Culturale Centro stabile di Arte e Cultura Agorà Massafra via Trento 66,74016 Massafra (TA); tel.0998800199 - 3357300930; email tannoya@alice.it

L’evento musicale, Festival Internazionale della Fisarmonica, Città di Massafra “Terra delle Gravine”, dedicato al suono della fisarmonica, con esibizioni di artisti affermati a livello internazionale e di giovani talenti, nato nel 2002, è un progetto culturale di conoscenza e valorizzazione del patrimonio storico artistico culturale del nostro comprensorio, molto atteso da spettatori , affezionati e curiosi. Dal 2003 durante la cerimonia di inaugurazione viene assegnato il Premio “Alessandro Tannoia” a personalità che hanno dato lustro al territorio. Nicola Andreace, che, sin dall’inizio, ha disegnato l’imponente scenografia, l’immagine del Premio e i Manifesti, porta avanti la sua ricerca espressiva, realizzando visioni grafico-pittoriche simultanee, in cui, attraverso una stratificazione, personaggi, elementi della nostra storia e luoghi, simbolo della sua città, vengono associati ai sentimenti, ai ricordi. I suoi frammenti di realtà, quasi seguendo uno svolgimento filmico, sembra raccontino una storia senza tempo pur fissata nell'immobilità di un’ elegante composizione armonicamente costruita, caratterizzata da un tratto semplice e immediato mai disgiunto dal vigore creativo. Anche in occasione del Decimo Festival Internazionale della Fisarmonica, Città di Massafra- Terra delle Gravine 2002-2012, Andreace, ha ideato e realizzato il “Manifesto”, nel quale, attraverso variazioni prospettiche, ha creato atmosfere quasi oniriche, dove il tempo sembra sospeso, che ha accompagnato con questa didascalia “… in un gioco di alchimia cromatica, la MUSICA, sospesa tra suggestioni uditive e reale evocativo, vola con il fascino magnetico delle sue variazioni sonore…” Poi, intervistato, sull’opera ha aggiunto la seguente annotazione: “Sul palcoscenico della celebrazione del Festival, tra gli elementi peculiari del territorio ( panorama di Massafra, muro a secco, fichi d’india), in un gioco cromatico, la MUSICA, sospesa tra suggestioni uditive e reale evocativo, vola con il fascino magnetico delle sue variazioni sonore, saldate tra loro da un’unità spirituale, che crea nell’orchestra e nel pubblico un feeling musicale e sensoriale, un coinvolgimento emotivo, una tensione intima, un’atmosfera che con forza gioiosa sospinge l’immaginazione verso momenti e personaggi del passato”. 

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MEMORIE, OVVERO RICORDI REALI AVVENUTI NELL’ESISTENZA DI CLAUDIO ALESSANDRI.

Questo libro è una raccolta di poesie frutto di una vita vissuta: emozioni scritte su fogli, scontrini o su un qualsiasi pezzo di carta. 
“Memorie, ovvero ricordi reali avvenuti nell’esistenza di Claudio Alessandri” – edito dalla casa editrice Del Faro - è l’ultimo libro di Claudio: un libro che raccoglie circa un centinaio di poesie; si ispira principalmente a un fervido amore per la famiglia e l’intendimento di invitare le persone ad amarsi. Sono fatti e figure dell’infanzia, dell’adolescenza e della maturità, in gran parte dedicate alla compagna della sua vita, alle figlie e ai genitori. In queste poesie, ripercorre le sensazioni, i ricordi e le emozioni di tutta una vita. 
Arrivato a Santa Flavia, dopo avere lasciato la sua amata Ferrara che aveva circa cinque anni, bambino come era non poteva capire in pieno, giocava con grande difficoltà con gli altri bambini perché all’inizio non capiva il siciliano quindi non è stato subito accettato ma è stato lui a farsi accettare dai compagni.
Attraverso le sue poesie ricostruiamo la sua vita, le emozioni, gli ostacoli e il dispiacere di un padre perduto nel secondo conflitto mondiale, cercato per tanti anni e ritrovato attraverso internet: finalmente era riuscito a ricomporre la sua esistenza, monca da sempre della figura paterna. Era riuscito a ricostruirne, con pazienza certosina, la storia fino a farlo rivivere nel ricordo e quando pensava di potere portare un fiore sulla sua tomba “lo schianto”! Se ne è andato senza potere coronare il suo sogno; tra le sue poesie infatti, ce n’è una che lo ha accompagnato nell’ultimo suo cammino: “Morire a Mauthausen”.

Anna Scorsone

Morire a Mauthausen
Vidi una madre che, smarrita teneva per mano un bambinetto.
Molte erano le donne che le stavano attorno, ne sentivo la presenza
ma non le vedevo.
La mia attenzione era concentrata su quella madre ed il suo bimbo:
indossavano goffi cappotti di lana grigia e grigio era il cielo sopra di loro.
La donna non capiva, stringeva la mano del suo bambino, suo unico tesoro.
Vidi un soldato avvicinarsi a quella madre e strapparle il bambino dalla mano.
Allontanò il piccolo dalla madre che reagì con un disperato tentativo
di riprendere il figlio.
Il bambino si volse e cercò di tornare dalla madre,
ma subito venne ripreso da un soldato e lo spinse impietoso.
Per quella madre il dolore era immenso e per il bimbo uno sguardo smarrito:
non poteva, non doveva capire, presto quella madre e quel bambino
sarebbero tornati mano nella mano, mentre volavano verso il cielo nero
trasformati in nube, uniti per l’eternità, felici di volare liberi da quel luogo
dove le loro vite erano state spezzate, eppure non divise,
in quel tragico giorno.
Quella orrenda scena torna spesso alla mia mente,
ma non piango perché quei demoni che li avevano arsi vivi
non gioivano vedendo quella madre e quel bimbo
uscire dalla ciminiera ed innalzarsi felici verso il cielo,
loro erano ancora vivi, i carnefici erano morti nei cuori e nell’anima
per loro nessuno avrebbe pianto.
Io vedo il bimbo e la sua mamma perdersi nel vento
E da esso sospinti verso la gioia e la vita,
allora… rido… rido.
Claudio Alessandri

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Personale del togolese Kikoko a Casa delle Culture Milano.

La Casa delle Culture del Mondo della Provincia di Milano, in via Giulio Natta 11, ospita, dal 5 al 21 ottobre 2012, la mostra “I ricordi del viaggiatore. Il taccuino di bordo”, personale del pittore togolese Kikoko. 
Sono esposte oltre venti tele a tecnica mista di medie e grandi dimensioni, realizzate dal 2007 ad oggi e cioè da quando l'artista si è trasferito a Milano. 
Le opere esposte, personali e collettive, in Germania e in Italia, nascono dall'addensarsi e stratificarsi di ricordi, simboli e immagini accumulati lungo i viaggi tra Africa e Europa.
Partito da Imperia, il suo obiettivo è quello di parlare con la gente della sua attualità: non ha vincoli Kikoko, la sua è un’arte libera così come vuole essere il suo messaggio che non è politico ma umanitario. Il viaggio, nello spazio e nella conoscenza di sé, è il tema principale della sua attività pittorica iniziata a tredici anni tra le tribù nomadi del Sahara algerino, che gli hanno insegnato l’uso dei colori naturali ed oggetti presi dalla realtà e quando il vento alzava la sabbia sulle tele, Kikoko, affermava che l’opera era completa. 
La mostra è un vero e proprio diario di viaggio: le opere sono pagine da sfogliare, ricostruzioni pittoriche di antichi antenati che danno un senso di discendenza comune e portare la preistoria alla vita; una mescolanza di materiali e forme che esaltano l’uso del colore.
Kouevi-Akoe Ekoe Kikovi (nome d’arte Kikoko è nato nel 1978 a Lomé (Togo) e vive a Milano dal 2006. la passione per l’arte si manifesta sui banchi di scuola, determinando un percorso di ricerca che si sviluppa a contatto con i pittori nomadi del deserto algerino del Tamarasset e con esperienza da ebanista. Fabbricante di percussioni e scultore, partecipa come pittore a progetti di matrice sociale in vari paesi africani, dopo avere presentato il suo lavoro in alcune rassegne in Francia e in Germania. Partecipa inoltre a numerosi concorsi nazionali e nel 2011 alla IIIa Biennale di Lodi dove il suo dipinto è stato scelto come simbolo della manifestazione. Nel 2012 è risultato tra i venti finalisti del concorso indetto dal Mar/ Museo d’arte città di Ravenna. 
La mostra a cura di Marina Arensi e promossa dalla Provincia di Milano, Assessorato alla Cultura, in collaborazione con Associazione Culturale Artistica InformArti, è visitabile da martedì a venerdì dalla 10.00 alle 18,30 e sabato e domenica dalle 14.00 alle 21.00, presso Casa delle culture del mondo, Via Natta, 11 Milano.
Ingresso gratuito. 

Anna Scorsone

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DUE SECOLI DI GRANDE ARTE A FERRARA DEGLI ARTISTI GIOVANNI BOLDINI, GAETANO PREVIATI E FILIPPO DE PISIS 

Si riparte dall’arte, dalla musica, dalla cultura e anche dalle tipicità regionali. Anche Ferrara, perla emiliana, si rimette in marcia con una grande mostra a Palazzo dei Diamanti.
Un’ ampia selezione di opere degli artisti dell’Ottocento e del Novecento come Giovanni Boldini. Gaetano Previati, Mentessi, Roberto Melli, Achille Funi e Filippo De Pisis, tutti artisti ferraresi in esposizione assieme ad altri grandi maestri come Gemito, Boccioni, Carrà e Sironi. 
Nelle intenzioni del Comune di Ferrara e di Ferrara Arte, i capolavori in mostra diventeranno l’emblema della città; si sta infatti studiando una loro presentazione, dopo questa “prima” ferrarese, in altre sedi espositive italiane.
L’idea della mostra è stata sollecitata dalla chiusura del complesso di Palazzo Massari, in seguito al terremoto che ha colpito l’Emilia Romagna nel maggio scorso. Quindi la decisione di dare loro visibilità, sia pur momentanea, a Palazzo dei Diamanti, per sottolineare l’importanza del patrimonio di Palazzo Massari ma anche per sensibilizzare alla salvaguardia dei beni artistici danneggiati dal sisma. 
La mostra decisa all’indomani della chiusura del Palazzo Massari, sede dei musei di Boldini, De Pisis, e dell’800, reso inagibile dal terremoto è curata da Maria Luisa Pacelli, direttrice delle Gallerie civiche, da Barbara Guidi e da Chiara Verrasi: saranno esposti circa ottanta tra dipinti, sculture e opere su carta che raccontano oltre centocinquanta anni di produzione artistica locale, ma anche nazionale ed internazionale. 
Il viaggio comincia nella splendida città di Ferrara, inizia il tempo fervido del grande collezionismo dell’ottocento con le opere sacre e letterarie di Giovanni Antonio Baruffaldi, Giovanni Paglierini e nei romantici Girolamo Domenichini, Massimiliano Lodi e Gaetano Turchi per poi immergersi nell’opera di Giovanni Boldini, il più internazionale dei pittori italiani di fine secolo. Il suo stile inconfondibile nella ritrattistica fece si che tutta Europa richiedesse la sua opera magistrale che ha consentito di lasciarci dei capolavori unici per bellezza formale, coloristica e fondamentalmente intima nella analisi figurativa, operò anche a Palermo, soggiornò presso il Villino Florio per eseguire il ritratto di Donna Franca Jacona di San Giuliano. Donna Franca viene descritta come una donna straordinariamente bella, dal portamento altero ereditato dalle sue origini nobili e poi le nature morte, le vedute.
Il novecento abbiamo le collezioni di opere di altri maestri che raggiunsero la fama fuori Ferrara: Alberto Pisa, Giuseppe Mentessi, Getano Previato, Umberto Boccioni, Roberto Melli, Aroldo Bonzagni, Mario Sironi per citarne alcuni. Una nota a parte per Filippo De Pisis, cui sono intitolate le raccolte del Novecento. Grazie soprattutto all’attività della fondazione Pianori e al generoso lascito di Manlio e Franca Malabotta è possibile ripercorrere l’intera parabola creativa del ferrarese, dalle nature morte marine di ispirazione metafisica: Le cipolle di Socrate, La “stenografia pittorica” delle vedute parigine, le penetranti effigi maschili, come il Ritratto di Allegro ai lirici, commoventi capolavori della maturità quali: La rosa nella bottiglia e Natura morta con calamaio.
Come già accaduto per altre rassegne, la mostra Boldini, Previati e De Pisis due secoli di grande arte a Ferrara sarà accompagnata da un progetto didattico rivolto alle scuole, alle famiglie, e prevede anche la pubblicazione di un libro per bambini, realizzato da Ferrara Arte con il contributo di ENI. Il progetto ha lo scopo di avvicinare i ragazzi al patrimonio artistico della propria città che in questo momento di grande difficoltà intende dare un forte segnale, sottolineando come la “ricostruzione” debba partire proprio dall’educazione dei giovani.

Ferrara, Palazzo dei Diamanti, 13 ottobre 2012 – 13 gennaio 2013
Informazioni: Call Center Ferrara Mostre e Musei, tel. 0532 244949, diamanti@comune.fe.it 

Ufficio stampa - Studio ESSECI – Sergio Campagnolo, tel. 049 663499, info@studioesseci.net, www.studioesseci.net 
Palazzo dei Diamanti 
Corso Ercole I d'Este, 21 - Ferrara 
Orari di apertura 
Aperto tutti i giorni, feriali e festivi, lunedì incluso: 
9.00-19.00 orario continuato 
Aperto anche: 1 novembre, 8, 25 e 26 dicembre, 1 e 6 gennaio 
(la biglietteria chiude 30 minuti prima) 
Biglietto d'ingresso 
Intero: euro 8,00 
Ridotto: euro 6,00 (dai 6 ai 18 anni, over 65, studenti universitari, categorie convenzionate) 
Gruppi (minimo 15 persone): euro 6,00 (1 accompagnatore gratuito ogni 20 paganti) 
Scuole: euro 4,00 (2 accompagnatori gratuiti per ogni classe) 
Gratuito: bambini sotto i 6 anni, portatori di handicap con un accompagnatore, giornalisti con tesserino, guide turistiche con tesserino, militari in divisa
Anna Scorsone

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MARK RAIDPERE
A CURA DI EUGENIO VIOLA

OPENING 17 OTTOBRE 2012 ORE 19.00 
NAPOLI, FONDAZIONE MORRA GRECO LARGO AVELLINO, 17

Mercoledì 17 ottobre, alle ore 19:00, inaugura Napoli.ok, progetto site specific che Mark Raidpere presenta per la sua seconda personale negli spazi della Fondazione Morra Greco di Napoli. Il lavoro di Raidpere indaga con straordinaria sensibilità ed efficacia i dilemmi e le inquietudini dell’animo umano, la sua solitudine incoercibile, il suo tragico destino. La ricerca dell’artista parte spesso dal proprio universo familiare o assume precise connotazioni sociali, concentrandosi su persone ai margini, su fenomeni di violenza urbana o episodi da vita di strada. Tematiche differenti confluiscono in una progettualità complessa, che dal particolare è tesa a indagare, più in generale, le lacerazioni e le contraddizioni della realtà a noi contemporanea.

Le opere in mostra ben restituiscono questa complessità, rilevando motivi di continuità e divergenze nel passato e nel presente della ricerca dell’artista. Lavori quasi tutti nati da un periodo di residenza che Raidpere ha trascorso in città la scorsa estate. Di qui il titolo, tra il serio e il faceto, preso in prestito dal nome del folder sul computer nel quale Raidpere riponeva gli scatti che selezionava dopo le sue incursioni nel Ventre di Napoli. 

L’artista estone ha creato negli anni una propria cifra stilistica inconfondibile, sospesa tra sfera pubblica e privata, oggettivamente documentaria ma allo stesso tempo onirica e visionaria. Raidpere adotta uno sguardo deliberatamente introspettivo nei lavori autobiografici, aprendo uno squarcio impietoso sulla propria vita privata: 09/12/07 - 05/04/09 (2009), è un video dalla semplicità quasi ipnotica, ossessiva, che racconta della reciproca incomunicabilità col padre, motivo topico che ritroviamo anche in lavori precedenti come Dedication (2008), incentrato sul rapporto tra il padre e la madre o il suggestivo Father (2001), in cui il genitore dell’artista è colto nella solitudine melanconica della propria intimità domestica.

In occasione della mostra napoletana l’artista presenta inoltre alcune fotografie, medium che caratterizza il lavoro di Raidpere agli esordi: famosi gli autoritratti della serie Io (1997), in cui l’artista esibisce il proprio corpo nudo e tormentato dalla postura irrequieta, che comunica dolore e alienazione. Per la prima volta dopo diversi anni, Raidpere espone anche una nuova serie di autoscatti, meno drammatici e più autoironici, tutti realizzati a Napoli. L’obiettivo di Raidpere coglie attimi rivelatori e inaspettati, si perde nei meandri dei vicoli, ne registra impressioni e sfumature che restituiscono un microcosmo di accadimenti improbabili, a prima vista ironici ma che in realtà cedono il passo, ad uno sguardo più attento, a sentimenti contrastanti, sospesi tra decadimento e solitudine, paura e rimpianto, bellezza e sofferenza, vulnerabilità e isolamento, emarginazione e decadenza, separazione e distacco.

Mark Raidpere (Tallinn 1975, dove vive e lavora), è probabilmente tra gli artisti estoni più rappresentativi della sua generazione e tra i più riconosciuti a livello internazionale. Ha esposto in numerosi musei ed istituzioni in Europa e in America, tra cui: al Witte de with di Rotterdam, al Museum Moderner Kunst Stiftung Ludwig -MUMOK , di Vienna, al Centro Galego de Arte Contemporánea di Santiago de Compostela, 2009; al CCS Bard Hessel Museum, Annandale-on-Hudson, NY, 2008; al Kumu Art Museum, Tallinn, Estonia 2007; alla galleria Michel Rein, Parigi, 2006-08; all’Arts Santa Mònica di Barcelona, 2008; alla III Biennale di Praga, 2007; al Russian Centre for Contemporary Arts di Mosca, a Platform Garanti, Istanbul e al Kiasma di Helsinki, 2006. Ha rappresentato l’Estonia alla 51. Biennale di Venezia (2005).

On Wednesday October 17th at 7:00 pm Fondazione Morra Greco opens Napoli.ok, a site-specific project conceived by Mark Raidpere for his second solo show at the Fondazione. Raidpere’s work explores with a great sensitivity and efficacy the dilemmas and anxieties of the human soul, its incoercible loneliness, its tragic fate. His research often takes its cue from his own family’s universe but sometimes it takes on social connotations, focusing on marginalized people, urban violence and street life. All these different themes merge into an elaborate project that starts from particular situations to investigate, more in general, the misery and the contradictions of our contemporary reality. 

The works on display are a clear evidence of the complexity of Raidpere’s work, showing similarities and differences in his past and present research. Most of them were produced during Raidpere’s residency in Naples last summer. Hence the half-joking title of the exhibition, borrowed from the name of the folder on Raidpere’s computer where he put selected pictures of his sorties in the Womb of Naples. 

Over the years Raidpere has developed a unique style, suspended between the public and private sphere, objectively documentary but at the same time oneiric and visionary. Raidpere deliberately lends introspection to his autobiographical works, raising a pitiless curtain on his private life: 09/12/07 - 05/04/09 (2009), is a video narrating with hypnotic and obsessive simplicity the lack of communication with his father, a topic that can also be found in his earlier works, such as Dedication (2008), which is about the relationship between his father and his mother, or the evocative Father (2001), depicting Raidpere’s father in the melancholic loneliness of his home. 

On the occasion of the Naples exhibition Raidpere will also present new photographs, all taken in Naples, a medium that characterized his early work, including the renowned self-portraits of the “Io” series (1997), in which he shows his naked body, tormented by his restless posture, communicating pain and alienation. For the first time after several years Raidpere also exhibits a new series of self-portraits, less dramatic and more self-ironic. Raidpere’s lens captures unexpected revealing moments, gets lost in the meanders of alleys, recording impressions and nuances of a microcosm of unlikely events, which might seem ironic at a first sight but at a closer look yield to mixed feelings, suspended between decadence and loneliness, fear and regret, beauty and suffering, vulnerability and isolation, marginalization and decay, separation and detachment. 

Mark Raidpere (Tallinn 1975, where he lives and works) is one of the most representative Estonian artists of his generation, and the most well known internationally. He exhibited in various museums and institutions in Europe and America, including: the Witte de with in Rotterdam, the Museum Moderner Kunst Stiftung Ludwig -MUMOK, in Vienna, the Centro Galego de Arte Contemporánea in Santiago de Compostela, 2009; the CCS Bard Hessel Museum, Annandale-on-Hudson, NY, 2008; the Kumu Art Museum, Tallinn, Estonia 2007; the Michel Rein gallery, Paris, 2006-08; the Arts Santa Mònica in Barcelona, 2008; the III Prague Biennale, 2007; the Russian Centre for Contemporary Arts in Moscow, the Platform Garanti, Istanbul and the Kiasma in Helsinki, 2006. He represented Estonia at the 51st Venice Biennale (2005).

INFORMAZIONI UTILI – USEFUL INFORMATION

FONDAZIONE MORRA GRECO
Largo Avellino, 17 80138 Napoli

Alessia Evangelista
tel: +39 081210690 / +39 0815510343 www.fondazionemorragreco.com
La mostra si protrarrà fino al 7 dicembre 2012 
La Fondazione è aperta dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 14

The exhibition runs until December 7, 2012
The Foundation is open Monday to Friday from 10 a.m. to 2 p.m.

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RENATO GUTTUSO: AL VITTORIANO UNA GRANDE MOSTRA DEDICATA AL GRANDE ARTISTA.

Roma, città in cui Renato Guttuso visse per oltre cinquant’anni.
Viene celebrata l’imponente mostra in occasione del centenario della sua nascita con cento opere nel Complesso Vittoriano fino al 10 febbraio 2013. E’ la prima antologica che gli dedica la città di Roma grazie all’impegno di Fabio Carapezza Guttuso e Enrico Crispolti, e l’organizzazione di Alessandro Nicosia. Cento opere rappresentative dell’intero arco creativo dell’attività del grande maestro, protagonista carismatico della vita culturale romana, con voce seducente, ed eloquio colto e passionale. Le opere esposte provengono dai musei più importanti d’Europa, italiani ed esteri, e da collezioni private, in modo da ripercorrere i diversi momenti espressivi dell’intera attività artistica del maestro siciliano. Per capire Guttuso è fondamentale poter approfondire la sua straordinaria capacità di intessere rapporti con altri artisti, anche impegnati in discipline diverse. Scrittori come Moravia, scultori come Moore, Manzù, poeti come Pasolini e Neruda, registi come Visconti, De Sica ebbero con lui rapporti di feconda collaborazione da cui sono nate illustrazioni per libri, scenografie, sodalizi talvolta sviluppatisi in movimenti artistici.
Renato Guttuso nasce a Bagheria (PA) il 26.12.1911: inizia a lavorare nella bottega del pittore di carri Emilio Murdolo, il giovane Guttuso inizia a tredici anni a firmare e datare i propri quadri. Si trasferisce a Roma nel 1931, espone alla prima Quadriennale appena diciannovenne e frequenta i pittori della Scuola Romana da cui assimila gli elementi di uno stile fortemente realista in polemica al plasticismo del Novecento e all’astrattismo. Di questo periodo in mostra sono esposte le bellissime nature morte. Dipinse una Roma profondamente suggestiva: attraverso le sue visioni del Colosseo, dei Tetti di Via Leonina, delle misteriose presenze nei giardini pensili romani, che emergono nella Visita della sera, scopriamo una Roma diversa, vibrante. Fu un uomo della Resistenza, pittore della realtà e della militanza per la sua adesione al Partito Comunista Italiano nel 1940. Di questo periodo è il celeberrimo olio su tela, la Crocifissione, che suscitò un grande scandalo per la sua umanità dissacrante, venne condannato dal Vaticano e ora presente nella mostra romana come anche la Fucilazione. Inoltre, vengono presentate le opere che Guttuso aveva tenuto per sé nella sua collezione privata, dalle prime piccole tavole ai grandi quadri come la Fuga dall’Etna, La Spiaggia (dipinto coraggioso, fra quelli in cui si nasconde la figura di Picasso), La Vucciria (il mercato di Palermo), Il Caffè Greco, La Zolfara, I Funerali di Togliatti. In una dichiarazione fatta a Mosca all’apertura della rassegna che aveva al centro il grande quadro “Funerali di Togliatti” (che diverrà opera-manifesto della pittura antifascista) Renato Guttuso ebbe a dire una cosa che potrebbe apparire ovvia se – riferita a un pittore come lui, teso da sempre a fare del <semplice> il punto di convergenza, tormentatissimo di un complesso e straordinariamente ricco viluppo di elementi di cultura e di linguaggio – non suonasse invece quasi una sfida, specie in tempi di fin troppo proclamata inattualità del comunicare. La mia posizione è difficile, disse allora Guttuso, in quanto io sono un pittore che cerca la semplicità e la comunicazione più completa: con irreparabile fiducia (o sfiducia, quando se ne dà il caso) in un mondo che mi pare egli avverta, allo stesso modo, suo e degli <altri da sé>; un mondo insomma, al quale non si può comunicare pena la perdita non risarcibile della identità. I “Funerali” è uno di quei momenti del lavoro di Guttuso, in cui si segna un punto d’arrivo e di partenza, un quadro chiave come furono a loro tempo “La Crocifissione”, “L’Occupazione delle terre”, “La Battaglia al ponte dell’Ammiraglio. Tra le opere provenienti dall’estero spicca la Discussione della Tate Gallery di Londra; mai visto a Roma, il quadro dimostra nel piano obliquo delle tavole, nelle spirali bianche emesse dai fumatori l’influsso di Fernandez Léger, maestro cubista oltre all’amato Picasso. In seguito alla morte di Picasso, Guttuso dipinse una serie di composizioni commemorative: in mostra Il convivio: Picasso e i suoi personaggi.
Negli anni sessanta la figura femminile diventa dominante nella sua pittura, la sua musa ispiratrice e modella prediletta per lunghi anni è Marta Marzotto.
Renato Guttuso alla sua morte avvenuta a Roma il 18.1.1987 donò alla città natale, Bagheria, molte opere che sono state raccolte nel locale museo di Villa Cattolica (Villa Settecentesca di Bagheria) dove egli stesso venne sepolto. La sua tomba è opera dello scultore Giacomo Manzù. 
La mostra potrà essere un piacevole incontro culturale nonché l’occasione per conoscere da vicino in tutta la sua dirompente forza espressiva uno tra i pittori più rappresentativi del Novecento europeo.
Complesso Vittoriano di Roma - Orario: aperto tutti i giorni Lunedì – Giovedì: 9,30 – 18,30, Venerdì – Sabato: 9,30 – 22,30, Domenica 9,30 – 19,30. – Tariffe: Ingresso € 12.00 – ridotto € 8.50
Anna Scorsone

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RACCONTARE L’ANTICO: TERRA, ACQUA E FUOCO

Nel suggestivo Museo della Civiltà Romana, fino al 6 gennaio 2013 è stata allestita la mostra “Raccontare l’antico: terra, acqua e fuoco”, che propone una serie di opere realizzate con le tecniche dell’Encausto e della ceramica: un’antica tecnica pittorica applicata su muro, marmo, legno, terracotta e anche sulla tela. I pigmenti vengano mescolati a cera e fuoco che hanno la funzione di legante, racchiudendo tutte le discipline pittoriche quali l’affresco buono, la tempera, l’acquerello, la gouache e l’olio e, possono essere usati supporti quali intonaco fresco composto di grassello di calce, sabbia e polvere di marmo, e poi ancora intonaco secco, tela, carta, legno e altro.
La mostra mette in relazione due aspetti apparentemente distanti fra loro, ma legati a filo doppio dall’energia della creazione. L’arte dell’Encausto di cui Michele Paternuosto è maestro, ma soprattutto riscopritore nella contemporaneità, è un’antichissima tecnica pittorica nota ai Greci e molto apprezzata anche dai romani. La tecnica conobbe grande fortuna nelle pitture parietali e decorazioni pompeiane ed esercitò un grande fascino su Leonardo, che provò anche ad imitarla.
(Un sapere che sta rischiando di scomparire questo soprattutto per l’opera di studio e sperimentazione di Michele Paternuosto che come nessuno è risalito ai “segreti” della produzione dell’Encausto, spettacolare tecnica pittorica oggi non più riconosciuta e praticata, ma di grande fascino).
Da quella materica di Gastone Primon, artista, appunto, materico ed informale dei nostri tempi, apprezzato ceramista, che tuttavia interpreta in maniera moderna, rompendo con la tradizionale e centenaria ceramica estense. L’artista scompone e distrugge manufatti, oggetti e materie varie, per poi ricomporli e riproporli a nuova generazione, volendo evocare con ciò i momenti perennemente originari della creatività dell’uomo e del creato. Una specie di riciclaggio.
Gastone Primon recupera l’antica e consumata maestria degli antichi vasai etruschi e greci, ma anche paleoveneti, la cui creta, i cui colori e smalti sembrano proiettarsi nel vortice dei nostri giorni, distruggendo ciò che proviene dal passato vivificandolo e rigenerandolo nel presente.
I due maestri infatti coniugano le opere ispirate al recupero di un’antica tecnica pittorica ormai perduta ma sapientemente riproposta da loro. Ambedue gli artisti mettono a disposizione del pubblico i materiali e gli strumenti come il tornio, che sono alla base delle opere contemporanee realizzate secondo le procedure antiche. 
Tra i due mondi si attua un incontro, una sintesi stimolante, dove la sapienza tecnica degli avi, con l’uso delle cere, argille, terre colorate, bronzo e smalti si trasmette alla moderna sensibilità dei due brillanti operatori artistici. 
Su questo grande evento culturale che coinvolge tutti gli appassionati d’arte, di archeologia e della ricerca per il gusto ed il bello: una grande mostra espositiva presso il prestigioso Museo della capitale dedicato alla civiltà romana.

Durata della mostra fino al 6 gennaio 2013.
Orario: da martedì a domenica ore 9.00 – 14.00 (la biglietteria chiude 1 ora prima)
Biglietto €. 8,50 – ridotto €. 6,50
Roma, Piazza G. Agnelli n.10 – 00144 (EUR)
Informazioni e prenotazioni telef. 06 060608 tutti i giorni dalle ore 9.00 alle 21.00.
Anna Scorsone Alessandri

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Fondamenta Vetrai 109/a
30141 Murano, Venice, Italy
t +39 041739453
berengoadriano@gmail.com
www.berengo.com

Telephon n. during the fairs: 
+39 335 549 1644
+1 786 216 3912

To get free entrance tickets 
for these events please mail 
your name and address to:
fjuris@berengo.com (Cologne, Gent)
luca@veniceprojects.com (Chicago)

Dear friends,
Berengo Studio will travel three countries in the next weeks: Germany, USA and Belgium. 
We look forward to meeting you!

cover
Massimo Lunardon
Geonauti, 2011

Art Fair Cologne (Germany)
31 October > 04 November 2012 

BOOTH # M7
Staatenhaus am Rheinpark
Auenweg 
50679 Cologne Deutz

Opening hours
OCTOBER 31ST: 2 PM > 10 PM (VIP COLLECTOR’S PREVIEW - ON INVITATION ONLY) 5 PM VERNISSAGE
NOVEMBER 1ST > NOVEMBER 3RD
12 PM > 8 PM
NOVEMBER 4TH: 11 AM > 7 PM 


SOFA Chicago (USA)
01 > 04 November 2012 

BOOTH # 122
Festival Hall, Navy Pier 
600 E. Grand Ave., Chicago, IL 60611

Opening hours
NOVEMBER 1ST: 5 PM > 9 PM (VIP COLLECTOR’S PREVIEW - ON INVITATION ONLY)
NOVEMBER 2ND > NOVEMBER 3RD
11 AM > 7 PM
NOVEMBER 4TH: 12 AM > 6 PM 


Art Gent (Belgium)
29 November > 4 December 2012 

BOOTH # L-231
Flanders Expo, Ghent – Belgium 
GPS: Adolphe Pégoudlaan, 9051 Gent (Sint-Denijs-Westrem)

Opening hours
NOVEMBER 29TH: 5 PM > 7 PM (VIP COLLECTOR’S PREVIEW - ON INVITATION ONLY)
NOVEMBER 30TH > DECEMBER 4TH
2 PM > 10 PM

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Le identità di Salvatore Fiume

Dal 24 ottobre al 23 dicembre 2012, Palazzo Pirelli di Milano, ospita una importante mostra che celebra la figura di Salvatore Fiume, a quindici anni dalla sua scomparsa.
Nato a Comiso in Sicilia, il 23 ottobre 1915, fu pittore, scultore, architetto, scrittore e scenografo.
La mostra è curata da Alan Jones, Elena Pontiggia, Laura e Luciano Fiume, promossa dalla Regione Lombarda e dalla Fondazione Salvatore Fiume, in collaborazione con ArteSanterasmo, dal titolo Le identità di Salvatore Fiume
Il percorso espositivo di Salvatore Fiume si snoda in due sezioni distinte: nella prima, si incontreranno lavori realizzati fra gli anni 40 e 60, precedenti alla rivoluzione stilistica che fece seguito al suo viaggio a Londra nella metà degli anni 60, mentre, nella seconda, si vedranno opere eseguite nel successivo trentennio: 50 opere in tutto di cui 25 dipinti, 15 disegni, 5 sculture e 5 ceramiche – realizzate dall’artista siciliano di nascita e lombardo d’adozione; una particolare attenzione per la figura femminile..
La mostra si apre con un olio su masonite del 1946, firmato con lo pseudonimo di Francisco Queyo, pittore mai esistito, l’opera si intitola “Cristo deriso dai soldati”. Successivamente altri dipinti furono firmati come Francisco Queyo e alla mostra tenuta alla Galleria Gussoni a Milano nel 1948, il critico Leonardo Borghese scrisse che molti artisti italiani avrebbero dovuto prendere ispirazione dal maestro spagnolo. Successivamente Fiume propose una serie di lavori alla Galleria Borromini di Milano firmando con il suo vero nome, riuscendo ad entusiasmare il direttore del MOMA di New York, Alfred Barr, che decise di acquistarne una per esporla nel proprio museo. Nel 1950 fu invitato alla Biennale di Venezia per esporre il trittico Isole di statue: la rivista americana Life gli dedicò in quella occasione una pagina. Nello stesso anno fu invitato dall’Arch. Gio Ponti a realizzare il famoso transatlantico “Andrea Doria”, affondato nel 1956 al largo di Nantuchet, nel Massachusetts. (In mostra ci sarà il bozzetto di uno dei grandi pannelli che decoravano il salone di prima classe appunto dell’Andrea Doria).
Fiume creò una serie di spazi (piazze, vie, loggiati) nei quali inserì riproduzioni di opere di Donatello, Tiziano, Michelangelo, Raffaello per citarne alcuni. Gio Ponti, da grande appassionato di ceramica, e raffinato ceramista egli stesso, inserì spesso nei suoi arredi opere di Salvatore Fiume. 
Un capitolo importante della rassegna milanese sarà dedicato alla donna, un grande spazio geografico, tutto da osservare, ammirare e studiare: le fanciulle somale eleganti e flessuose, che esprimono grande dignità e consapevolezza della loro avvenenza. Il Maestro caratterizza le su modelle con il rosso dei capelli e delle calze, un colore vivido che contrasta apertamente con la pelle, quasi diafana che attrae e stimola pensieri fra l’estetico e la sensualità.
La mostra inoltre documenta un ulteriore approfondimento nella ricerca materica con la serie degli affreschi degli anni 80 – ispirati ai dipinti murari di Pompei e di quelle delle tombe etrusche di Tarquinia.
“Le identità di Salvatore Fiume” riassume il percorso artistico di questo grande Maestro, è evidente nelle sue opere il richiamo del classico condotto in chiave moderna, non sono assenti le suggestioni di un’arte concepita da una sensibilità primigenia, si intuisce l’interesse e il richiamo per la pittura rinascimentale. 
Fiume nel 1943 inizia l’attività di scrittore con il romanzo “Viva Gioconda!”, pubblicato a Milano dall’editore Bianchi-Giovini. In seguito pubblicò altri due romanzi, molti racconti, diverse commedie, una tragedia e due raccolte di poesie.
Il suo libro Pagine libere, nel 1944 contiene osservazioni molto personali sulla vita dell’arte. La sua attività di narratore, poeta e drammaturgo gli valse nel 1988, la laurea ad honorem in Lettere Moderne presso l’università di Palermo. 
Le sue opere si trovano nei musei più importanti del mondo quali i Musei Vaticani, il Museo Ermitage di San Pietroburgo, Il Museo Puskin di Mosca e il MOMA di New York.
Accompagna la mostra un catalogo della Fondazione Salvatore Fiume.
Muore a Milano il 3 giugno 1997.

Milano, Palazzo Pirelli – Spazi Eventi 1° piano
Via Fabio Filzi, 22
Orari: lunedì – venerdì dalle 15.00 alle 19.00
Ingresso libero
Anna Scorsone Alessandri

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ALL’ACCADEMIA NAZIONALE DI SAN LUCA 
PRESENTAZIONE DEL VOLUME



Vasco Bendini


volume a cura di Flaminio Gualdoni e Ivo Iori

Interventi di: 
Vasco Bendini, Maurizio Calvesi, Walter Guadagnini, Flaminio Gualdoni, Ivo Iori, Luca Monica

Venerdì 26 ottobre 2012 _ ore 17.30

Accademia Nazionale di San Luca
Roma, piazza dell’Accademia di San Luca 77

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Prospettive d'Arte nel Castanese

Castano Primo, Villa Rusconi
27 ottobre - 11 novembre 2012
Inaugurazione sabato 27 ottobre 2012,ore 17,00

evento realizzato con il patrocinio di
Città di Castano Primo

Adobati, Aquilecchia, Beluffi, Blandino, Calloni, Colli, Colombo, Di Corato, Crespi, Garagiola, Giunni, Ghidoni, Gorini, Lattuada, Maffei, Maffi, Mancini, Mara, Martinoni, Mazzotta, Mossalli, Negri, Nucci, Okada, Padovan, Perotta, Ramponi, Romanò, Rossi, Rovesti, Saltarelli, Suman, Sanguineti, Tonelli, Truffa Ennio, Villa Filippo, Villa Giuseppe, Villa Zaffaroni, Zoia

Orari: feriali 16,30 -19,00
sabato e festivi 10,00 - 12,00 / 16,30 - 19,00

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A PALAZZO MADAMA DI TORINO IN MOSTRA LE CERAMICHE DELL’ARTISTA MARIO STURANI.

Palazzo Madama presenta ed espone per un anno una selezione di dodici capolavori della Fabbrica Lenci realizzate dall’artista Mario Sturani, capolavori della produzione in ceramica vanto della cultura torinese del Novecento.
La fabbrica Lenci viene fondata nel 1919 a Torino dai coniugi Enrico e Elena Konig Scavini specializzata nella realizzazione di giocattoli in legno per poi ampliarsi con la produzione di grande successo, di pupazzi e bambole in panno colorato, il famoso pannolenci, e mobili per bambini; in seguito anche di ceramiche artistiche. Infatti la fabbrica Lenci diventa punto di incontro di artisti e fucina di idee e di notevoli talenti.
Alla mostra di Mario Sturani sono intervenuti Enrica Pagella, Direttore di Palazzo Madame e Valerio Terraroli, Professore dell’Università di Torino.
Dodici sono i lavori dell’artista collocati nella Sala Ceramiche del secondo piano. Tra le opere esposte: “Il Mondo e la Luna”, vaso che raffigura sul corpo paesaggi collinari, nelle diverse stagioni dell’anno e sul coperchio la luna e un globo che rispecchiano per via dei coperchi un po’ quelli realizzati di Gio Ponti. e le teste “Inverno e “Primavera”, i due vasi appartengono al ciclo delle quattro stagioni. Sturani si distingue non solo per la vivacità cromatica e la straordinaria fantasia nel trattare il tema, ma anche per la capacità nell’adattare l’immagine umana. Tutte e tre appartengono alla fondazione Guido ed Ettore De Fornaris; le restanti nove opere sono di proprietà privata, concesse in prestito a Palazzo Madama in occasione di questa particolare mostra.
“Arlecchino” e “Pierrot”, maschere futuriste ispirate alla commedia dell’arte e al carnevale veneziano che nascondono la prosaica funzione di posacenere; sono fra le prime invenzioni di Sturani prodotte dalla Lenci; “la Danza di contadini” e “Danza sul ponte”, le celebri “Ciotole” con scene da ballo e figure modellate in forme sintetiche e levigate, gli “Amanti sul fiore” offre invece una visione fiabesca e sognante dell’incontro fra due innamorati, la “Scalate alle stelle”, una lampada da tavolo il cui soggetto evoca il mondo ludico del circo, in una dimensione fantastica, con i piccoli che afferrano le code delle comete per raggiungere le stelle più lontane ed infine altre opere esposte sono: “Orco bottiglia”, una bottiglia vera e propria in cui viene raffigurato l’orco buono della commedia con protagonista il signor Bonaventura, messa in scena da Sergio Tofano di cui Mario Sturani curò la scenografia; “Regime secco”, una parodia futurista ambientata fra grattacieli, con un lampione dalle linee morbide e sinuose perché visto attraverso gli occhi di un ubriacone. Sono oggetti d’arredo in bilico tra scultura e funzione d’uso, dotati di espressività e ironia. 
Mario Sturani nasce ad Ancona nel 1906, illustratore ed ideatore di ceramiche, bambole, mobili e giocattoli è stato l’artista più innovativo e geniale che ha operato all’interno della Fabbrica Lenci, capace di una straordinaria ricchezza inventiva.
Dopo il trasferimento della sua famiglia da Ancona a Torino, compie i suoi studi tra il liceo classico Massimo D’Azeglio e il liceo Cavour. Nel 1924 partecipa con lo pseudonimo di Ivan Benzina alla prima mostra di Avanguardia nel sotterraneo del teatro-caffè romano, organizzata dal Movimento Futurista Torinese – Sindacati Artistici Futuristi. Nel 1925 ottiene il secondo premio nella sezione del “Bianco e Nero” avendo inviato alcune xilografie alla Seconda Mostra d’Arte Internazionale. Si iscrive all’Istituto Superiore delle Arti Decorative di Monza. Partecipa alle varie esposizioni con artisti futuristi e inizia la collaborazione con la manifattura Lenci. Le prime ceramiche sono del 1928 e l’anno successivo espone presso la Galleria Pesaro di Milano 32 opere. Dopo il soggiorno parigino riprende a lavorare alla fabbrica Lenci, fino agli anni Sessanta. Collabora con la casa editrice Frassinelli, fa esperienza di grafica pubblicitaria e si dedica ai suoi studi preferiti di entomologia.
Muore a Torino nel 1978.
La mostra inaugurata il 2 ottobre 2012 è visitabile fino al 29 settembre 2013.
Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica – Piano nobile e Sala Senato.
Piazza Castello, Torino.
Orario del museo: martedì – sabato 10 – 18, domenica 10 – 19, chiuso lunedì. 
Ingresso: intero € 10, ridotto € 8, gratuito ragazzi e minori di 18 anni.
Anna Scorsone Alessandri

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http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=IIPrkS2lP6o

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FILIPPO DE PISIS

FIORI COLLEZIONATI – FIORI DIPINTI è il titolo della mostra, un prezioso omaggio all’opera del maestro Filippo de Pisis protagonista indiscusso dell’arte europea del Novecento. Sin dal 1907 l’artista ha perlustrato campi, giardini e boschi dell’Italia settentrionale alla ricerca di erbe e fiori per realizzare un erbario, rivelando una stretta relazione tra la passione botanica e la sua abilità nel rappresentare i fiori.
Filippo de Pisis, artista colto e sensibile e dal gusto estremamente raffinato, sin dai primi anni della sua produzione si impone sulla scena contemporanea dimostrando un grande talento nel dipingere in uno stile molto personale, che Eugenio Montale lo ha definito “a zampa di mosca”.
Le opere esposte 17 oli, 9 acquerelli e 8 fogli di erbario, incentrate sul tema dei fiori, che mostrano oltre alla profonda sensibilità coloristica di questo straordinario artista, capace di reinventare i generi: natura morta, paesaggio, ritratto di figura, in una scrittura pittorica assolutamente nuova, sospesa fra la cultura figurativa francese e la metafisica italiana. 
Nel 1917 l’erbario di De Pisis conta più di mille fogli infatti, consapevole di avere realizzato un opera di valore scientifico, decide di donare il suo lavoro all’Orto Botanico di Padova, custodito al Centro d’Ateneo Orto Botanico. Successivamente nel 1940, viene smembrato e disperso a causa di una diversa catalogazione..
Oggi grazie al lavoro di ricerca svolta da Paola Roncarati, ferrarese, già titolare di cattedra di lettere negli Istituti d’istruzione secondaria e in corsi sperimentali e Rossella Marcucci, padovana, laureata in Scienze Biologiche – ciascuna con specifiche competenze – hanno riportato alla luce e alla stesura di un saggio l’erbario di De Pisis arricchito da immagini e schede botaniche che testimoniano altresì la serietà scientifica della collezione esaminata. Il saggio dal titolo Filippo de Pisis botanico flàneur – un giovane tra erbe, ville, poesia, Ed. Leo S. Olschki, Firenze 2012, è stato riportato alla luce quasi per intero. Ed è proprio da questo erbario ritrovato che nasce l’idea della mostra prima a giugno 2012 a Milano presso la Fondazione Corrente ed ora a Cuneo “Spazio incontri Cassa di Risparmio di Cuneo 1855.
I fiori di De Pisis riescono a trasmettere all’osservatore quel senso di poeticità e malinconia infatti egli stesso ci svela quando scrive: “L’anima dei fiori vola via e penso con leggero spasimo al mistero che governa la vita e la bellezza”. I fiori di campo, le margherite, le rose li descrive sulla tela con brevi pennellate fissandoli nel momento del loro massimo splendore, in quanto dopo essere stati raccolti in breve tempo tendono a sfiorire. Completano l’esposizione alcuni materiali storici, pubblicazioni e fotografie, tra cui un antico trattato di botanica del ‘500 su cui de Pisis studiò.
Filippo de Pisis nasce a Ferrara nel 1896 inizia da adolescente a scrivere poesie, ma si dedica anche allo studio della pittura. Talento creativo e versatile dimostra subito un temperamento intellettuale e inclinazioni letterarie. Nel 1915 incontra Giorgio De Chirico, Alberto Savinio e Carlo Carrà restando incantato del loro modo di concepire la pittura, infatti ne condivide lo stile metafisico. L’incontro definitivo con la pittura avviene nel 1923 durante il periodo che trascorre ad Assisi. Si trasferisce a Parigi dove rimane fino allo scoppio della seconda guerra mondiale nel 1940. Durante gli anni parigini De Pisis è affascinato dai dipinti degli Impressionisti e dai Fauves che assimila e poi rielabora ottenendo così delle composizioni estremamente personali, animate da una vena malinconica. I sintomi della malattia nervosa, della quale era affetto da ragazzo, sono sempre evidenti, ma continua a lavorare. Si trasferisce a Milano fino al 1943 quando il suo studio venne distrutto dai bombardamenti. Lo stesso anno si stabilisce a Venezia dove resta fino al 1948. Continua a studiare ispirato dalla pittura di Francesco Guardi e di altri maestri veneziani del XIII secolo; successivamente a Roma scopre i toni caldi della pittura settecentesca e li riversa nelle nature morte e nei fiori, che divennero l’argomento preferito. Le sue opere ottengono il successo che meritavano soprattutto alle Biennali di Venezia nel 1948 e nel 1954, I sintomi della malattia lo portano a ripetuti ricoveri. Gli ultimi quadri sono lo specchio delle sue sofferenze i colori sono cupi esprimono un profondo malessere. Muore a Milano il 2 aprile del 1956.

La mostra a cura di Maddalena Tibertelli de Pisis, Elisa Camesasca e Cinzia Tesio è visitabile fino al 9 dicembre 2012 dal martedì al venerdì dalle 16,00 alle 20,00 sabato e domenica dalle 10,30 alle 12,30 e dalle 14,30 alle 20.00. Spazio Incontri Cassa di Risparmio di Cuneo 1855 Via Roma, 15 - Cuneo
Per le scuole disponibilità solo la mattina dei giorni feriali.
Anna Scorsone Alessandri

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“ La chiave di lettura dell’opera dell’artista Luciana Bertorelli penso che sia cogliere la tensione, né risolta né risolvibile, tra il contenuto e la forma. Per fortuna, poiché se riuscisse a raggiungere un equilibrio che la soddisfacesse, smetterebbe di essere un artista che ricerca e produce, diverrebbe un’iconografa. Ripercorrendo la sua produzione vediamo , nelle situazioni impensabili, nelle pieghe di una collina o sotto una lampada “ uova “, concentrato di vita, ampiamente sparsa nei suoi quadri terra e sabbia, immobili nella loro ieraticità sculture di donne pregne. La terra – dea madre nel suo inesauribile apparire. Una forma tra il simbolico, il materico e l’informale. Sassi uovo e colori passionali, sabbie e terre, strappi ed inserzioni.”

Saona, 09 – 10 – 2012 Luigi Lirosi

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Da Expo 2015 a Davide Van de Sfroos; sfide globali e identità locali si incontrano a Glocalnews
Apre il direttore artistico di Expo 2015 Davide Rampello, chiude il cantautore lariano Davide Van de Sfroos: è all’insegna del dialogo fra le dimensione globale e quella locale la tre giorni di Glocalnews, il festival del giornalismo on line in programma a Varese dal 15 al 17 novembre. Il 15 novembre alle 15.00, alla Camera di Commercio di Varese, l’incontro “Internet è glocal: comunità locali e interessi globali. Qual è lo stato dell’arte dopo venti anni?” vedrà Davide Rampello dialogare con Aldo Bonomi, sociologo e direttore di Aaster, e Luca De Biase, giornalista de Il Sole 24 ore esperto di new media e tecnologia, sulla commistione dei due livelli che si realizza nel mondo della comunicazione e dell’informazione digitale, quello che, appunto, si definisce glocal. In questo senso la grande kermesse milanese del 2015 rappresenta un palcoscenico privilegiato proprio in forza del suo tema, “Nutrire il pianeta, Energia per la vita”, dove le specificità locali dovranno incontrarsi e parlarsi per dare vita a una strategia complessiva indispensabile alle future generazioni. Rampello si occuperà del Padiglione Zero, uno dei più importanti del sito espositivo, che, nei suoi 36mila mq, dovrà svolgere il tema di Expo attraverso diverse modalità espressive. 
Il rapporto tra locale e globale, da vero e proprio fil rouge di Glocalnews, chiuderà il programma dei dibattiti con un incontro centrato sul tema delle identità e delle differenze, tra unitarietà e senso di appartenenza. “Macedonia o frullato? Tra tradizione e modernità, il senso delle identità territoriali sul web” è il titolo della conversazione tra il cantautore “laghèe” Davide Van de Sfroos, simbolo popolare della valorizzazione delle ricchezze territoriali come arricchimento per l'unità nazionale, e Aldo Bonomi. Un titolo provocatorio, che sottintende l’interrogativo sul futuro che attende società e web: l’omogeneità, come nel frullato, o la valorizzazione delle differenze in un contenitore ricco quale può essere una macedonia di frutta? L'incontro, in programma sabato 17 novembre alle ore 16.30 nella sala Campiotti della Camera di Commercio varesina, sarà coordinato da Marco Giovannelli, direttore di Varesenews e organizzatore dell'evento. 
Davide Rampello, docente universitario, consulente culturale e gestionale per istituzioni culturali nazionali ed internazionali, ha ricoperto prestigiosi incarichi in ambito televisivo, artistico e di comunicazione. Nel 2010 ha curato la mostra permanente presso il Padiglione Italiano all'Expo di Shanghai. Nel 2011 ha allestito "Tradizione e Innovazione" presso lo stesso Padiglione. Dal 2003 al 2011 è stato Presidente della Fondazione La Triennale di Milano.
Davide Van de Sfroos, vero nome Davide Bernasconi, nasce a Monza e cresce a Mezzegra, nel cuore del lago di Como. Quasi tutte le sue canzoni fanno capo al lago, al suo spirito profondo, ai suoi lati sporchi e puliti, alle sue luci e alle sue ombre. Le storie che raccontano hanno come sfondo i paesi rivieraschi, senza però perdere mai d’occhio la città. La maggior parte dei testi di Davide Van De Sfroos è pensata, scritta e cantata in dialetto tremezzino (o laghée): una lingua più che un dialetto, resa ancor più evocativa e suggestiva da storie ricche di poesia.

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Ufficio stampa Glocal News: Eo Ipso 
contatti Marco Calini mail: mcalini@eoipso.it cell. 3391544973

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SILVANA BISSOLI “QUELLO CHE GLI ULIVI CI DICONO.

Quello che gli ulivi ci dicono è il titolo della mostra di Silvana Bissoli, è una ricerca nel percorso della propria esistenza.
L’atmosfera che esala dai dipinti della Bissoli risuona di dolci e antiche armonie, gli ulivi tendono le braccia rattrappite verso il cielo lontano in una muta preghiera di salvezza, i tronchi ritorti, simulacro di una vita millenaria, cantano le lodi della natura ed in essa si avvitano in un movimento lento, ma inesorabile, tesi al raggiungimento di una perfezione, il legno gemente, si arresterà in eterna attesa. La pittura della Bissoli sconvolge per semplicità ed insieme per incisività. Queste tele “parlano”, raccontano di vite gloriose, di muti dolori, di gioie mai totali, sempre tragicamente in attesa del duro freddo con la realtà. E’ sbalorditivo come un albero possa assumere una tale varietà di forme, difficile a credere che tutto sia affidato al caso.
Queste splendide e tormentate opere di ulivi salentini è una ricerca nel percorso della propria esistenza. L’artista va a cercare e ritrovare gli ulivi, si inebria dei loro cambiamenti, e ce li racconta attraverso l’antica tecnica della pirografia, tecnica antichissima di decorazione del legno ottenuta utilizzando una punta arroventata. 
Un tempo la pirografia era una tecnica essenziale, si scavavano perfino le piroghe col fuoco e durante il Medio Evo si incideva il legno allo stesso modo. Questa tecnica era pure una forma di arte grafica: Albert Dùrer infatti ha pirografato sul legno, così anche i popoli dell’Europa Centrale e dell’America del Sud decorano con incisioni i loro vasellami, i loro oggetti ed i loro idoli. In seguito, in Occidente, la pirografia è stata sfruttata come mezzo per imprimere marchi a fuoco su prodotti di largo consumo. Tuttavia la pirografia merita di essere ripresa come attività creativa e deve essere considerata senz’altro un’arte, un mezzo d’espressione come tante altre discipline grafiche, basta che venga impiegata per dare vita ad un’opera originale, frutto di uno stimolo interiore da parte di chi l’utilizza. 
Esistono comunque molti modi per esprimere creatività, per avvicinarsi a ciò che ci emoziona e tentare di comunicarlo agli altri ed è proprio quello che l’artista fa emozionarci, il suo tratto leggero ma deciso. Il colore ambrato del tempo che custodisce in sé racconti e leggende o semplici storie di vita. 
Silvana Bissoli, originaria di Sanguinetto (VR), vive a Imola (Bologna), dove lavora nel suo laboratorio d’arte. Laureata in Scienze Politiche, giunge all’arte da autodidatta, per rispondere ad un desiderio interiore, per manifestare ciò che sente. Ed è l’incontro con l’artista pugliese Giorgio Fersini, suo maestro di pirografia a determinarne sia per la sua crescita artistica, sia per l’incoraggiamento ad esporsi al pubblico.
L’ulivo è protagonista nei suoi lavori, tratta infatti questo monumento della natura con la tecnica particolarissima della pirografia, suo strumento per eccellenza. L’artista va a cercare gli ulivi, si inebria dei loro cambiamenti, ma anche delle nuove scoperte, ne coglie sia i loro silenzi, sia il vento che ora l’accarezza, ora li scuote. Li fotografa per poi affidarli all’arte, che si manifesta nella sua piena magnificenza e unicità.
Silvana Bissoli ormai di questi alberi non può più fare ameno, infatti spesso torna nel Salento, ci invita ad ammirarne i tronchi e le folte chiome e prova a dargli la parola, invitandoci a porgere l’orecchio a… Quello che gli ulivi ci dicono. Ed ogni volta, con questa sensibilità non comune, ritroviamo l’artista a donare nuove opere attenta a non accadere nulla agli Ulivi, si limita a rappresentare la natura che la circonda, l’umanità che “accanto” a lei vive, si con tecnica raffinata, ma non è questo a distinguerla, è il modo, l’ansia l’amore che è presente in tutte le sue opere che costringe alla riflessione. 
Per questa ragione sarà cura di Silvana Bissoli essere presente per tutto il periodo della mostra, disponibile a parlare con chi è interessato al suo lavoro, di ciò che esprime e desidera comunicare, illustrare la sua tecnica, una modalità inusuale, ma efficace per incuriosire, avvicinare ed approfondire. 

La mostra è stata inaugurata il 10 novembre ore 18 – presso Tedofra ArtGallery – Via delle Belle Arti 50 – Bologna ed è visitabile fino al 21 novembre 2012
Apertura dal lunedì al venerdì 10-13 / 16-18 – sabato 16-19. Domenica 10,30-13.. 
Anna Scorsone Alessandri

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Errico Ruotolo. Opere dal 1960 al 2007
Napoli, Castel Sant’Elmo
23 novembre 2012 - 6 gennaio 2013
Venerdì 23 novembre 2012, alle ore 18.00, verrà inaugurata la mostra monografica - curata da Giuseppe Morra e Gabriele Frasca - dedicata all’opera di Errico Ruotolo, uno dei maggiori protagonisti del laboratorio artistico napoletano a partire dalla fine degli anni Cinquanta.
Un appuntamento espositivo finalizzato a indagare lo sviluppo creativo dell’artista, la sua poetica, il suo impegno sociale, il rigore formale scandito da sperimentazioni e verifiche che hanno reso la sua arte non un esercizio autoreferenziale ma una pratica etica, e dunque una forma di politica, se per politica intendiamo lo slancio partecipativo con cui un artista coglie nella loro drammatica attualità le dinamiche sociali.
Un percorso di ricerca, quello di Errico Ruotolo, elaborato attraverso esperienze materiche di peculiare intensità espressiva: dagli esordi, centrati sullo studio della forma nei suoi rapporti con lo spazio, fino a un processo compositivo che diviene sempre più espressivo, gestuale, ricco di spessore. La parabola di Ruotolo, senza mai ripiegarsi in maniera, incontra, metabolizza e supera un’infinità di stimoli e procedimenti: dalle influenze oggettuali al concettuale (carte colorate, ritagli di giornali, plexiglass forati, vetri saccheggiati, legni intagliati, stagnole ripiegate), dall’uso della scrittura (cancellata o rimaneggiata) alla centralità dell’immagine alterata da un gesto pittorico dinamico, tendente all’astrazione lirica, fino alla polverizzazione delle forme, espressionisticamente lacerate, scalfite persino dall’immaginario mediale.
La mostra è realizzata dalla Soprintendenza speciale per il patrimonio storico, artistico, etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Napoli e dalla Fondazione Morra, in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Napoli e la Fondazione Premio Napoli.
Saranno esposte oltre 70 opere, con un rimando anche ai lavori di Ruotolo esposti nel museo di Castel Sant’Elmo ‘NOVECENTO A NAPOLI (1910-1980) PER UN MUSEO IN PROGRESS’; all’interno della mostra un particolare nucleo d’interesse per la definizione critica dell’artista è dedicato alle opere che la famiglia Ruotolo ha recentemente donato alla Fondazione Morra.
L’esposizione si inquadra nel progetto della Soprintendenza di approfondire le tematiche artistiche delineate in 900 a Napoli, non a caso sottotitolato per un museo in progress e della Fondazione Morra di analizzare e valorizzare il lavoro di alcuni artisti che negli anni Sessanta hanno dato un forte contributo poetico-creativo alla realtà napoletana (basti pensare a LUCA/Luigi Castellano, Augusto Perez, Renato Barisani, Domenico Spinosa, Salvatore Cotugno...).
Per la Fondazione Premio Napoli, invece, fra i cui compiti spicca quello di promuovere le eccellenze della cultura cittadina, si tratta dell’inizio di un percorso sull’arte dagli anni Sessanta a oggi, che condividerà con la Fondazione Morra e con l’Accademia di Belle Arti.

L’esposizione sarà completata da diverse iniziative:
Nell’Auditorium, avrà luogo ‘Un uomo speciale’, una rassegna poetica interamente dedicata alle opere di Errico Ruotolo ispiratrici di poesie, a cura di Nietta Caridei, secondo il seguente calendario:
23 novembre, ore 19: reading di Tommaso Ottonieri;
13 dicembre, ore 18,30: reading di Carmine De Falco, Raffaele Di Stasio, Bruno Galluccio, Stefania Vacca, Daniele Ventre;
19 dicembre, ore 18,30: reading di Giovanni Campi, Bruno Di Pietro, Claudio Finelli, Carmen Gallo, Antonio Maggio;
21 dicembre, ore 18,30: Sul punto di partenza del ritorno, concerto di Enzo Nini e Gabriele Frasca con Patrizia Di Martino, azioni visive a cura di Maurizio Magnetta.

Nel marzo 2013 l’Accademia di Belle Arti, a seguito del restauro di tre opere su tela del Maestro effettuato dagli studenti del laboratorio per il restauro di opere contemporanee di Paola Del Vescovo, ospiterà il Convegno di Studi dedicato a Errico Ruotolo, a cura di Giovanna Cassese.

Il Catalogo, curato da Giuseppe Morra e Gabriele Frasca per le edizioni Morra, raccoglie testi di Mario Franco, Mario Persico, Nicola Spinosa, Angela Tecce, Gabriele Frasca, Giovanna Cassese, cyop&kaf. Progetto grafico e design di Vincenzo Bergamene. Gli apparati, il testo ivi redatto e l’antologia critica sono a cura di Loredana Troise.

Giorni e Orario di visita:
Venerdì e Sabato dalle ore 14,00 alle ore 19,00
Domenica dalle ore 9,00 alle ore 19,00

Informazioni:
Castel Sant’Elmo, via Tito Angelini, 22 Napoli
www.polomusealenapoli.beniculturali.it

Fondazione Morra
www.fondazionemorra.org
tel.0815641655 fax 0815641494
erricoruotolo@fondazionemorra.org

Ufficio Stampa
Soprintendenza: Simona Golia tel. 081 2294478 fax 081 2294498
sspsae-na.uffstampa@beniculturali.it

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IN MOSTRA I CAPOLAVORI DI GIOVANNI BELLINI..
Giovanni Bellini: Dall’icona alla storia, Museo Poldi Pezzoli, Milano.
La mostra aperta fino al 25 febbraio 2013, ruota intorno al dipinto del Cristo morto (1457), sua opera giovanile con la quale egli si misura con il tema della Pietà, partendo dal modello bizantino all’immagine pienamente rinascimentale - umanistica. L’opera verrà affiancata: “Cristo in Pietà tra la Vergine e San Giovanni” (1460) dell’Accademia Carrara di Bergamo, “Cristo morto sorretto da due angeli” (1465) del Museo Correr di Venezia, “Cristo morto sorretto da quattro angeli” (1470) del Museo della città di Rimini. Dipinti di precursori ed epigoni di Bellini per far comprendere l’impatto che egli ebbe non solo sulla pittura contemporanea, ma anche sul gusto e sul collezionismo delle diverse epoche. In mostra anche un’analoga opera di Antonio Vivarini, maestro dello stesso Bellini, completano la mostra le opere di alcuni epigoni con la figura di Cristo che passa dal fondo scuro dell’epoca bizantina ai paesaggi rinascimentali di campi, rocce e città. Giovanni Bellini, figlio dell’affermato pittore veneziano Jacopo, costituisce insieme al fratello Gentile, la più importante famiglia di pittori di Venezia. Nasce a Venezia intorno al 1430 (non si conosce la data esatta dell’artista), pittore del Rinascimento noto anche con il nome di Giambellino. La sua carriera, è costellata d’importanti incontri e molteplici influenze che spiegano le variazioni del suo stile. 
Giovanni Bellini nel 1460 iniziò la serie delle Madonne col Bambino, che caratterizzò come tema tutta la sua carriera. Immagini di dimensioni piccole e medio piccole, destinate alla devozione privata. Si tratta di opere come la Madonna col Bambino a Pavia, Pinacoteca Malaspina; quella di Filadelfia; la Madonna greco della Pinacoteca di Brera a Milano, la Madonna col Bambino, Milano, Pinacoteca del Castello Sforzesco; la Madonna Lehman a New York, Metropolitan Museum. In queste opere si notano gli influssi e le innovazioni della pittura veneziana, introducendo nell’ambiente lagunare le novità dell’arte rinascimentale. La prima produzione di Giovanni Bellini ha caratteristiche già proprie forse anche per il rapporto tra madre e figlio un rapporto di pathos profondo. I modelli compositivi riprendono quelli delle icone bizantine, ripresi in alcuni casi con estrema fedeltà, figure vive capaci di instaurare un intimo rapporto con lo spettatore. Bellini riesce a fare una sintesi originale con quanto appreso dal maestro Andrea Mantenga il risultato è decisamente originale. Egli crea e ottiene una pittura in cui il colore e la luce creano un effetto di spazialità nuovo, senza far ricorso alle architetture in prospettiva, perché hanno un diverso grado di luminosità. Da questa svolta stilistica dell’arte, Bellini inizia la grande pittura veneziana, una pittura fatta di colore e di luce, che verrà poi proseguita da Giorgione e da Tiziano. 
La mostra è stata preceduta da un’attenta campagna di studi e di analisi scientifiche, per indagare la storia delle opere esposte, chiarendo alcuni aspetti legati alla loro storia. I dipinti selezionati tutti realizzati per la devozione privata: le ricerche svolte in occasione della mostra hanno riguardato le vicende collezionistiche e le committenze originarie delle opere per ricostruire il contesto culturale in cui esse nacquero e approfondire il tema della riscoperta della pittura del Rinascimento veneziano, e di Giovanni Bellini in particolare. Nella mostra saranno presentate al pubblico anche le opere del Rinascimento veneto del Museo Poldi Pezzoli, realizzate nella seconda metà del Quattrocento, opere che dimostrano quanto l’innovativo linguaggio artistico belliniano influenzò gli altri maestri veneziani suoi contemporanei. Nel 1515 Bellini datò l’ultimo suo dipinto, il Ritratto di fra’ Teodoro da Urbino, e iniziò a lavorare su un’altra composizione pittorica il Martirio di San Marco, che rimase incompleta. Giovanni Bellini muore a Venezia il 26.11.1515. 
La mostra sarà anche l’occasione per approfondire e mettere a fuoco il gusto e gli interessi dei collezionisti. L’evento ha ottenuto il contributo di Regione Lombardia Istruzione, Formazione e Cultura. 
Museo Poldi Pezzoli - Via Manzoni 12 Milano – Apertura: da mercoledì a lunedì, dalle 10,00 alle 18,00 – chiuso il martedì – ingresso 9 €, 6 € ridotto, bambini fino ai dieci anni gratuito. 
Anna Scorsone Alessandri

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Autore: Bertina Lopes - Piero Tartaglia

Periodo mostra: dal 12/11 al 30/11/2012

Sede: Galeria de Arte Ernesto Meyer Filho - Assembleia Legislativa do Estado de Santa Catarina - Brasile

orario e giorni apertura: lunedì - sabato dalle 8.00 - 19.00

Ufficio stampa: TAAR Mariangela Mutti, e Regina Nobrez ufficiostampataar@tartagliaarte.it
web: www.tartagliaarte.com

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IN MOSTRA LE OPERE DI PIETRO D’AGUANNO

E’ stata inaugurata giovedì 15 novembre alle ore 19 nella splendida cornice del Palazzo dei Normanni Sala Duca di Montalto la mostra antologica di Pietro D’Aguanno dal titolo “Pietro D’Aguanno: Opere 1964 – 2012” a cura di Maria Antonietta Spadaro e Paola Nicita ed organizzata dalla Fondazione Federico II. Un evento che ripercorre la storia artistica del pittore siciliano, dai paesaggi dove troviamo luci riflesse, giocate tra mille gradazioni di colori e le composizioni ottenute inserendo frammenti di antiche tele o anche opere con fotografia e oggetti applicate sulla tela creano un effetto notevole.
Nelle sue opere sono presenti racconti della nostra storia più tragica, narrata attraverso il pennello e la carta delle pagine di cronaca dei giornali di quel tempo. 
Una personalità mite e discreta che ama il silenzio del proprio studio e, ancor di più lavorare nella sua casa dello Stagnone di Marsala.
D’Aguanno ha sempre dipinto senza controllare ciò che accadeva fuori dalla sua finestra: non si preoccupa di mischiare sperimentazioni tecniche e forme, dal figurativo all’astratto, senza seguire mode o correnti, ha sempre dipinto in assoluta libertà, un percorso personalissimo che si snoda in più di cinquant’anni di lavoro.
Quella di D’Aguanno come dice Francesco Cascio, Presidente della Fondazione Federico II e dell’Assemblea Regionale Siciliana … è una mostra che parlerà a ogni cittadino siciliano, ma che dirà qualcosa di noi anche ai numerosi turisti che giornalmente visitano Palazzo dei Normanni e le Sale Duca di Montalto.
Pietro D’Aguanno, nasce il 4 febbraio del 1935. si forma con Giovanni Varvaro e Alfonso Amorelli. Docente di disegno tecnico e architettonico e di educazione artistica dal 1957 al 1985, ha scelto sempre la pittura, come mestiere, nel significato più alto del termine. Ha scavato nelle tecniche e nei linguaggi del passato al punto di potere affrontare il restauro di un’opera del 400 o 800 con la stessa abilità di un grande conoscitore.
In età matura, imbocca i sentieri della sperimentazione: si interessa sempre di più alla ricerca cromatica e spaziale, la possibilità di dare consistenza volumetrica, spessore e dinamismo alla materia, che sembra palpitare e guidare nei suoi anfratti l’occhio scrutatore facendolo immergere nei misteriosi meandri di cave e di paesaggi aspri come masse magmatiche, paesaggi dove i tragici eventi ambientali ne minacciano l’equilibrio.

La mostra sarà visitabile presso il Palazzo dei Normanni – Sale Duca di Montalto, Via del Parlamento n.1 fino al 9 dicembre 2012, tutti i giorni dal lunedì al sabato con il seguente orario 8,15/17,40 – domenica e festivi 8,15/13.00. Il biglietto di ingresso alla mostra ha un costo di 3 euro. 
Anna Scorsone Alessandri

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Caro Bambino, torna a giocare con noi!
a cura di Giuseppe Salerno

Località: Tuscania
Spazio espositivo: Magazzini della Lupa, Via della Lupa 10
Periodo: 15 dicembre – 6 gennaio (venerdì, sabato e domenica)
Orario: venerdì e sabato 16.00-19.00
domenica 11.00-13.00 + 16.00-19.00
Titolo: Caro Bambino, torna a giocare con noi!

Artisti: Gabriella Amato, Omero Angerame, Luigi Ballarin, Alessandra Barocci, Francesco Bellissimo, Toni Bellucci, Claudia Berardinelli, Wanda Bettozzi, Nello Bocci, Mario Boldrini, Antonella Catini, Luigi Cioli, Gerardo Di Salvatore, Elisabetta Ecca, Luigi Ferretti, Laura Gaddi, Maty Galafante, Benedetta Jandolo, Massimo Jatosti, Monica Lasconi, Ambra Loreti, Lughia, Valeria Mariotti, Anna Massinissa, Giulio Cesare Matusali, Cinzia Mastropaolo, Gabriele Mazzara, Massimo Melchiorri, Massimo Melloni, Gabi Minedi, Adamo Modesto, Vittoria Panunzi, Rosella Passeri, Marcello Paternesi Meloni, Caterina Prato, Michele Radogna, Elvi Ratti, Rossella Ricci, Rodolfo Roschini, Simona Salvuccelli Ranchi, Eugenio Sgaravatti, Anna Staccini, Duccio Trincarelli, Franco Zingaretti.

Organizzazione: Magazzini della Lupa
Curatore: Giuseppe Salerno

Vernissage: sabato 15 dicembre ore 17.00

“Caro Bambino, torna a giocare con noi!”. Questo, riecheggiando una nota canzoncina, è l’appello lanciato dagli artisti nella certezza che il gioco, fattore imprescindibile nell’arte, possa e debba ricoprire un ruolo centrale nel processo di rinnovamento della società. 

In un mondo fallimentare, alienato in nome del denaro a produzioni e consumi fini a se stessi, siamo giunti, smarrito ogni punto di riferimento, ad un passo dal baratro. Di fronte alla necessità impellente di un radicale cambio di rotta, gli artisti, pronti a mettere tutto in gioco a cominciare da se stessi, lanciano il loro messaggio. 

Nell’infanzia è attraverso il gioco che il mondo reale si intreccia con quello fantastico ed è con tale modalità, che il bambino matura esperienza, cresce in conoscenza e fa proprio il piacere dell’invenzione e della costruzione. Un piacere, quello del gioco, al quale, dopo che ci ha tenuti a balia per l’intera adolescenza, voltiamo le spalle una volta adulti.

Una grave perdita questa sconosciuta all’arte. Alimentata da un’inesauribile desiderio di conoscenza, la giocosità che accompagna il bambino alla scoperta del mondo permane in quegli artisti che, continuando a navigare tra meraviglia, pensiero ed emozione, manifestano l’urgenza insopprimibile di rendere visibile il proprio sentire ogni volta che danno alla luce opere a null’altro finalizzate che ad affermare se stesse.

Se nel gioco c’è il senso della vita, ogni essere umano ha il dovere di mantenere alto l’ascolto nei confronti del bambino che è in noi e di alimentare attraverso il gioco la propria vitalità, pena una piatta sopravvivenza, preludio alla fine imminente. 

E così, di fronte allo smarrimento generale che segna i nostri giorni, gli artisti ci invitano, senza esclusione alcuna, ad abbandonare le false “certezze” del recente passato per lasciare spazio ad un fare capace, con la gioia del bambino, di dare ossigeno al futuro.

Giuseppe Salerno

Contatti:
Giuseppe Salerno
salernogiu@tiscali.it
3391700429

Mirna Manni
magazzinidellalupa@libero.it
3283419698

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Fino al 27 gennaio la mostra per raccogliere fondi per prevenire il randagismo felino
500 gatti di tutto il mondo in mostra a Salò.
L’insolita collezione è stata donata al Comune dal chirurgo plastico Giovanni Botti, che l’ha realizzata in 30 anni. Grazie alle sue pazienti.

Provengono da ogni angolo del mondo, hanno forme, dimensioni e colori diversi. Sono gli oltre 500 gatti protagonisti di "Gattarte 500 + 1 felini”, la mostra in corso a Salò  organizzata dal telefono Difesa animali e dal comune di Salò che sarà aperta fino al 27 gennaio 2013. Un’iniziativa curiosa, che ha come obiettivo la raccolta di fondi per prevenire il randagismo gattile. Ancora più curiosa è la storia che riguarda questa collezione, che comprende in tutto mille pezzi e che è stata donata al comune di Salò dal chirurgo plastico Giovanni Botti, presidente dell’Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica. 
Definiti da Leonardo da Vinci dei “capolavori”, i gatti sono gli animali che più rappresentano l’ideale di bellezza e perfezione delle proporzioni. E proprio un micetto di ceramica, è l’animale con cui Botti decise di abbellire il suo studio all’inizio della sua carriera, oltre 30 anni fa. «Amo tutti gli animali, ma ho una predilezione per i felini – afferma il chirurgo -. Certo, non avrei mai pensato di dar vita a una collezione così assortita. Tutto è iniziato con un piccolo gattino di ceramica: una paziente lo notò e, dopo essere stata operata, me ne regalò un altro pensando, a ragione, che mi piacessero i mici. Vedendo due gattini nella sala d'attesa del mio studio altre pazienti fecero la stessa riflessione e me ne regalarono ancora. Poco alla volta le statuette di gatti si sono moltiplicate a dismisura, fino a raggiungere l'incredibile numero di mille. Sono tutti esemplari regalati dai miei pazienti, ad eccezione del primo. E provengono da ogni paese del mondo». 
Gatti artistici, gatti utili, gatti decorativi, gatti “griffati”. Insomma, “tutti i gatti che non ti aspetti”. Una collezione unica nel suo genere e di considerevole valore, che Giovanni Botti ha deciso di donare al Comune di Salò che, come recita la lettera di donazione, “ne potrà disporre liberamente per gli scopi culturali, sociali, turistici e didattici oltre che di prevenzione del randagismo gattile o per promuovere raccolte, aiutare associazioni libere o riconosciute che si occupino della sterilizzazione, cura e manutenzione dei gatti randagi”. 
Lo scopo di Gattarte è sensibilizzare tutti i visitatori a favore dei gatti meno fortunati per antonomasia, ossia i randagi. La mostra, che è stata allestita nella Torre dell’Orologio, in centro a Salò, senza costi per il Comune grazie all’opera dei volontari, al sostegno di alcuni sponsor, e a Publiradio srl, è stata inaugurata il 21 settembre e sta riscuotendo molto interesse e partecipazione. E’ possibile visitarla nei pomeriggi di venerdì, sabato e domenica fino al 27 gennaio 2013. L’ingresso è a offerta libera, il ricavato sarà devoluto all’Associazione Telefono Difesa Animali.

Info: Silvia Perfetti 346/9488777 – sperfetti@eoipso.it

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MIMMO GERMANA’ IN MOSTRA A CATANIA.

Tra Cielo e Terra è il titolo della mostra del Maestro Mimmo Germanà a cura di Giovanni Gibiino e testo di Achille Bonito Oliva.
L’esposizione raccoglie una selezione di 25 tele del maestro della Transavanguardia.
Nato a Catania nel 1944, pittore autodidatta, nomade della pittura, da giovane svolge il servizio militare a Palmanova (Friuli Venezia Giulia) dove vince un premio di pittura estemporanea. 
Mimmo Germanà, dopo un periodo di ricerca orientata verso lo spazio-ambiente realizzando installazioni con vari elementi e lavori influenzati dal clima post-concettuale conquista la Biennale di Venezia nel 1980. Nel 1987 conquista il Premio Gallarate, artista dalla personalità complessa, anticonformista e tenace. Ha costruito un mondo tattile nell’immaginario, i cui temi fondamentali sono le figure femminili dai caratteristici volti ovali spesso fluttuanti nello spazio e gli incantevoli paesaggi dagli alberi stilizzati che contrastano con il fondo: una fantasia abbagliante, colorata, rapida, adatta al suo stile onirico e trasognato.
Germanà fu lanciato da Achille Bonito Oliva nell’ambito della Transavanguardia negli anni Ottanta insieme con Cucchi, Chia, Clemente, Di Maria, Paladino. Diventa quindi uno dei primari protagonisti di questa corrente esponendo nei vari Musei, dall’Europa all’America, e solo la timidezza e il riserbo, non lo trasformano il protagonista assoluto.
La sua pittura è di stampo popolaresco con le sue forti accentuazioni simboliche tale da essere definito lo Chagall italiano 
E’ stato l’artista che più di tutti ha dato vita ad un espressionismo mediterraneo per i colori vivaci stesi con forza e senza alcuna gradazione tonale. Egli accosta pochi colori simili tra loro, con l’evidente intento di rafforzare il contrasto timbrico, un evidente gusto per la decoratività. 
Scrive Achille Bonito Oliva nel suo testo… “Un ritmo scorrevole regge la pittura di Germanà, fatta di spessore e pennellate dense, di colori cupi e di materie forti. Egli cerca di costruire un mondo tattile dell’immaginario, dove le figure, acquistano una tridimensionalità fatta interamente di pittura, carne e pelle incorporate dentro l’alveo del quadro. Perché il quadro è l’alveo specifico dentro cui si muovono le immagini, corposamente rimpinguate della sostanza del segno e del colore. Una pittura cosmica afferra i singoli particolari e li cala dentro il flusso del colore come continuo divenire…
A Germanà non è mai mancata l’attenzione della critica più avvertita, in una valutazione alta del suo lavoro, si scopre amante del mito delle origini, con l’immagine che vaga nell’intricato labirinto di una natura che mette ansia, timore indefinibile, paura. Come egli stesso scrive: “La mia pittura ha un suo stato d’animo che non è esattamente il mio, si identica in parte, si sente la provenienza, si riconosce il mio temperamento, ma è un’entità autonoma… Direi che la storia dei miei quadri è una storia che vive parallelamente a me, magari mi attraversa, ma non è la mia storia umana, forse la mia storia esistenziale, la storia del mio pensiero, ma non è la mia storia biologica”. 
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Muore a Busto Arsizio (Varese) il 18 maggio del 1992 all’età di quarantotto anni. 

La mostra sarà visitabile fino al 17 dicembre Side - A Modern Art Gallery – Viale Vittorio Veneto, 5 – Catania 
Orario: martedì – sabato 10 – 13 e 17 – 20 - ingresso gratuito.
Anna Scorsone Alessandri

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SOPRAFFACTIONS MATERA 
Località: Matera
Galleria: ex Ospedale di San Rocco
Indirizzo: Piazza San Giovanni
Periodo: 8 dicembre 2012 – 6 gennaio 2013
Orario: 09.00/13.00 – 16.00/20.00
Titolo: SOPRAFFACTIONS MATERA
Artisti: Luigi Ballarin, Claudio Bozzaotra, Enrica Capone, Dario Carmentano, Maria Credidio, Gerardo Di Salvatore, ElleplusElle, Mariella Gentile, Alfredo Granata, Luigia Granata, Pino Lauria, Lughia, Mirna Manni, Anna Massinissa, Gabriele Mazzara, Pinella Palmisano, XO, Franco Zingaretti
Curatori: Giuseppe Salerno, Francesco Canestrini
Organizzazione: InArte Fabriano, Antonio Rosa della Soprintendenza BAP della Basilicata
Ente Promotore: Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Basilicata
Collaborazioni: Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Salerno e Avellino
Liceo Artistico “Carlo Levi” di Matera
Patrocini: Regione Basilicata, Provincia di Matera, Comune di Matera 
Allestimento: Lughia, Biagio Antonio Lafratta della Soprintendenza BAP della Basilicata
Presentazione e inaugurazione sabato 8 dicembre 2012 ore 17.00
Saranno presenti: Attilio Maurano (Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Basilicata), Francesco Canestrini (Soprintendente per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Basilicata), Gennaro Miccio (Soprintendente per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Salerno e Avellino), Mario Bozzo (Presidente Fondazione CARICAL), Giuseppe Salerno (ideatore del progetto), Vincenzo Viti (Assessore alla Formazione Regionale della Regione Basilicata), un rappresentante istituzionale della Provincia di Matera, Salvatore Adduce (Sindaco del Comune di Matera)
Con Sopraffactions Matera tre artisti lucani, Dario Carmentano, ElleplusElle e Pino Lauria, presentano opere che, mettendo in discussione l’inviolabilità dell’arte, nascono da veri e propri interventi di sopraffazione. Il progetto parte nel 2009 quando, per un’esposizione romana, Luigi Ballarin, Gerardo Di Salvatore e Lughia produssero ciascuno quattro opere che, divenute oggetto di scambio fra gli artisti stessi, furono la base per la realizzazione di lavori a firma del secondo artista. L’esperienza, replicata a Fabriano, Cosenza, Salerno e Viterbo, porta oggi in mostra a Matera 18 artisti con 72 opere nel formato 100x100.
Ogni evento, per sua natura ineluttabilmente contestualizzato, è sopraffazione perpetrata da parte di qualcosa o qualcuno nei confronti della realtà circostante che ne risulta, sempre e comunque, modificata. Tutto è sopraffazione. Ed è proprio questo intervenire sul preesistente, sia esso naturale o opera dell’uomo, a determinare, prescindendo da attribuzioni di valore, l’inarrestabile divenire dell’universo.
Nella piccolezza della condizione umana, l’opera d’arte, che nel suo prodursi è anch’essa sopraffazione, sembrerebbe godere da sempre, in quanto espressione alta di una azione/pensiero in sé compiuto, di una sorta di diritto all’inviolabilità.
Con “Sopraffactions”, al pari di ogni realtà in divenire, l’arte si manifesta a noi non più soltanto come pura convergenza di forma, materia e colore ma anche quale sedimentazione di percorsi e intelligenze diverse. Un essere, quello dell’oggi, che fa agio sul passato e, inerme, si offre a futuri interventi.
L’esposizione sarà occasione per la conduzione, a cura di Antonio Rosa e Stefania Ugatti, della III edizione della sperimentazione “Voi vedete ciò che gli altri non vedono: l’arte raccontata dal pubblico”.
“L’iniziativa si propone di favorire un nuovo e più coinvolgente approccio del pubblico all’arte e all’architettura contemporanea e, in generale, ai fenomeni culturali, attraverso l’attivazione di momenti di incontro estemporanei; spazi in cui condividere l’esperienza della visita, comunicare e confrontare valutazioni e osservazioni, emozioni e visioni suscitate dalle opere in esposizione per trarne ulteriori opportunità di arricchimento e di crescita.” (Francesco Canestrini)
La sperimentazione sarà condotta dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Basilicata in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Salerno e Avellino e la partecipazione del Liceo Artistico “Carlo Levi” di Matera.
Giuseppe Salerno
contatti: 
Giuseppe Salerno
salernogiu@tiscali.it
tel. 3391700429

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Sarà inaugurata Venerdì 30 Novembre 2012 alle ore 17,30 nella città di Alcamo, presso il “Centro Congressi Marconi “ Corso VI Aprile la mostra d’arte contemporanea “PIATTO D’AUTORE”. La mostra organizzata e curata dall’Associazione Culturale Ricercarte di Palermo, presenta 48 lavori eseguiti su un piatto di argilla coinvolgendo Artisti affermati ed emergenti del territorio.

L'intenzione è quella di risvegliare il concetto di crescita e di confronto, di interazione tra le arti per lo sviluppo di un progetto comune ed unico, nel rispetto delle esperienze personali svolte fino a quel momento, con l'unica certezza di voler comunicare con l'esterno senza vincoli scenografici. Il piatto come mezzo per comunicare le proprie emozioni senza tralasciare i contenuti che sono importanti in questo momento di confusione e smarrimento.
Piatto come specchio del quotidiano.

ELENCO ARTISTI. Tiziana Ardagna, Arturo Barbante, Luciana Barletta,
Marisa Battaglia, Ilenia Bevacqua, Butera-Ferrara, Peppe Caiozzo, Edoardo Cascio, Giovanni Castagnetta, Germana Chentrens, Giovanni Cicchi, Pierina Ciulla, Carlo Comito, Bartolomeo Conciauro, Anna Domenica Culotta, Sergio D’Amore, Sergio Di Leonardo, Stefania Di Lorenzo, Silviu Dranga, Liliana Errera, Pietro Espedito, Antonella Farinella, Maria Teresa Fazio, Giovanni Ferrante, Naire Feo, Nicola Figlia, Maria Grosso, Piera Ingargiola, Valeria La Piana, Maria Lo Duca, Gaspare Lombardo, Roberta Marotta, Caterina Mazzara, Marco Mirabile, Maria Rosa Mucaria, Tommaso Nicastri, Aldo Palazzo, Maria Laura Riccobono, Carmela Maria Russo, Angela Sarzana, Maurizio Scaldara, Nancy Sofia, Antonella Stillone, Trapani –Calabretta, Maria Felice Vadalà, Caterina Vicari, Maria Giovanna Vincenti, Tiziana Viola Massa.
Piatto d’Autore dal 30.11 al 5.12.2012, Centro Congressi Marconi, Corso VI Aprile Alcamo (TP) – Orario: 10.00/13.00 – 17.00/20.00

Associazione culturale 
RICERCARTE

www.ricercarte.com

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GEORGE GROSZ IN MOSTRA ALLA GALLERIA 
DE’ FOSCHERARI DI BOLOGNA.


La Galleria de’ Foscherari ha allestito una mostra dedicata al grande maestro George Grosz. presentata da Pasquale Ribuffo e nel contempo inaugura anche la stagione espositiva della Galleria L’esposizione riguarda il periodo berlinese, compreso fra il 1912 e 1931, durante il quale Grosz dà il meglio di sé, prima di rifugiarsi negli Stati Uniti per sfuggire al nazismo.
In esposizione circa venticinque lavori tra oli, disegni ed acquarelli, nelle quali il realismo di Grosz appare più ricco e maturo, nonché di straordinaria attualità. 
Il periodo berlinese è ampio e ricco di avvenimenti culturali e drammi storici, è necessario distinguere almeno una fase giovanile, peraltro affollata di opere, soprattutto disegni; un periodo in cui l’artista attraversa felicemente tutte le avanguardie, dal cubismo all'astrattismo e l'approdo alla Nuova Oggettività, dove si realizza pienamente la vicenda artistica, culturale e morale di un intellettuale che ha apertamente combattuto il conformismo borghese e il militarismo. Proprio a questo periodo si riferiscono le oltre venticinque opere in mostra. Come scriveva in suo testo Claudio Alessandri: …”I disegni, gli acquerelli colpiscono il visitatore: pochi tratti lievi per raccontare la bellezza di nudi femminili dalle rinascimentali rotondità, una bellezza tutta muliebre, giunta al culmine in bilico tra la maturità splendente ed il prossimo decadimento fisico ed estetico; in contrapposizione a questa bellezza sfacciata e senza titubanze interpretative, Grosz ci offre la realtà scomoda e che come tale, l’opulenta società consumistica dei nostri giorni. I suoi uomini d’affari, i politici e i militari, abbandonata quasi totalmente la parvenza umana, si trasformano in esseri repellenti il cui tratto bestiale ci aiuta a comprendere la violenza di un mondo che fa della sopraffazione e del successo l’unica vera aspirazione. Ai colori caldi e delicati delle esuberanti forme femminili, che presuppongono un amore totale dell’artista per un mondo dominato dalla bellezza e dall’armonia, si contrappongono gli inchiostri e gli acquerelli freddi e taglienti dei personaggi “negativi” di una società che non ha una cittadinanza ma, sparsa sull’intero pianeta, tenta di soffocare con un sopruso, ogni aspirazione alla vita, all'amore, al sogno…”
Grosz fu anche uno dei primi a aderire al dadaismo: i suoi collages, spesso composti in collaborazione con John Heaertfield, furono tra i primi esempi di questa espressione artistica; le sue creazioni “mixed media”, un insieme di acquerello e ritagli, risalgono appunto al periodo Dada. 
George Grosz nasce il 26 luglio 1893 a Berlino, studiò all’Accademia di Dresda, con l’intenzione di diventare un pittore di storia. Esegue quindi copie di opere di maestri antichi, in particolare di Rubens, esposti nella pinacoteca di Dresda, eseguendo anche disegni per giornali e riviste satiriche utilizzando lo stile della caricatura. Le uniformi, le drammatiche rappresentazione di battaglie storiche, stimolano la fantasia di Grosz al disegno. L’artista dipinge la completa caduta di valori, la vittoria della materialità sull’assenza spirituale e asfittica degenerazione sessuale. Il suo stile duro e spigoloso, talvolta infantile e pornografico, o ideale per illustrare persone misere, prostitute, ubriachi, assassini, soldati feriti, con una violenta componente di critica sociale nei confronti della spietata avidità dei ceti dirigenti e di volgari uomini d’affari, nascosta sotto la maschera della rispettabilità. 
Nel 1918 si iscrive al Partito Comunista ottenendo la tessera da Rosa Luxemburg in persona, e pone temporaneamente la sua arte al servizio delle classi rivoluzionarie. 
Nel 1920 Grosz assieme a Hausmann e Heartfeld organizza nella galleria di Otto Burchard a Berlino, la prima mostra Dada, dove figurano anche i lavori di Max Ernst e Otto Dix. Fonda le riviste politico satiriche: Die Pleite e Der blutige Ernst, tutte in ambito dadaista, curandone personalmente le illustrazioni. Ripetute sono le accuse fatte all’artista per vilipendio delle forze armate e della morale pubblica, infatti, condannato per il dipinto “Dio con noi” del 1920, basata su caricature di militari. Successivamente anche per blasfemia, in particolare per il disegno “Cristo con la maschera antigas” del 1927, originariamente intitolato “Tenere la bocca chiusa e continuare a servire”. Nonostante il successo delle sue opere nel 1933, con l’insediamento di Hitler al potere pone fuori legge il movimento Dada ed i suoi membri sono costretti a fuggire.
Grosz considerato un artista “degenerato” (le sue opere furono esposte nella mostra inaugurata da Hitler nel 1937, dedicata appunto all’arte degenerata), blasfemo e socialmente pericoloso, lascia l’Europa per rifugiarsi in America, terra libera e ancora di salvezza per intellettuali ed artisti. 
Dopo la guerra recupera alcune forme espressive del movimento Dada e, con i collages, si avvicina alla pop art.
Georg Grosz muore a Berlino il 6 luglio 1959 a 66 anni. La causa del suo decesso è singolare: giunto a notte fonda davanti la sua casa Grosz, ubriaco, aprì la porta della cantina anziché quella di ingresso causando una rovinosa caduta che gli costò la morte. 

La mostra sarà visitabile fino al 17 febbraio 2013 – Galleria De’ Foscherari, via Castiglione, 2/b – Bologna.
Orari: lunedì – sabato 10.00/12.30 – 16.00/19.30 – domenica su appuntamento.
Anna Scorsone Alessandri

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Regalo ad Arte
a
Spazio San Lorenzo:
via S.Lorenzo n. 15 angolo via Arimondi (Centro storico) Terlizzi

a cura di
LabotatorioArtHouse Scorca La Tegola
Le Terre di Silla
ArteFattoMB

Lo “Spazio San Lorenzo” è una realtà espositiva e della creatività, situato nel cuore del centro storico a Terlizzi (Ba), in Via San Lorenzo 15. In concomitanza con le festività natalizie allestirà nei propri ambienti una esposizione di manufatti e oggetti di design, dalle forme uniche e originali, creati dai promotori “Laboratorio Art House Scorca La Tegola”, “Le Terre di Silla” e “ArteFatto MB”.
L’evento può definirsi una originale vetrina sul mondo dell’interior design e dell’artigianato artistico e creativo del territorio con una particolare attenzione alla scelta dei materiali utilizzati che va dalla ceramica, al legno, al ferro e al vetro, talvolta anche arrivando a materiali riciclati. Ogni singolo manufatto racchiude in sè passione e ingegno, talento e tecnica, estetica e qualità. Un percorso fra oggetti di diversa natura, espressione di ricerca e unicità, all’ insegna di un proficuo e rinnovato dialogo fra tradizione e innovazione.
L’evento “Regalo ad ARTE” è patrocinato dal Comune di Terlizzi e rientra nel calendario degli appuntamenti organizzati dal Comune di Terlizzi nell’ambito del Natale 2012.
L’esposizione, denominata “Regalo ad ARTE”, sarà visitabile dal giorno 2 dicembre 2012 al giorno 10 gennaio 2013 e sarà inaugurata domenica 2 dicembre 2012 alle ore 17.30.
Inoltre, l ‘ appuntamento “ARTè” sarà rinnovato nelle domeniche 9, 16, 23 e 30 dicembre 2012, sempre alle 17.30.
Lo spazio espositivo osserverà i seguenti orari: dal mercoledì alla domenica, dalle 17.30 alle 20.30! Apertura straordinaria il 24 dicembre, chiuso i giorni 8 e 26 dicembre 2012, nonché il 6 gennaio 2013.
Ingresso libero

Per informazioni: Tel.3476502478

Spazio San Lorenzo:
Laboratorio Art House Scorca La Tegola
Le Terre di Silla
ArteFattoMB

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Uscirà agli inizi di dicembre 2012 il nuovo album dei Fluido Ligneo – Luca Pugliese, dal titolo Déjà vu (Terra Arte ed.; distr. EMI). Dodici brani, di cui tre inediti e nove rivisitati. 

Déjà vu nasce dall’incontro di strumenti e musicisti di svariati angoli del mondo che danno vita a un sound raffinato e potente e dai forti connotati etnici, ma totalmente svincolato dall’appartenenza di genere e soprattutto di ampia accessibilità, perché frutto di un’elaborata ricerca che riesce a tradursi in semplici canzoni. 

Tra i collaboratori del progetto ricordiamo, fra gli altri, Tony Bowers (bassista e fondatore dei Simply Red) e Giancarlo Parisi (già collaboratore di PFM, Fabrizio De Andrè ed Eugenio Finardi). 

Oltre a nove brani rivisitati troviamo i nuovissimi Déjà vu , Tarantella basta! , e Qui e Ora , con alle tastiere Vittorio Cosma. “Déjà vu” diventa la track list proprio perché il progetto ripropone vecchi motivi dopo dodici anni di ricerca, di prova e riprova, di nuovi incontri, di riconoscimenti, di nuove sonorità che hanno trasformato ciò che era in ciò che è. 

L’uscita del disco sarà accompagnata da una tournée teatrale nelle principali città italiane. Prime tappe il San Babila di Milano (4 dicembre 2012) e l’Ambra Jovinelli di Roma (11 dicembre). E non ci sarà soltanto musica. Le scenografie verranno infatti realizzate in estemporanea dallo stesso Luca Pugliese con un happening di pittomusica ispirato al suo progetto pittorico-musicale Cosmo sonoro (2010, ed. Skira). 

http://www.fluidoligneo.it
http://www.youtube.com/fluidoligneo 

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“Geometrie dorate”  di Clelia Cortemiglia  
a cura di Massimiliano Bisazza


E’ un linguaggio raffinato quello che ha “mosso” il sentire artistico di Clelia Cortemiglia, che ci delizia da molti anni col suo maturare verso nuove astrazioni piene di lirismo e di delicatezza.
Influenzata dallo “spazialismo” di Lucio Fontana, di cui fu peraltro allieva, l’artista ci presenta magiche figure circolari di varie dimensioni: quella grande ci porta al tema della spiritualità e quella piccola a quello del microcosmo, della “cellulla”, la genesi di tutto, quel “tutto” che ci mostra il divenire delle cose.
L’alternanza di vuoti/pieni, di chiari/scuri e di spazio/luce sono tutte antitesi che ci svelano i misteri del cosmo e dell’ignoto.
Le trame geometriche sono eleganti scenari bianchi e neri, dove spesso viene usata la foglia d’oro, un materiale evocativo per sua natura che assume un ruolo primario, da sempre atteso nell’opera della Cortemiglia.
La compostezza formale, la progettazione concettuale ed il rigore geometrico sono una costante nelle opere di questa artista che è riconosciuta a livello internazionale. Ha esposto a Londra, New York, Milano, Madrid, Washington D.C., San Francisco, la riprova di quanto sia apprezzata a tutto tondo in ambito artistico contemporaneo.
Il minimalismo lieve di Clelia Cortemiglia è un minimalismo sensibile dove l’andamento curvilineo è dissonante e la figura del cerchio e lo spazio circostante 
dialogano tra loro assurgendo al valore di icona.
Il lavoro e la relativa poetica di questa artista non smette mai di stupirci e sicuramente ci donerà ancora forti emozioni, piene di significati aulici e decisamente intimistici, caratteristiche della natura di donna sensibile e di artista che parla un linguaggio sottile e diretto fatto sempre con delicatezza.

Dr.Massimiliano Bisazza

Clelia Cortemiglia, di cultura classica, ha appreso tutte le tecniche della pittura da Giangiacomo dal Forno. Nel 1962 debutta in una personale alla galleria Montenapoleone dopo l’anteprima in una collettiva dell’anno prima. Dal 24 Novembre di quell’anno inizia la quarantennale carriera dell’artista, sicuramente cresciuta grazie anche allo stretto rapporto con il suo Maestro e amico Lucio Fontana.
Nei primi anni l’artista inizia un percorso figurativo dove risaltano linee e figure geometriche, una prima vena di astrattismo dove le opere appaiono quasi come vetrate, ma con elementi estremamente passionali, periodo che Fabriano Fabbri definisce “astrazione/attrazione” per la contraddizione interna di ogni opera.
Già dal ’67 inizia un nuovo percorso dove la matrice astrattista astrattista è molto più evidente e nelle opere a china lo sfondo diventa già intreccio di trame e parte stessa del soggetto al centro della scena,
L’amicizia con Lucio Fontana permette a Clelia Cortemiglia di raggiungere la sua maturità cercando e trovando la luce nelle sue opere.
Ma fondamentalmente è il processo di crescita dove Clelia, anziché rimanere vincolata ad essere succube o condizionata dalla forte personalità artistica del Maestro, rielabora e rende propri gli insegnamenti intraprendendo e perseguendo la propria strada.
Oggi, Clelia Cortemiglia, espone ancora in molte mostre personali e diverse permanenti, continuando il suo tragitto.
Linee, luce, globi dorati, si alternano, si muovono, dinamici, su sfondi bianchi o neri, insinuandosi nelle venature dello sfondo e diventando parte dello stesso, in un turbinio di linee rigide e morbide che intersecano e portano l’osservatore a seguire in un vortice tutte le direzioni che queste intraprendono.

“Geometrie dorate”
di Clelia Cortemiglia
a cura di Massimiliano Bisazza

-opening: 30 novembre 2012 dalle h 18,30 alle h 21,00 (in mostra fino al 21 dicembre 2012)
-Galleria d’Arte Contemporanea e Spazio Espositivo Statuto13: Via Statuto, 13 (corte interna) – 20121 Milano – Brera District

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INFO SUL COMPLESSO PROGETTO: 

IO SONO UNO CON I FRUTTI DELLA TERRA
Opera di autocoscienza cellulare collettiva 

Premessa, intenti e descrizione dell'Opera 

La ricerca di una rinnovata armonia e l'impegno teorico e pratico per contribuire a un mondo rispettoso di tutti gli esseri e della natura, è alla base di tutta la mia trentennale opera artistica e culturale. 

Da anni dedico creatività, progettualità, tempo e risorse economiche al totale servizio della coscienza e della pratica della difesa della natura, che è la base della nostra salute e della stessa sopravvivenza del genere umano. 

Preferire modalità alternative rispetto al cinico conformismo imperante - che siano in consonanza con uno stile di vita improntato alla conoscenza, all’amore e alla tutela della natura - può essere la nuova privilegiata possibilità dell'arte: una visione indispensabile, visto lo stato in cui si trova Gaia, la Terra.

Desidero comunicare l'importanza, la possibilità e il dovere morale di " un'arte che formi la cultura e la vita stessa" contribuendo ad "un sistema che trasformi tutto l'organismo sociale in un' opera d'arte", trasformando "non solo il fare quadri e sculture, ma tutta la forma sociale, come il maestro Joseph Beuys con preveggenza affermava già negli anni 70

Ritenendo l'Arte una potente attivatrice di conoscenza e di consapevolezza, valida spinta al miglioramento di sé, cosa viva e attiva nel promuovere importanti processi di rinnovamento e ritrovamento, stimolo per importanti cambiamenti nel sociale, qualunque sia il linguaggio espressivo scelto purché sentito, autentico, consapevole 

INVITO AD ESSERE COAUTORI / COAUTRICI
DELL'OPERA DI AUTOCOSCIENZA CELLULARE COLLETTIVA 
IO SONO UNO CON I FRUTTI DELLA TERRA

BISOGNA SEMPLICEMENTE INVIARE IN TEMPI BREVI -VIA MAIL O TRAMITE FB - UNA FOTO a MEZZOBUSTO IN BUONA RISOLUZIONE.

L'immagine - insieme alle altre - comporrà l'Opera, consistente in un grande frutto stilizzato, di cui ciascuno/a sarà simbolicamente una delle cellule.

Impersonalità e servizio al bene comune 

I volti dei compartecipanti sono inseriti in dischi piccolissimi, quindi non necessariamente riconoscibili, ad esemplificare la percezione impersonale di sé in un'azione che supera noi stessi/e, nella consapevolezza di stare attuando insieme un' azione virtuosa, in cui ciò che conta è la difesa del bene comune, per noi e per le future generazioni . 

Approfondimento 

La ricerca di armonia e di equilibrio con la madre terra, il rinnovarsi di quel rispetto nei suoi riguardi che gli esseri umani sembrano aver dimenticato, è alla base anche di quest'ultima opera di autocoscienza cellulare collettiva 
Nella certezza che l'arte possa essere catalizzatatrice di nuove consapevolezze e attiva nella difesa dell'ambiente, Teri Volini, come artista biofila, ha attivato negli ultimi anni una serie di opere nelle quali - sia a livello personale che collettivo - ha chiaramente espresso il suo intento comunicativo: LA DIFESA DELLA NATURA 
Rispetto alle altre opere di autocoscienza collettiva, il numero dei compartecipanti è maggiore: nelle opere precedenti si andava dai 40 partecipanti dell'opera collettiva per l'acqua, ai 50 per l'opera collettiva Io sono uno con gli alberi, agli 80 de Io sono uno con il sole.
vedere precedenti opere di autocoscienza collettiva ctrl + clic su :
op. collettiva Io sono uno con il sole su Blog http://www.terivolini.blogspot.com/  (andare in in Archivio 2011) http://www.terivolini.it/html/coscienza_uno_acqua.html 
op. collettiva Io sono uno con gli alberi su BLOG http://www.terivolini.blogspot.com/ 

I volti dei compartecipanti sono inseriti in dischi piccolissimi, quindi non necessariamente riconoscibili, ad esemplificare la percezione impersonale di sé in un' azione che supera essi stessi, nella consapevolezza di stare attuando insieme una azione in cui ciò che conta è la difesa del bene comune. 

Il frutto - di cui i compartecipanti diventano simbolicamente parte con la loro adesione - entrando nel nostro corpo come cibo, diventa tutt'uno con noi, con tutti i suoi principi vitali, ma può essere fonte di malattia se non ha determinati requisiti di integrità e purezza.
Da qui l'esigenza di conoscere approfonditamente la situazione e di operare affinchè il cibo sia il più possibile sano, per la nostra salute e per la preservazione della terra, da cui quei frutti provengono. 
Espandere la nostra percezione e la nostra conoscenza ci condurrà verso una maggiore consapevolezza ambientale ed alimentare; sarà la coscienza cellulare, una volta attivata, a farci realmente "sapere" di essere uno con il tutto: con la terra, l'aria, l'acqua, con tutti gli elementi, e ad agire in difesa della natura tutta , e in ultima istanza, di noi stessi/e e delle future generazioni ...
Tale consapevolezza ci renderà più determinati nell'attivare richieste a favore dell'ambiente nei più diversi ambiti, per impedire o limitare l'ulteriore inquinamento dell'aria, dell'acqua e del terreno, attuato con il perseverare di metodi di coltivazione inadatti, con l'uso incosciente di elementi dannosi e utili soltanto al dio denaro. 
Attivare un cambiamento di rotta è indispensabile ed improrogabile per la salute nostra e delle future generazioni, il tutto passando per la preservazione della natura.

ARGOMENTI DA CONDIVIDERE CON ALTRI GRUPPI 
Proposte tematiche per IO SONO UNO CON I FRUTTI DELLA TERRA 

LISTA APERTA 
(da completare con proposte e/o fra cui scegliere un argomento specifico 
su cui creare ed organizzare un incontro con il proprio gruppo - in sinergia con il Centro Delta e gli altri gruppi compartecipanti -

CIBO E SALUTE: 
Nuove abitudini per uno stile di vita rispettoso della natura e della salute: cibi biologici, biodinamici.
Spesa consapevole, cibo etico, impatto zero, alternative vegetariane, vegane , macrobiotiche... crudismo, digiuno, diete salutari...

CURARSI CON L'ALIMENTAZIONE 
Prevenzione malattie tramite il cibo - Metodi di guarigione tramite il cibo

UNA NUOVA CONSAPEVOLEZZA ALIMENTARE
Abap (Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi)

“X Grain - ma non chiamateli OGM” è un percorso a più voci che conduce ad una nuova consapevolezza alimentare. Attraverso i contributi di storici della scienza, agronomi, coltivatori, medici, nutrizionisti, biologi molecolari e avvocati, il regista Stefano di Lauro indaga e svela i mutamenti avvenuti nell’arco del secolo scorso in ambito cerealicolo.
E'il secondo video prodotto dall’Abap (Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi) che con “X-Nature – Bestiari del III Millennio” (ideato e realizzato nel 2008 dallo stesso regista Stefano di Lauro) ha partecipato a numerose rassegne cinematografiche di livello nazionale ed internazionale (Cinemambiente Environmental Film Festival – Torino 2009, Cineambiente Tour 2010, Clorofilla Film Festival 2010, Culture Unplugged Festival – India/USA/Indonesia/New Zealand 2011, ed altri) ottenendo importanti riconoscimenti.

UN FUTURO LIBERO DA OGM:
Vandana Shiva
La scienziata e scrittrice indiana si batte per un futuro libero da OGM, e racconta perché questa lotta ha radici in noi, nel nostro cibo, nella nostra libertà, nella nostra sovranità, anche nella nostra Italia. 
“dipendiamo dalla terra, i contadini dipendono dai campi, i popoli tribali dipendono dalle foreste, tutti dipendiamo dall'acqua, ognuno di noi dipende dal cibo. La guerra contro la Terra diventa una guerra contro gli esseri umani, è alla radice della fame e della sete nel mondo.Dobbiamo fare pace con la Terra sia perché se lo merita, sia perché è l'unico modo di proteggere i diritti umani.”

L'IPOTESI DI GAIA, IL PIANETA VIVENTE 
L'ipotesi di Gaia fu proposta dal chimico inglese James Lovelock con Lynn Margulis nei primi anni 1970, e ora si è trasformata in una teoria ricca di risultati sperimentali inaspettati. Nella presente relazione essa è assunta come quadro teorico generale in cui inserire il nostro atteggiamento nei confronti dell'inviolabilità della natura ,Nasce una nuova scienza olistica, la geofisiologia, che si occupa delle modalità di funzionamento della Terra concepita come un vero e proprio super-organismo vivente, un organismo che ci ospita e di cui facciamo parte come le nostre cellule fanno parte del nostro corpo. The Gaia Theory: James Lovelock & Lynn Margulis 

AGRICOLTURA BIODINAMICA
Rudolf Steiner
Rudolf Steiner, filosofo, esoterista e pedagogista austriaco, fondatore dell'antroposofia, di una particolare corrente pedagogica (la pedagogia Waldorf), di un tipo di medicina (la medicina antroposofica o steineriana) oltre che l'ispiratore dell'agricoltura biodinamica, di uno stile architettonico e di uno pittorico. Ha posto anche le basi dell'euritmia e dell'arte della parola. Si è occupato inoltre di filosofia, sociologia, antropologia e musicologia. Negli ultimi anni della sua vita si occupò anche di agricoltura tenendo una serie di conferenze sul tema ed enunciando una serie di principi generali che sarebbero poi stati elaborati dai suoi seguaci che particolareggiarono la dottrina biodinamica... 
L'agricoltura biodinamica ha il pregio di avere alle spalle oltre 80 anni di storia, di ricerche, di pionieri, di agricoltori, studiosi e appassionati ad ogni livello. L'obiettivo ultimo è quello di poter fornire alimenti adatti a una umanità ed a un ambiente planetario sempre in evoluzione. Riuscire ad aver cura della terra per aver cura dell'uomo e viceversa. In queste pagine troverete notizie su questa avventura conoscitiva e produttiva vissuta sul crinale che divide una cultura positivista e limitata alla proiezione delle leggi minerali sul mondo dei viventi da quel mondo ampio e ancora tutto da sperimentare e dipanare che nasce dalla visione goethiana del mondo e della natura per svilupparsi nel metodo scientifico-spirituale iniziato da Rudolf Steiner.

L'ARTE IN DIFESA DELLA NATURA,  OSEF BEUYS
l'artista tedesco sulla «Difesa della natura» costruì gran parte della propria poetica fino a fondare il movimento dei Verdi, che abbandonò quando divenne un partito politico. Tra le sue storiche performance, in cui era solito coinvolgere intere comunità, una simbolica quercia a cui ne seguirono 7000 nella tedesca Kassel come simbolo della difesa dell’uomo, della creatività e dei valori umani. 
...la priorità della difesa della natura, la possibilità e il dovere morale di " un'arte che formi la cultura e la vita" stessa, contribuendo ad "un sistema che trasformi tutto l'organismo sociale in un'opera d'arte", trasformando "non solo il fare quadri e sculture, ma tutta la forma sociale".

PROPONETE ALTRI ARGOMENTI E/O ADOTTATENE PER UNA PARTECIPAZIONE PERSONALIZZATA E ATTIVA!!!

grazie a nome della Terra .. e dei suoi frutti

Teri Volini, artista biofila, 
presidente Centro d’Arte e Cultura Delta di Potenza
biografia artistica : http://www.terivolini.it/homepage.htm 

x ulteriori info 339 24 14 133 
x invio foto: e-mail: terivolini@hotmail.com

INFO SULLE PRECEDENTI OPERE COLLETTIVE: 
clic su http://www.terivolini.blogspot.com 
e ricerca in archivio luglio 2010, maggio e giugno 2011

PRECEDENTI OPERE in difesa della natura: 
http://www.terivolini.it/html/performances.htm

http://www.terivolini.it/html/bellaterra.htm

http://www.terivolini.it/html/mostrabellaterra.htm

http://www.terivolini.it/html/galleria_mostra_evento_biblio.html

IO MI FACCIO IN QUATTRO PER i SI', E TU?
Su blog http://www.terivolini.blogspot.com/   in Archivio giugno 2011

SITO WEB: www.terivolini.it

SITO HOMEPAGE: http://www.terivolini.it/homepage.htm

http://www.terivolini.it/html/performances.htm

Teri Volini
Centro d’Arte e Cultura Delta di Potenza
339 2414133

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LUCIO DIODATI “COSI’ FAN TUTTE”

Domenica 9 dicembre 2012, alle ore 18,30, presso il prezioso contenitore del Castello Imperiali di Francavilla Fontana (Brindisi), si inaugura la personale di pittura di Lucio Diodati. L’evento è organizzato da SAE (Salento Art Events), in collaborazione con la città di Francavilla Fontana, dagli assessorati alla cultura, turismo e spettacolo, e dalla Galleria Colorstudio Picardi.
Lucio Diodati il pittore delle donne, artista abruzzese riconosciuto da appassionati e collezionisti d’arte su scala internazionale ha all’attivo mostre in tutto il mondo.
Con il suo personalissimo modo di dipingere ed esprimersi dà vita a creature limpide, poetiche, solari, buffe e ingenuamente maliziose.
La personale dal titolo “Così fan tutte…” è un tema che ruota attorno alle figure femminili. La sua visione è fortemente soggettiva e penetra all’interno dei visi, oltre gli sguardi, a scrutare una realtà di cui sembra prendersi giuoco: deliziose, colorate, un po’ ingenue e un po’ d’effetto; la galleria delle donne di Diodati; con stile favolistico, ironico e di forte presa narrativa.
Diodati ci consegna figure di donne cristallizzate in ironiche foto ricordo, che ridono e sussurrano, intorno ad una tavola imbandita, accomunate dallo stesso intimo desiderio e bisogno di essere guardate, comprese. I diversi pezzi che compongono le sue mostre, non sono che paesaggi narrativi di un unico tema: la rappresentazione della figura femminile. In un suggestivo palcoscenico artistico gruppi di donne dagli occhi imperscrutabili, fessure schiuse appena, per custodire piccoli segreti, prendono identificazione attraverso una tecnica pittorica che combina colori e forme in una raffinata esecuzione.
Anna Spatafora in un suo testo scrive… A leggere le storie che si narrano nelle splendide e coloratissime opere di Lucio Diodati ci si chiede il perché dei personaggi hanno sempre metà del viso in ombra, e come se facessero ombra l’un l’altro. Complicità? Tacito consenso? Ciascuno di queste cose sono le opere di Diodati è dissipata nell’ironia da cui procede la sua pittura, ironia non morale che si insinua leggera tra i bronci e sorrisi, gentilezze e sorrisi di personaggi di altri tempi, eppure più che mai attuali…
Nel vernissage di domenica 9 dicembre, alle ore 18,30 nella Sala della Musica, si terrà una presentazione delle opere, a cura del noto Esperto d’Arte di Salerno Dott. Cesare Corbara. La serata sarà condotta dalla giornalista Claudia Turba e prevede intermezzi musicali a cura dell’Associazione Armonie, con la prestigiosa esibizione della flautista prof.ssa Palma di Gaetano. Ad aprire il vernissage ci sarà un’opera di “video-arte” in omaggio al Maestro Diodati, realizzato da Antonella Zito, giovane ed emergente artista di Francavilla.

Evento: “Così fan tutte”
Sede: Castello Imperiali – Francavilla Fontana (Br)
Telefono: 349 7225465
Periodo: dal 9 al 23 dicembre 2012 
Anna Scorsone Alessandri

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La Castelli Gallery di Milano inaugura 
“ALCHIMIE TATTILI”,
mostra personale della pittrice CALINA LEFTER

Martedì 11 dicembre, alle ore 19.00, la Castelli Gallery di Milano inaugurerà la mostra personale di Calina Lefter, pittrice di origine moldava residente in Italia da alcuni anni. 
Artista dalla vena poetica e introspettiva, Calina Lefter prende spunto dalla visione reale del paesaggio per creare mondi immaginari di notevole intensità lirica, arricchiti da bagliori luminosi e interessanti contrasti polimaterici. I soggetti preferiti sono paesaggi naturali di grande respiro, colti in momenti particolari del giorno e testimoni del progressivo mutare delle stagioni, oppure nature morte in interni casalinghi di impronta metafisica, in cui il tempo appare tanto dilatato da apparire quasi assente. Tutto giace sospeso tra realtà e sogno, in una dimensione intima e interiore che vive di memoria e di attesa. 
Osservando con attenzione i suoi lavori si percepisce una stratificazione di materia, ma anche di significato, lenta e graduale, curata e metodica, tesa al raggiungimento finale di un'armonia compositiva in grado di attrarre lo spettatore in un contesto nuovo e sensuale. E' difficile resistere alla tentazione di toccare con la mano le superfici tattili dei suoi dipinti: increspature di colore, dripping, e una notevole varietà di tessuti, ora morbidi, ora più rigidi, ora lisci e ora traforati, sembrano aspettare noi per riportarci col ricordo a sensazioni già vissute in precedenza. Il dialogo tra materiali tanto diversi è stretto e serrato, un gioco compositivo che rivela uno sperimentalismo vivace e appassionato intento a lasciare la materia libera di esprimersi attraverso quelle proprietà che le sono proprie. 
L'artista sembra orchestrare con maestria modulazioni tonali che, succedendosi l'un l'altra, suggeriscono un ritmo brillante e ben calibrato, fatti di lunghe pause e contrappunti. Le ampie campiture di colore, animate da innumerevoli stesure di colore, si alternano a elementi dotati di una propria specificità e curati nel dettaglio, costringendo l'occhio a seguire un percorso irregolare e a soffermarsi su certi dettagli per poi, mentalmente, ricostruire una “propria” visione d'insieme che non è solo il dato visivo suggerito dalla pittrice ma una visione unica e personale.
I titoli stessi delle opere, “Gocce di stelle”, “Oggi piove”, “In attesa della cena” e “Notturno invernale”, rivelano questo desiderio di fermare un particolare attimo della propria vita, di cristallizzarne gli stati d'animo, per trasporre sulla tela un sentimento che possa essere colto e condiviso da altri. Rivelano anche sentimenti contrastanti; una delicata e avvolgente malinconia di fondo, stemperata nella visione calda e luminosa di paesaggi naturali tanto cari ed amati, dove ritemprare l'animo affaticato dagli affanni della vita quotidiana. Non si tratta di una fuga dalla realtà in senso stretto ma della ricerca di un luogo di pace e tranquillità, in cui potersi perdere e ritrovare, per poi osservare con sguardo nuovo le tante meraviglie che ci circondano.

CALINA LEFTER
Nasce a Telenesti (Moldavia) nel 1978. Nel 1988 inizia a studiare presso la scuola di pittura a Telenesti. Nel 1993 si trasferisce a Iasi dove frequenta il Liceo Artistico “Octav Bancila”. Successivamente frequenta l’Accademia d’Arte Nicolae Grigorescu di Bucarest.
Al termine di un corso di studi artistici lungo 14 anni, diventa membro dell’Unione Arti Visive.
Nel 2008 si stabilisce a Milano, dove vive e lavora.
Sito personale dell'artista:
http://calinalefter.com

“Alchimie tattili” - Mostra personale di Calina Lefter
11 - 19 dicembre 2012
a cura di Emanuela Rindi

INAUGURAZIONE: MARTEDI 11 DICEMBRE, ore 19.00
Castelli Gallery
Via Cerano, 15 – 20144 MILANO
Orari: Tutti i giorni dalle 7:30 alle 23:30.
www.castelligallery.it
INGRESSO LIBERO

Ufficio Stampa: Rindi Art | info@rindiart.it

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JIMMIE DURHAM

WOOD, STONE AND FRIENDS

OPENING 15 DICEMBRE 2012 ORE 18.00 - NAPOLI, PALAZZO REALE SALA DORICA, PIAZZA DEL PLEBISCITO 1 

Sabato 15 dicembre, la Sala Dorica del Palazzo Reale di Napoli ospita la mostra "wood, stone and friends" di Jimmie Durham, artista, saggista, poeta ed attivista politico.

Alla base della sua pratica artistica c'è il tentativo di decostruire i concetti cardine della cultura europea lasciando all'essenza stessa dell'oggetto la capacità di raccontare la sua storia.

I principi di monumentalità celebrativa, permanenza e universalità di architettura e scultura, considerata per secoli un mezzo per affermare l'identità di un popolo e della sua cultura, vengono rifiutate per liberare l'oggetto dalla volontà dell'uomo di controllarne la natura: la pietra lavica che compone l'emiciclo dorico di Piazza del Plebiscito ha la capacità di autodescriversi e raccontarsi a prescindere dalla caratterizzazione imposta dagli stili e le correnti artistiche che susseguendosi ne hanno configurato la forma.

La Sala Dorica di Palazzo Reale diviene uno spazio contemplativo in cui differenti sculture assemblate con il legno di quattro tipologie di alberi differenti, insieme a massi di pietra lavica e frammenti di metallo industriale, tendono a ricreare un ambiente surreale, a metà fra la foresta e la fabbrica. Le sculture sono ricavate dal legno smembrato e riassemblato di due olivi millenari provenienti dalla puglia, di un noce molisano, di un castagno e di vari alberi tropicali, mentre i massi di pietra lavica conservano la loro forma originale. Il suggestivo spazio della sala, già scandita dalle sue colonne-albero, si trasforma in un luogo in cui lo spettatore è invitato ad immergersi per riflettere non sul significato simbolico che gli oggetti possono assumere dopo la lavorazione dell'artista, ma sulla loro organicità. La ricchezza del legno con i suoi odori, i nodi, le stratificazioni del tempo, la varietà tattile della sua consistenza, riesce a comunicare l'essenza del proprio essere e trasferire nello spazio in cui è collocato parte della storia dei luoghi da cui proviene e degli accadimenti a cui ha assistito nello scorrere degli anni. Lo spettatore può così esperire la realtà dell'ambiente creato grazie al rapporto primordiale ed empatico che si sviluppa dal contatto con il materiale. Durham si ispira, qui, al lavoro di Constantine Brancusi ed al suo tentativo di catturare e riprodurre l’essenza delle cose attraverso un processo scultoreo che tende ad
evidenziarne la realtà effettiva: l’idea alla base dell’oggetto piuttosto che la sua forma apparente. La pietra lavica infatti non viene lavorata perché la forza della sua presenza fisica non necessita di una codificazione.

Antony Huberman, in un saggio sull'artista ha scritto: “Dimenticate che la storia è una collezione di storie che danzano insieme?" La sala dorica di Palazzo Reale di storia e di storie ne contiene tante, come i due ulivi bicentenari ed il magma solidificato che vengono lasciati liberi di parlare silenziosamente allo spettatore, facendo leva sulla sua capacità immaginativa. L‘atto dell’artista consiste semplicemente nel ricreare l’ambiente naturale da cui gli oggetti messi in gioco provengono, creando una foresta da ciò che già in sé ne è parte.

In una città le cui pietre su cui ogni giorno camminano milioni di persone parlano lingue differenti e sono ricche di apporti e visioni che vengono tacitamente rappresentate attraverso la loro presenza, dove gli archi e le volte sono state strutturate dal susseguirsi degli stili architettonici ma hanno assunto naturalmente forme e colori sempre differenti, la visione di Jimmie Durham può essere applicata ad una consuetudinaria passeggiata nei vicoli del centro storico, dove basta rimanere in silenzio ad osservare murales e panni stesi, per rendersi conto di quanto il controllo dell'uomo e di qualsiasi forma di cultura, sia impotente rispetto alla naturale evoluzione delle cose.

INFO UTILI: FONDAZIONE MORRA GRECO - LARGO AVELLINO, 17 80138 NAPOLI
TEL. 081210690 - WWW.FONDAZIONEMORRAGRECO.COM

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GIAMBATTISTA TIEPOLO
Villa Manin, Codroipo (UD)

Dal 15 dicembre 2012 al 7 aprile 2013 la fastosa dimora dell’ultimo Doge di Venezia, si fa scrigno di dipinti sacri e profani di Giambattista Tiepolo.
Un evento a cura di Giuseppe Bergamini, Alberto Craievich e Filippo Pedrocco programmato da quattro anni, e atteso a livello internazionale e di importante impegno organizzativo per numero e qualità di opere esposte presso il Palazzo patriarcale di Udine, ora Museo Diocesano dove Tiepolo affrescò il soffitto dello Scalone d’onore, la Galleria degli Ospiti, la Sala Rosa e la Sala del Trono, e a Trieste, al Civico Museo Sartorio, che custodisce oltre 250 disegni. 
Giambattista Tiepolo è senza dubbio il pittore veneziano più celebre del Settecento: l’instancabile realizzatore di imprese monumentali su tela o affresco,vero e proprio detentore del monopolio tanto nella decorazione dei palazzi, quanto delle ville. Accanto all’esame dei singoli dipinti vengono ricordati i maggiori committenti e gli intellettuali, come Scipione Maffei, i cugini Zanetti, Francesco Algarotti, che hanno seguito l’artista fin dagli esordi, influendo sulla sua formazione culturale; molto attento e preciso divenne presto pittore di grande fama. 
Molte delle opere esposte hanno rischiato di essere compromesse da recenti eventi bellici. 
Tiepolo nasce nel marzo del 1696, in corte San Domenico, nel popoloso sestiere veneziano di Castello, in un ambiente estraneo al mondo dell’arte, pur tuttavia nel 1710 entra a far parte della bottega di Gregorio Lazzarini, uno degli artisti più affermati in quel momento, sa usare diverse intonazioni stilistiche in funzione del tema da trattare e per assecondare i gusti dei committenti; Tiepolo vi rimane fino al 1717, quando il suo nome appare per la prima volta nella Fraglia dei pittori veneziani. Inizialmente viene incaricato di realizzare copie grafiche di dipinti cinquecenteschi, preparatorie per alcune delle incisioni che compongono il “Gran Teatro delle pitture e delle prospettive di Venezia”. Questo lavoro oscuro di copista gli consente di impadronirsi di varie tecniche; questa attenzione al continuo studio delle opere di altri artisti sarà costante in tutta la sua attività. Tiepolo si dimostra fin da subito di sapersi muovere in diverse direzioni stilistiche, in ossequio, probabilmente, ai desideri dei committenti. Lavorando presso la bottega di Gregorio Lazzarini, Tiepolo ottiene le prime commissioni importanti: all’Ospedaletto e nella casa del doge allora in carica Giovanni II Corner, dove – giusta la testimonianza del Lazzarini, Vincenzo Da Canal “presiedeva alla distribuzione delle cose pittoriche”, tuttavia non mancano dipinti realizzati per altri committenti. Ma la sua personalità emerge presto, Tiepolo fin dalle prime opere già si distacca dal Lazzarini per sviluppare una originale visione, usa una tecnica pittorica rapida e sicura, che gli permetterà di affrontare con velocità incredibile la decorazione ad affresco di immensi spazi in chiese, palazzi e ville. Lo stile personale di Tiepolo è caratterizzato da un colorismo caldo con toni chiari, che richiama i modi di Sebastiano Ricci, ma, al di là dell’intonazione coloristica diversa, sono comuni a queste opere la grafia nervosa, secca dei contorni e la ricchezza materica della pennellata libera, sciolta e fremente. La caratteristica delle sue opere è la grande spettacolarità: i suoi dipinti sono sempre sorprendenti, le scene sembrano spontanee e naturali, coinvolgenti dal punto di vista emozionale. Una serie di affreschi che avviano una felicissima fase espressiva sono quelli realizzati nel soffitto della chiesa veneziana dei Gesuati del 1737, a Milano, chiamato dal cardinale Erba Odescalchi per realizzare alcuni affreschi nella basilica di Sant’Ambrogio:realizza tre pale per il patriarca Dolfin a Udine, destinate alla chiesa di Santa Maria Maddalena e altre due al Duomo e la serie con le Scene della Passione del 1738-40, interpretati con stile teatrale, in Sant’Alvise a Venezia. La sua fama di pittore universale è dovuta ai grandi cicli di affreschi, opere di carattere sacro, agli intensi ritratti e figure intere che fanno parte della sua intensissima attività, ma soprattutto quelli realizzati a partire dal 1745.
Dipinge sette pale per la chiesa reale di Aranjuez, oggi divisi tra il Museo del Prado di Madrid e il palazzo Reale di Madrid, con solitarie figure di santi collocati in paesaggi vuoti e realistici. Particolarmente piacevoli sono i dipinti di contenuto storico o mitologico, nei quali il pittore sprigiona tutta la sua irruenta capacità espressiva: egli non si limita a visualizzare famose vicende del passato ma indaga l’intima natura dei protagonisti facendone emergere passioni e individualità.

Giovan Battista Tiepolo muore improvvisamente il 27 marzo 1770 a Madrid e viene sepolto nella chiesa di San Martin: a causa della successiva distruzione della chiesa, i resti del grande artista sono andati perduti. La notizia della sua scomparsa giunge a Venezia un mese dopo, il 21 aprile.
Giambattista Tiepolo è stato uno dei pochi artisti che ha goduto in vita fama e stima dei contemporanei. La sua arte è stata apprezzata con continuità anche dopo la sua morte. 

Molto curato, l’apparato didattico e le visite guidate. 
Villa Manin – Codroipo (UD) – Piazza Manin 10 (frazione Passariano)
Orari: lunedì – venerdì 9-18; sabato, domenica e festivi 9-19; 25 dicembre 14-19; 31 dicembre 9-14; 1 gennaio 11-19.
Anna Scorsone Alessandri

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“Successi ’na vota: Mitologia e leggende della Sicilia favolosa”.

Sarà inaugurata venerdì 28 dicembre 2012 alle ore 16,30 nella città di Monreale, presso il Complesso Monumentale Guglielmo II la mostra d’arte contemporanea “Successi ‘na vota, Mitologia e leggende della Sicilia favolosa” e presentazione del libro di Claudio Alessandri.
La mostra organizzata e curata dall’Associazione Culturale Ricercarte di Palermo, presenta 37 lavori eseguiti da artisti operanti nel territorio siciliano e ispirandosi alle leggende del libro scritto da Claudio Alessandri dal titolo: “Miscellanea, Successi ‘na vota, Mitologia e leggende della Sicilia favolosa”. Sarà presente il Sindaco di Monreale Dott. Filippo Di Matteo e l’Assessore alla Cultura Dott.ssa Lia Giangreco; Introduzione dell’Arch. Aldaire Muhammad con letture a cura dell’Ass.ne Culturale TEM.A e dalle Prof.sse Maria Angela Eugenia Storti e Graziella Bellone. 

E’ un insieme di racconti che ha dato vita a questa collettiva di dipinti, tratta dalla mitologia, dalla storia recente e dalla feconda fantasia popolare. Cimentarsi su un argomento dalle mille sfaccettature, non è certamente agevole, eppure gli artisti che hanno accettato questa sfida, sono numerosi e ciascuno nel proprio sentire artistico, lo ha fissato in una immagine, logicamente come intesa dagli artisti che fanno di questa mostra un ottimo banco di prova nel campo delle arti figurative.

Gli artisti che hanno dato vita a questa manifestazione sono: Giovanna Agrò, Tiziana Ardagna, Arturo Barbante, Luciana Barletta, Marisa Battaglia, Miriam Buttiglieri, Peppe Caiozzo, Francesco Collura, Angelo Denaro, Liliana Errera, Antonella Farinella, Naire Feo, Dora Flavianna, Manlio Geraci, Piera Ingargiola, Valeria Lo Dico, Maria Lo Duca, Ivana Mancino, Caterina Mazzara, Domenico Mezzatesta, Rocco Micale, Vincenzo Ognibene, Salvatore Previti, Maria Laura Riccobono, Celeste Salemi, Angela Sarzana, Maurizio Scaldara, Mimmo Serio, Nancy Sofia, Arturo Stabile, Antonella Stillone, ketty Tamburello, Maria Felice Vadalà , Elena Vavaro, Caterina Vicari, Tiziana Viola Massa, Fabio Vivona. 

SUCCESSI ‘NA VOTA dal 28.12.2012 al 07.01.13 - Ex Monastero dei Benedettini, Piazza Guglielmo II Monreale.
Orario: lunedì - sabato 9,00 – 13,00 
martedì e giovedì: 15,00 – 18,00.


RICERCARTE
www.ricercarte.com

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CARLO IACOMUCCI REALIZZA UN LIBRO D'ARTE

L'INCISORE Libro d'arte dell'artista marchigiano Carlo Iacomucci a tiratura limita e stampato in digitale con rilegatura a mano su carta opaca 100gr con caratteri Garamond - pagine 63, formato cm.21x14,5 dal titolo "Il disegno del divenire" Testo critico di Luciana Cataldo - Ed. Studio Grafico Acerbotti - Le prime 15 copie più 5 prove d'autore contengono un'opera originale (20x14) firmata dall'autore. Le copie per l'estero sono distribuite da Casalini Libri di Fiesole. Carlo Iacomucci è tra gli artisti più rappresentativi delle Marche . 
La prof.ssa Cataldo scrive: "L’instancabile sperimentazione di Carlo Iacomucci si caratterizza come “grafica in progress”, opera aperta da esplorare in tutte le direzioni. Il desiderio di indagare differenti potenzialità espressive, capaci di rafforzare le originarie premesse e di arricchirle con sfumature sempre diverse, lo ha spinto ad abbandonare temporaneamente la pratica del segno puro, permettendo di affiancare l’istintività del colore alla lunga e complessa attività incisoria o al disegno denso a china.Resta forte, però, la presenza dell’inchiostro come espressione del primato del disegno; un inchiostro che insinua una certa ambiguità nell'intreccio con l’acquarello in cui emerge il valore evocativo della figura, l'antico Principe di cui il completamento percettivo traccia l'immagine assente. La sconcertante e misteriosa semplicità del paesaggio martellato dalle insistenti gocce materializza la sensazione di essere dentro la natura, che si rivela ancora ricca d'interrogativi, luogo dei contrari o degli ossimori, delle compresenze e delle partizioni, del divenire vorticoso e ventoso, del sentire e vivere il turbamento della totalità. Iacomucci si affida alle emersioni di un simbolismo raffinato con la proiezione di un simulacro, ancora una volta il copricapo del Principe, in cui si addensano quelle irrisolte problematiche esistenziali che sono il materiale privilegiato su cui galleggia l’attenzione di ogni artista, di ogni poeta o narratore che non ha dimenticato che è il fondo mitico a costituire l’essenza del conflitto che affligge la coscienza della contemporaneità". Per info o prenotazione libro -tel. 320.0361833 -- www.carloiacomucci.it - (allegato copertina libro)

Breve biografia 
Carlo Iacomucci nasce a Urbino (PU) nel 1949. Vive e opera Macerata-Italia. www.carloiacomucci.it < carloiacomucci@libero.it < Nella sua città natale riceve la prima formazione artistica e culturale presso l’Istituto Statale d’Arte, meglio noto come Scuola del Libro. Tra il 1969 e il 1970 vive a Roma dove frequenta stamperie d’arte, studi e ambienti artistici, maturando la passione per l’incisione e, in modo particolare, per l’acquaforte. Si iscrive quindi al Corso Internazionale della Tecnica dell’Incisione Calcografica che si tiene a Urbino.
La necessità di approfondire lo stimola poi a frequentare la locale sezione di pittura dell’Accademia di Belle Arti. Nel 1973 inizia la sua esperienza didattica che prosegue fino al 2008: insegna Discipline pittoriche ed Educazione Visiva all’Accademia di Belle Arte di Lecce, poi al Liceo Artistico Statale di Varese ed infine all’Istituto Statale d’Arte di Macerata, città nella quale vive ed opera attualmente. Tra gli anni ottanta ed i primi del duemila, per brevi periodi, si sposta all’estero; realizza disegni a china e acquerelli a Parigi, Praga e, in particolar modo, a Londra, dove rimane affascinato dal quartiere “Portobello Road-Notting Hill”. 
Pubblica un libro d’arte sulle sue incisioni dal 1971 al 2000 dal titolo: “ Un nuovo e sempre antico “Paesaggio dell’Anima”a cura di Floriano De Santi con testi antologici di Vittorio Sgarbi e Pietro Zampetti, edito dalla Fondazione “Il Pellicano” Trasanni di Urbino. Inoltre in occasione della nona edizione della rassegna di grafica “Omaggio a Luigi Bartolini” riceve un riconoscimento dal Comune di Cupra Montana come ”Incisore marchigiano distintosi per particolare qualità”. 
Nel 1995 alcune sue incisioni entrano a far parte della prestigiosa Civica Raccolta delle Stampe “Achille Bertarelli” del Castello Sforzesco di Milano. Nel 2003 la personale “Le Carte dell’Arte-The Papers of Art” a cura di George Raso e Pacific Valeriote, Gallery Giorgio’s – Guelph Ontario Canada. 
Relativamente alla sua più recente attività vanno segnalate tre opere in onore della bandiera italiana, per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia; l’ex libris in acquaforte originale in onore di Carlo Bo, realizzato per la mostra “Gli ex libris illustrano e narrano” a cura di Giancarlo Torre; la partecipazione alla V^ Biennale d’Incisione 2011 a cura del Comune Assessorato alla Cultura, di Cavaion Veronese (VR); l’invito alla 54^ Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia-Padiglione Italia per regioni, a cura di Vittorio Sgarbi, per le Marche sede espositiva ad Urbino Orto dell'Abbondanza; l’onorificenza al Merito Artistico e Culturale della Repubblica conferitagli con decreto del Presidente della Repubblica Italiana nel 2011; la “cartella edizione d’arte” a tiratura limitata "Il Cielo d'Assisi" contenente una sua acquaforte originale dal titolo "Laudato Sii…..”, poesie di Padre Stefano Troiani e un testo critico di Mariano Apa, pubblicata nel 2012 dall’Istituto Internazionale di Studi Piceni di Sassoferrato; sempre nel 2012 mostra personale “Oltre lo spazio e il tempo” organizzata dal Centro Studi “Carlo Crivelli” in collaborazione con il Comune di Massa Fermana a cura del noto storico dell’arte Prof. Stefano Papetti.
Dal 1971 espone in Italia e all’estero. Le sue opere sono conservate in collezioni pubbliche e private.

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“Rifiuti in cerca d’autore”: i vincitori del concorso d’arte
Fabio Sabatino, Vincenzo Liguori, Sabrina Raimondi e Josè Paulo de Moraes vincono nelle sezioni pittura e design. Alla newyorkese Giorgia Smith il premio Ecolight per la miglior opera con i raee

Premiati i vincitori del concorso internazionale di pittura e design “Rifiuti in cerca d’autore” organizzato dall’associazione Salerno in Arte. Si è svolta venerdì 21 dicembre, negli spazi del complesso monumentale Santa Sofia a Salerno, la cerimonia di chiusura della quarta edizione del concorso che aveva come tema: “Cibarsi d’arte per non mangiare rifiuti”. A Giorgia Smith, artista newyorkese, è stato assegnato il premio Ecolight per la miglior opera realizzata con l’utilizzo di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Il consorzio che si occupa della gestione di raee ha voluto premiare l’opera “Electronic Fruits Lamp”, una lampada fatta con tubi, bottiglie di plastica, cavi elettrici e pezzi di schede elettroniche; lavoro che “fa luce” sulla stretta e delicata correlazione tra natura e rifiuti.
Per la sezione pittura, il premio è andato a “Fame Lussuriosa” di Fabio Sabatino: un’opera che spinge alla riflessione sullo spreco. Nel quadro, «la protagonista mangia i suoi capelli-cappello assecondando la tendenza odierna di vestirsi di cibo», spiega l’autore. «Questa figura incarna l’antimito dello spreco, del consumo sfrenato, della smania onnivora di divorare e scartare ogni cosa, anche gli indumenti, in uno spreco clamoroso che non si addice affatto ad un così grave clima di privazioni». Sabatino con questa opera vuole dichiarare il proprio «dissenso morale contro la fame lussuriosa dei ricchi che non sanno che cosa sia la vera povertà». 
Nella sezione design invece il primo premio è stato assegnato ex aequo a due opere: “Ufo-boite” di Vincenzo Liguori e Sabrina Raimondi e “Appletime” dell’artista brasiliano Josè Paulo de Moraes. La prima è una lampada da tavolo realizzata con oggetti che appartengono al mondo della cucina, quali posate e contenitori per alimenti. «Non sono presenti scarti o frammenti degli oggetti di partenza, la nostra “illuminazione” è stata proprio l’idea di utilizzare gli oggetti nella loro completezza per poter conferire loro una destinazione d’uso assolutamente diversa da quella originaria», spiegano gli autori. «I vari oggetti utilizzati sono tutti composti da materiali riciclabili, quali vetro e alluminio, collocando così la nostra creazione all'interno di un nuovo ciclo vitale dalle infinite future possibilità di trasformazione e riutilizzo». L’opera “Appletime”, invece, è realizzata con cartone ed un vecchio orologio e rappresenta un’originale mela, «un frutto usato molto come simbolo nell’industria, ma soprattutto ricordato come un alimento sano e che - come dice un vecchio adagio - toglie il medico di torno», spiega de Moraes. Così, all’interno della mela trova spazio l’orologio, a significare la stretta relazione tra tempo e stili sani di vita.
Gli altri premiati: Donato Landi (premio Comune di Salerno), Luca Evangelista (premio Legambiente), Anonimo Napoletano (premio della critica sezione design), Pasquale Mastrangelo (premio della critica sezione pittura), Roberta Lazzarato (premio Luciana Marciano). Targhe di merito sono state consegnate a Donato Landi, Antonio Maresca, Vito Ungaro, Roberta Lazzarato, Nunzio Adamo, Marina Poletto Tosato, Lavinia Ceccarelli e Gavino Pedoni.
«L’attenzione per l’ambiente passa attraverso l’arte», commenta il presidente di Ecolight, Walter Camarda. «Queste opere ci spingono a proseguire nei nostri sforzi per preservare l’ambiente. Ecolight, che è impegnato nella gestione dei rifiuti elettronici e delle pile e degli accumulatori esausti, rilancia non solamente la propria attività, ma anche il messaggio trasmesso del Museo del Riciclo (www.museodelriciclo.it): riciclare è arte». 
Il tema scelto per la quarta edizione del premio “Rifiuti in cerca d’autore” non è stato semplice e ha costretto gli artisti ad una importante riflessione. Tra le oltre 100 opere presentate, la giuria ha faticato a scegliere quelle da selezionare per la fase finale. «La grande adesione che abbiamo registrato è segno dell’attenzione che il mondo artistico pone nei confronti dell’ambiente», ricordano Olga Marciano e Giuseppe Gorga di Salerno in Arte, organizzatori del concorso. «Il tema “Cibarsi d’arte per non mangiare rifiuti”, un invito a riflettere sull’importanza del cibo nella società odierna, è stato affrontato e sviluppato in ogni suo aspetto dalle opere che sono state presentate».
La mostra delle opere finaliste resterà allestita fino a sabato 29 dicembre negli spazi del complesso monumentale di Santa Sofia a Salerno. L’ingresso è libero. www.salernoinarte.it

Ecolight - Costituito nel 2004, è uno dei maggiori sistemi collettivi per la gestione dei Raee, delle Pile e degli Accumulatori. Il consorzio Ecolight, che raccoglie quasi 1.500 aziende, è il secondo a livello nazionale per quantità di immesso e il primo per numero di consorziati. È stato inoltre il primo sistema collettivo in Italia ad avere le certificazioni di qualità ISO 9001 e ISO 14001. È punto di riferimento per la grande distribuzione (Gdo) e tratta tutte le tipologie di Raee. www.ecolight.it.

Ufficio Stampa Ecolight: Eo Ipso
Info: Marco Parotti - 340.9665279 - mparotti@eoipso.it

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BINDERFRESH: Keď Ťa dvaja majú radi

Viktor Frešo & Erik Binder

08.01. - 10.02.2013, Dom umenia Bratislava, prvé poschodie

Vernisáž výstavy: utorok, 08.01.2013 o 18.00 hod.

Komisár výstavy: Ľuboslav Móza

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