Italian Artist
Volini  Teri
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1. La Carezza della Dea: performance - Capo Vaticano - ott/nov 99
    scultura erborea realizzata per destrutturazione con gutimo, legno
    e lana

2-3.  Il ritmo del fuoco: Monti Sartorius _ Etna - installazione - maggio 1999

4-5. Il reale invisibile. La ragnatela:  Montagna stregata Castelmezzano  - installazione -
          settembre 1999  (4) Castelmezzano vistro attraverso la Ragnatela - (5) La Ragnatela
          come mandala

6.  La Grotta Sottomarina: Trittico - olio e mixed media su carta intelata cm. 228x100

 

 

Giornata della Terra: per il rispetto che le dobbiamo, per la sua preservazione.
di Teri Volini

Il refrain più in uso in questo tempo di pandemia è “tornare alla normalità”.
Certo è comprensibile che si desideri ritrovare un tempo in cui non si debba rimanere chiusi in casa per forza maggiore, ad ascoltare i bollettini del contagio e dei morti che si susseguono a ritmi esponenziali; uscire liberamente, incontrare gli amici, riabbracciare le persone care che si sono sentite solo per telefono e incontrate in una video chiamata; spostarsi, lavorare, tornare a scuola e fare tutte quelle cose utili o piacevoli che ora ci sono impedite. Tuttavia, si rischia di struggersi per un’aspettativa difficile da attuare: niente potrà essere “normale”, niente sarà come prima, per un semplice quanto doloroso motivo: abbiamo ricevuto in visita un temibile virus, che ci ha mostrato tutto il suo potere: ha fermato il mondo.

Risalire in superficie
A questa realtà saremo costretti a rassegnarci, volenti o nolenti. È dunque indispensabile fare uno sforzo di volontà – e d’intelligenza – per risalire dallo stato catatonico in cui ci troviamo, come sommersi, e risalire in superficie. Faremo bene a smetterla con le affermazioni ossessive, che rimbalzano su tutti i media, fino a portarci alla lobotomia, che purtroppo coinvolge anche coloro che dovrebbero mantenere i nervi saldi e recuperare più che possibile la loro riserva di saggezza per le decisioni più importanti: basta ascoltare i “potenti” della terra, gli strafalcioni dei Trump, dei Boris Johnson, delle Lagarde, (per non parlare dei più impossibili tra i nostri governanti…).

Ottimizzare lo standard mentale
Occorre improrogabilmente avanzare nel pensiero, fino ad attivare ragionamenti a più ampio respiro rispetto ai tanti luoghi comuni ora imperanti; fino a capire ed accettare quale grave errore sarebbe il ritorno alla “normalità”: se normalità significa ricalcare imperterriti lo stesso stile di vita cui ci eravamo ormai assuefatti, riprendendo le vecchie abitudini, commettendo gli stessi errori, tutta questa rovina determinata dal virus non sarà servita a niente.
Ma perché mai dovremmo tornare ad essere quello che eravamo diventati? Degli esseri umani mutatisi in virus letali essi stessi, tanto dannosi e sordociechi davanti al Danno da loro procurato, da non riuscire ad ammetterlo; tanto irresponsabili da portare il pianeta sull’orlo di un’ecocatastrofe, e da non fermarsi neanche davanti a questa!

Incompatibile con la vita stessa
L’essere dis/umano ha contaminato tutto, infiltrandosi fin nelle viscere più profonde del pianeta, con esperimenti nucleari, anche nei mari e negli oceani; con escavazioni di tutti i tipi per impadronirsi dei tesori contenuti in esso, fino all’estremo oltraggio di iniettarvi i veleni più letali per la ricerca del petrolio, preventiva delle trivellazioni spinte rovinose per il territorio, per gli umani e tutti gli altri esseri; impassibile di fronte alla sofferenza che tutto ciò procurava di riflesso: tumori, leucemie, con tutte le micidiali dolorose invalidanti o letali conseguenze…
Perché dunque dovremmo pensare che sia un bene ritornare alla “normalità”, quando è in questa stessa che dovremmo cercare le cause di ciò che sta accadendo oggi? Ma davvero possiamo credere che non c’entri niente con la pandemia e la sua virulenza il nostro modo di vivere incompatibile con la vita stessa?
Il nostro tossico quotidiano

In un precedente articolo ho definito il virus “un grande maestro di vita”, nel senso che “oltre ogni danno e letale epilogo cui siamo sottoposti, e al pari di altre grandi avversità, il Virus si serve della morte come “bacchetta” per alunni indisciplinati e testardi: noi, gli umani…”
https://terivolini.blogspot.com/2020/03/corona-virus-un-temibile-maestro-di-vita.html

Testardi oltre ogni misura, pur conoscendone le conseguenze, abbiamo continuato con ogni sorta di crimini, a cominciare dal maltrattamento estremo degli animali, a miliardi rinchiusi a vita in enormi farms, per rispondere al nostro consumo spinto di carne; creature marine soffocate dalla plastica, che invadendo gli oceani, li aveva trasformati in isole della grandezza di interi continenti: mostruoso! Abbiamo trasfuso in ogni cosa del veleno: aria, acqua, cibo, in tutto ciò che è essenziale per esistere, e che è invece diventato un vero e proprio tossico quotidiano, preparando la strada ad ogni malattia, dal cancro … ai virus.

E l’inquinamento in generale, anche quello elettromagnetico, propinato come il più luminoso “futuro”, e accettato senza nemmeno conoscerne la nocività. Senza il freno dell’etica la stessa tecnologia e la sempre più avanzata robottizzazione, può aumentare a dismisura la distruttività, e l’agire con sempre meno problemi di coscienza.

Sullo stesso piano
Il virus è uno choc che mette tutti sullo stesso piano: lui, che a rigore non è nemmeno un essere vivente, ma un’ infinitesimale scheggia di acido nucleico con attaccati degli amminoacidi: le coroncine, ha il potere di fermare tutto, persino l’autodistruzione umana: ora provvede lui a far capire chi comanda. Dall’alto dei suoi miliardi di anni, questa informazione di tipo elettromagnetico, che ha lo scopo di replicarsi nella cellula, umana o animale, non fa altro che crescere e moltiplicarsi, approfittando del nostro disordine fisico, sociale, organizzativo e morale per portare a termine il suo compito: sopravvivere. Nel frattempo, si accanisce a gareggiare con noi, che ci eravamo vantati di essere i più potenti, i più distruttivi al mondo!

Non c’è salute in un ambiente deprivato
Così, ce lo deve ricordare lui, un essere microscopico, invisibile, che non può esserci una buona salute
in un mondo tanto deprivato? Se l’ecosistema, la struttura sociale, quella ospedaliera, economica etc. sono stressati, anche il nostro organismo diventa più debole, predisposto ad ammalarsi. Dobbiamo approfittare della pausa forzata per riflettere, per porci domande su quello che siamo diventati, sulle cause delle nostre manchevolezze, su quanto abbiamo tolto alla qualità dei nostri rapporti umani, sul danno che abbiamo apportato al pianeta.
Perciò, non sarebbe affatto produttivo restaurare il vecchio, usurato modo di vivere: occorre invece lavorare seriamente per costruire – e in fretta – un mondo in cui ci sia del Nuovo: ma non in senso consumistico, reiteratamente avido di “cose”, di beni materiali, di tecnologie avanzate ma dannose; il miglioramento deve toccare i punti centrali del nostro essere, sia nel personale che nel sociale: il reale equilibrio di tutti gli esseri e della terra.